La prima vittima della guerra

La prima vittima della guerra

Quando gli eventi scorrono vorticosi ritengo abbia poco senso scrivere circa le cause degli stessi e di dove porteranno in futuro. Per capire occorre aspettare e tirare i fili di diverse trame che si svolgono contemporaneamente sì, ma ciascuna (almeno apparentemente) slegata dall’altra.

Temo che non passerà molto tempo prima che gli sviluppi, a mio parere tragici, di tutto quanto l’umanità sta vivendo oramai da due anni arrivino al loro punto di approdo.

Ricapitolando brevemente abbiamo subito la finta “pandemia” del Sars Covid 2. Oggi sappiamo bene da dove ha avuto origine (link 1, link 2, link 3) e chi ne è stato per così dire “l’ideatore”. In realtà bisognerebbe dire “gli ideatori”, che poi sono sempre gli stessi. Sono poco più di un centinaio tra famiglie potenti e autocrati al mondo che, sottolineo di comune accordo, hanno deciso verso quali cambiamenti l’umanità avrebbe dovuto dirigersi in un breve lasso di tempo. Fra questi fanno parte del gruppo, oltre alle solite famiglie Rothschild, Rockefeller & Co., la nomenclatura dei mandarini cinesi (con cui, come ha ben messo in rilievo Nicoletta Forcheri, sono in affari proprio i Rothschild oramai da anni), il Vaticano, la Mafia e la Russia di Vladimir Putin (forse l’unico un po’ più legato al mondo “vecchio stampo” per certi versi). Hanno peraltro spiegato tutto bene e alla luce del sole nelle loro varie riunioni, oramai semi leggendarie, del gruppo Bilderberg o del World Economic Forum di Klaus Schwab e la sua agenda 2030. Non avrete nulla e sarete felici (e controllati dalla mattina alla sera). Così si può riassumere il loro motto. Il tutto attraverso la tecnologia.

Tutta l’operazione è stata a lungo preparata e i metodi con i quali è stata introdotta sono stati molteplici. A livello internazionale la tensione è stata mantenuta elevata con le varie rivoluzioni colorate, gli attentati in diverse nazioni, sui cui esecutori estremisti (in genere arabi) possono credere giusto i bambini delle elementari o il popolo bue (ossia il 90 per cento dell’umanità). Per aprire la strada verso un cambiamento di modo di vivere ci hanno invece pensato movimenti politici come i “5 stelle” in Italia, o i Verdi in Germania, oltre alla paladina della protesta contro il “cambiamento climatico” Greta Thunberg e i “gretini” lobotomizzati di ogni età, sorti magicamente come funghi in tutto il globo (la madre dei cretini è sempre incinta, si sarebbe detto in altri tempi al di fuori del politically correct).

Infine è arrivata la guerra in Ucraina. Come in tutte le guerre la prima vittima a farne le spese è la verità. L’unica cosa sicura è che della popolazione ucraina non importa nulla a nessuna delle parti in causa, Europa inclusa.

Una guerra “strana” quella mai ufficialmente dichiarata fra Russia, l’invasore, e Ucraina, l’aggredito. La storia, come sappiamo, parte da lontano. Almeno da un lato della questione. E cioè dalla continua trasgressione degli accordi presi al momento della caduta del Muro di Berlino tra l’ex Unione sovietica e la Nato circa il rispetto della neutralità degli ex territori sovietici (Ucraina inclusa), e il trattamento riservato alle popolazioni russofone del Donbass, con il riconoscimento dell’indipendenza da parte della Russia delle due repubbliche di Doneck e Lugansk. Al riguardo si veda l’ottimo lavoro di Giorgio Bianchi, uno dei pochi veri giornalisti che, sul posto, sta raccontando (al momento di questo mio articolo) come si svolgono veramente i fatti e come si sono svolti in passato.

