“Con il termine “analfabetismo funzionale” si designa l’incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. Un analfabeta è anche una persona che sa scrivere il suo nome e che magari aggiorna il suo status su Facebook, ma che non è capace “di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”.
Un analfabeta funzionale non capisce i termini di una polizza assicurativa, non comprende il senso di un articolo pubblicato su un quotidiano, non è capace di riassumere e di appassionarsi ad un testo scritto, non è in grado di interpretare un grafico. Non è capace di leggere e comprendere la società complessa in cui vive. Un analfabeta funzionale, pertanto, traduce il mondo paragonandolo esclusivamente alle sue esperienze dirette. La crisi economica? Soltanto la diminuzione del suo potere d’acquisto. La guerra in Ucraina? E’ un problema solo se aumenta il prezzo del gas. Il taglio delle tasse? E’ giusto anche se corrisponde ad un taglio dei servizi pubblici.
Uno status che può avere risvolti negativi sia sul singolo individuo che sulla collettività. Coloro che sono analfabeti funzionali, infatti, possono essere soggetti a intimidazione sociale, a rischi per la salute, a varie forme di stress, a bassi guadagni ed altre insidie associate alla loro inabilità.”
Ho iniziato questo post con una lunga citazione perché trovo necessario far chiarezza sull’oggetto di quanto andrò a scrivere. Mi è capitato infatti di esperire concretamente il risultato di una politica educativa sociale, sempre più diffusa in Italia: quella di favorire la crescita d’individui che siano facilmente manipolabili, a tutti i livelli.
In particolare, parlando con la figlia ventunenne di amici, che “lavora” presso un centro di estetica 8 ore al giorno per un totale di 24 giorni al mese, era venuto fuori che la paga ricevuta dalla ragazza era di 500 euro mensili “regolari”, e 140 euro “in nero” per due domeniche al mese di 10 ore lavorative ciascuna. La cosa di per sé sarebbe bastata a rimanere esterrefatti dalla situazione, se non fosse stato per il fatto che parlando con la ragazza mi sono accorto che non si rendeva conto di quanto venisse realmente pagata per ogni ora. Pensava che le dessero 6€ anziché i 2,80 circa che realmente percepisce. Questo per non parlare del fatto che credeva che le statuine dei troll (gli umanoidi che vivrebbero nei boschi, secondo la mitologia scandinava) potessero realmente influenzare il destino degli individui, così come i genitori del ragazzo le avevano raccontato il giorno prima. Poco dopo a lei si è aggiunta la cugina, sua coetanea, che si è detta convinta che i tarocchi possano realmente determinare il futuro degli individui.
Da questo fatto è nata una piccola discussione con i genitori della prima ragazza che, ovviamente, ne prendevano le difese, volendomi convincere che avevo avuto una falsa impressione della figlia (che conosco fin da piccola), perché “su altre cose ragiona in modo del tutto normale, anzi con una maturità notevole per una ragazza della sua età”. La madre, che sa che ho sempre criticato la loro scelta di assecondare la figlia, quando era più piccola, nel non voler continuare a studiare, perché non le piaceva e “tanto avrebbe fatto come le pareva ugualmente, pertanto non valeva la pena imporglielo”, come se la volontà di una tredicenne fosse da mettere sullo stesso piano di un genitore quarantenne, mi ha assalito. “Tu parli così perchè non hai figli”, mi sono sentito dire da entrambi i genitori, che si sono sentiti colpiti in prima persona, per averne io implicitamente criticato i metodi educativi adottati con la figlia. In realtà non hanno minimamente capito che la critica, al di là degli aspetti oggettivi che considero sbagliati, era più che altro dovuta alla desolante constatazione del fatto che la figlia fosse un tipico esempio di ciò che sta accadendo nella società italiana. Secondo gli ultimi dati internazionali consultabili, l’Italia avrebbe addirittura un 47% di analfabeti funzionali. I genitori, invece, avevano preso la cosa come un attacco personale, tacciando la figlia d’ignoranza. Appunto non comprendendo che il problema è molto più grave, perché coinvolge la capacità d’analisi e ragionamento della ragazza e non il mero nozionismo. “Quando non ci doveste essere, per qualsiasi motivo, più voi a farle capire che la stanno raggirando, come potrebbe cavarsela?” ho chiesto loro. La risposta è stata il “contrattacco”, senza comprendere la gravità della cosa in sé. Non hanno compreso che la mia preoccupazione fosse per la situazione generale: un popolo di schiavi perché non in grado di comprendere cosa gli impongono e propongono. Ecco cosa ci attende: l’autunno del nostro futuro.
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Nemulisse

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