Ciò detto però rimane d’analizzare la situazione generale. Come dicevo prima anche la Russia fa parte del gruppo di potere che si vuole spartire il mondo futuro. Tuttavia penso che durante il percorso che dovrebbe portare a questo obiettivo ci siano dei veri e propri scontri fra gli attori in campo. In questo caso gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, usando il paravento della Nato, e dall’altra lo zar Vladimir. I primi due hanno provato ad assestare un colpo notevole al rivale, non calcolando che quest’ultimo è in realtà un osso ben più duro di quanto pensassero. Se a questo aggiungiamo il fatto che la Cina (vero obiettivo di Washington) si è unita a far fronte comune con la Russia, il quadro risulta quantomeno problematico.

 

Addio Dollaro, addio

A parte l’accerchiamento sicuramente in atto da parte della Nato nei confronti del territorio russo e il tentativo fatto in Ucraina, usando a proprio piacimento il Vecchio continente (come al solito), ora in ballo c’è la supremazia monetaria e il passaggio (voluto da tutti gli attori contendenti) alla moneta digitale. Primo passo? La poderosa spallata di Putin al Dollaro, chiedendo il pagamento del prezioso (almeno per l’Europa, la vera perdente di tutta questa controversia) gas russo in rubli e non più in Euro o Dollari ha segnato un punto di non ritorno al passato. Il costo dell’oro in Rubli è inferiore a quello dello stesso in Dollari. Il Petrodollaro, che sostituì gli accordi di Bretton Woods nel 1971, è al suo capolinea. La Russia e la Cina hanno deciso che fosse arrivato il momento di mandarlo in pensione.

Ma attenzione, tutto ciò non è il gioco del buono nei confronti del cattivo (in questo caso dei russi nei confronti degli americani). Io non faccio nel modo più assoluto parte di quanti in Rete stanno gongolando al solo pensiero che la globalizzazione sia al suo capolinea. La globalizzazione per come l’avevamo intesa fino ad ora sì. Ma le élite l’hanno trasformata e hanno pensato ad una forma di controllo globale digitalizzato. Non è un caso che la Russia accetti il pagamento per le sue materie prime anche in Bitcoin. Perché sanno molto bene anche i russi che la moneta digitale (che è purtroppo il futuro degli scambi commerciali di qualunque tipo) permette un controllo sociale pressoché totale. Oltre a sapere perfettamente dove si trova e cosa fa un individuo, se non s’attenesse ai diktat di chi comanda o trasgredisse le regole a lui imposte, potrebbe essere immediatamente punito attraverso la chiusura immediata del credito, rendendogli di fatto impossibile la vita. Esattamente come accade ora in Cina in diverse regioni e il cui modello è quello a cui s’ispirano i “socialisti liberali” alla Mario Draghi*.

Per questo c’è stata la “pandemia” prima ed ora la guerra. Tutto era già programmato, così come sono programmati i cambiamenti climatici. Tutto tendente ad un unico obiettivo: il mondo sarà spartito in tre gruppi di potere. L’anglo-americano da una parte, con Canada, Australia e colonie varie da una parte; il blocco sino-russo dall’altra, con India e altri Paesi legati alle loro economie; ed infine l’Europa, o meglio quello che ne rimarrà. L’anello debole infatti siamo proprio noi, schiacciati dagli interessi americani da una parte e dalla carenza di materie prime dall’altra. Eravamo, anzi siamo, il boccone più ghiotto. Siamo un continente relativamente ricco ed abbiamo, noi italiani in particolare, il maggior numero al mondo di opere d’arte ed un alto tasso di ricchezza privata, mobile ed immobile.

A me fanno ridere quanti in Rete affermano: “La globalizzazione sta crollando”, oppure, “viene giù tutto. Abbiamo vinto”, anziché “Putin è l’ultimo paladino contro la globalizzazione”. Putin senz’altro è un ottimo politico vecchio stampo, e innanzitutto fa gli interessi della sua di nazione, ma non è uno stinco di santo né più né meno che gli altri. Ha anch’egli uno scopo ben preciso, quello di spartirsi una fetta della torta globale. La sola differenza è che lo fa con una sorta di etica che i suoi avversari/complici non applicano più da tempo. O che forse non hanno mai applicato. Come si suol dire, fra cani non si mordono. O meglio, ogni tanto tentano di farlo, forse nella speranza di cogliere impreparato l’antagonista, ma lo scopo finale è sempre ben presente a tutti.

La Cina, oramai diventato un gigante economico e tecnologico, è la vera antagonista degli Stati Uniti (che inizialmente l’avevano favorita pensando di relegarvi la produzione industriale di massa, non rendendosi invece conto di aver reso dipendente da essa per la produzione industriale strategica le aziende occidentali). L’impero cinese ha una grande potenza nella logistica costruttiva, cosa che può tornare utile alla Russia che, al contrario, eccezion fatta per Mosca e San Pietroburgo (ossia la parte “europea” del suo territorio), ha ingenti quantità di materie prime, ma non le infrastrutture. Pertanto i cinesi e i russi si sono alleati per uno scambio reciproco in tal senso. Vladivostok in particolare rappresenta la punta di diamante di tale alleanza, in quanto porto che si affaccia sul Mar del Giappone, quindi sull’Oceano pacifico, al confine con la Cina e la Corea del Nord e che, attraverso lo stretto di Bering, rappresenta un’alternativa per il trasporto di merci attraverso la rotta nordica (che oramai con lo scioglimento dei ghiacci è una più che valida alternativa alle consuete rotte controllate per lo più dal blocco economico opposto).

Sia la Cina che la Russia hanno comprato negli ultimi anni grandi quantitativi di oro sui mercati di tutto il mondo, e questo proprio in previsione di uno “sganciamento” dal petrodollaro. Dopo gli Stati Uniti, i più grandi detentori di oro al mondo sono la Germania, e proprio noi, seguiti dai francesi e dagli svizzeri. Dunque noi europei siamo come una grande torta da spartirsi. Cosa ne consegue è facile da predire.

 

Da dove viene la nostra classe politica

Come dicevo alla fine chi ci rimetterà sarà in primis proprio il Vecchio continente, che non ha risorse energetiche proprie e che vedrà la sua industria ed impresa manifatturiera andare in fumo. Già si colgono chiaramente le prime avvisaglie in molti Paesi, il nostro, ovviamente manco a dirlo, fra i primi. L’inflazione ha iniziato a galoppare un po’ ovunque e alla fine il risultato sarà un autentico disastro. I governanti europei, nessuno escluso, fanno parte di quella classe dirigente o inetta (e per questo scelta per governare) o collusa, essendo cresciuta proprio all’interno delle istituzioni, scolastiche ed universitarie prima, politiche e sociali poi, delle élite che comandano il mondo. A tal proposito si veda l’ottimo libro di Davide RossiLa Fabian Society e la pandemia”.

Sono una massa di parvenu che ci governano non nel nostro interesse, bensì in quello delle élite che li hanno formati e messi al potere. Il tutto fra la colpevole distrazione della massa, assopita dietro all’ultimo modello di cellulare, o alla squadra di calcio di turno, oppure ai consigli dell’influencer (ovviamente creato/a ad arte) che propaganda beni di ogni genere di consumo, dispensando di tanto in tanto perle di saggezza politica o sociale da seguire.

Due anni di “pandemia” hanno fatto ben vedere come pochissimi individui ricchi oltre ogni limite dell’immaginabile siano riusciti a mettere gli uni contro gli altri tutto il resto dei componenti dell’umanità. E il tutto facendogli credere, attraverso i potentissimi mezzi dei media totalmente asserviti, che bisogna combattere non contro quello che una volta si sarebbe definito il “sistema”, bensì a suo favore. Ovviamente in nome del “bene comune” e per contrastare le emergenze (da loro stessi create ad hoc). Neanche la propaganda nazista era riuscita a tanto. I dittatori hanno avuto bisogno della forza per far sì che la popolazione obbedisse obtorto collo. Invece, per la prima volta nella storia dell’umanità, le vittime si sono sottoposte volontariamente ad ogni sorta d’angheria dei propri carnefici. Ripeto, per paura, per stanchezza, per vigliaccheria o per semplice accondiscendenza determinata da un’ipnosi collettiva indotta.

Direi che ben poco rimane da sperare riguardo un recupero di posizione da parte delle popolazioni mondiali. Anche se in assoluta maggioranza la posizione a cui sono arrivate è di una debolezza tale che non lascia adito alla speranza di una sollevazione generale. Le rivolte, come abbiamo purtroppo più volte visto in questo periodo (Canada, Australia, Francia… la stessa Italia), sono sempre state messe a tacere con la forza, complice anche una quieta accondiscendenza dei “ribelli” ancora illusi dal fatto che ci si possa aspettare giustizia dalle istituzioni, credendole super partes e facenti il “bene del popolo”. In realtà si è da tempo passato quel sottile confine tra il legale e l’illegale da parte di chi ci avrebbe dovuto tutelare nei confronti del potere economico. Ora è questo stesso che ha preso la parte di quello legislativo e giudiziario. E, purtroppo, non mi sembra che ci sia verso di fermarlo.

 

L’Eurogendfor

Inoltre ciò che mi sembra inevitabile è la guerra civile in diversi Paesi, perché quando i nodi verranno al pettine (e secondo me sarà molto prima di quanto si possa pensare) lo scontro sociale fra queste élite e la classe medio-bassa sarà inevitabile. Come diceva Catone il censore: “Lo stomaco non ha orecchie”. E molti saranno gli stomaci che rimarranno vuoti molto presto. Penso che a nulla varranno i tentativi di rabbonirli con una sorta di reddito di cittadinanza universale (già provato in diverse salse in diverse parti del mondo, Italia inclusa) e l’intervento della violenza repressiva sarà la sola strada per contenere la rabbia del popolo. Vi ricordate l’Eurogendfor? Probabilmente no. Si tratta di quel corpo militare istituito durante il Consiglio europeo di Nizza del dicembre del 2000 e definitivamente ufficializzato con il trattato di Velsen nel 2007, firmato quest’ultimo da Francia, Spagna, Portogallo, Paesi Bassi e, ovviamente, Italia, la cui sede è a Vicenza (dove si trova, guarda caso, una delle più importanti basi americane in Europa). Il trattato è composto di 47 articoli, e fra questi si leggono cose interessanti. I suoi compiti sono: «Condurre missioni di sicurezza e ordine pubblico; monitorare, svolgere consulenza, guidare e supervisionare le forze di polizia locali nello svolgimento delle loro ordinarie mansioni, ivi comprese l’attività di indagine penale; assolvere a compiti di sorveglianza pubblica, gestione del traffico, controllo delle frontiere e attività generale d’intelligence; svolgere attività investigativa in campo penale, individuare i reati, rintracciare i colpevoli e tradurli davanti alle autorità giudiziarie competenti; proteggere le persone e i beni e mantenere l’ordine in caso di disordini pubblici» (art. 4). Il raggio d’azione: «EUROGENDFOR potrà essere messa a disposizione dell’Unione Europea (UE), delle Nazioni Unite (ONU), dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) e di altre organizzazioni internazionali o coalizioni specifiche» (art. 5). La sede e la cabina di comando: «la forza di polizia multinazionale a statuto militare composta dal Quartier Generale permanente multinazionale, modulare e proiettabile con sede a Vicenza (Italia). Il ruolo e la struttura del QG permanente, nonché il suo coinvolgimento nelle operazioni saranno approvati dal CIMIN – ovvero – l’Alto Comitato Interministeriale. Costituisce l’organo decisionale che governa EUROGENDFOR» (art. 3). L’EGF gode di una totale immunità: inviolabili locali, beni e archivi (art. 21 e 22); le comunicazioni non possono essere intercettate (art. 23); i danni a proprietà o persone non possono essere indennizzati (art. 28); i gendarmi non possono essere messi sotto inchiesta dalla giustizia dei Paesi ospitanti (art. 29). Come si evince chiaramente, una serie di privilegi inconcepibili in uno Stato di diritto.

Il 14 maggio 2010 la Camera dei Deputati della Repubblica Italiana ha ratificato l’accordo. Presenti 443, votanti 442, astenuti 1. Hanno votato sì 442: tutti, nessuno escluso. Se una parte delle Forze dell’ordine “regolari”, come penso, prenderà le parti degli oppressi, di chi pensate che si serviranno gli oppressori per contenere la rivolta e piegare i ribelli?

Ai posteri l’ardua sentenza.

 

* A proposito di quest’utlimo, a tutti quelli che dicono che si tratta di un Governo d’incompetenti quello che sta portando avanti l’Italia da due anni a questa parte rispondo che non è così: sanno perfettamente cosa stanno facendo (glielo dicono cosa fare) e lo stanno facendo bene. Almeno dal loro di punto di vista.

 

I dimenticati

I dimenticati

Nell’ormai lontano 1959 uscì un film comico firmato da Steno (Stefano Vanzina) dal titolo “I tartassati”. Un piccolo capolavoro di comicità per raccontare i tentativi di un ricco negoziante (Totò) di evadere il Fisco facendosi beffa di un finanziere (Aldo Fabrizi), anche attraverso i consigli maldestri di un consulente fiscale (Louis de Funès). Il film metteva ben in evidenza la “lotta” tra lo Stato e il piccolo imprenditore italiano, generalmente visto come furbetto ed evasore fiscale.

Quello rappresentato nel film era un altro mondo, un mondo che non esiste più. All’epoca infatti poteva essere vero quanto raccontato in modo arguto dagli sceneggiatori; e questo tanto perché le condizioni generali del Paese erano ben diverse, quanto perché il sistema economico si basava su presupposti totalmente differenti da quello attuale. Alla fine degli Anni 50 la pressione fiscale italiana aveva raggiunto il 23,8 per cento (pressione fiscale, calcolata quale percentuale delle entrate tributarie rispetto al reddito nazionale), mentre nel quarto trimestre dello scorso anno ha raggiunto l’incredibile livello del 52 per cento. Fare il “piccolo imprenditore” non ha dunque più lo stesso significato e oggi si potrebbe quasi affermare che le parti in gioco si sono invertite (le ragioni sono molto complesse e non posso dilungarmi qui a spiegarne il perché, a partire dalla separazione di Banca d’Italia dal Tesoro operata nel febbraio del 1981 per volontà dell’allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta e dell’allora Governatore di Banca d’Italia Carlo Azelio Ciampi).

Oggi le piccole e medie imprese italiane (quelle per capirci che sono rispettivamente sotto i 50 e 250 occupati), per non parlare delle micro (quelle con meno di 10 dipendenti) sono la parte produttiva del Paese che maggiormente soffre delle rigide imposizioni fiscali dovute per lo più dai dettami europei (“Ce lo chiede l’Europa”, il mantra che meglio di ogni altra cosa rappresenta questo salasso) e dalle ulteriori restrizioni (non casuali) dovute alla “pandemia” in corso.

Ho già scritto altrove (ad esempio qui) della distruzione sistematica del tessuto produttivo italiano nel corso degli ultimi 40 anni, pertanto è più interessante qui trattare di quanto sta accadendo in questo periodo.

In questo primo anno (non è un refuso) di “pandemia” i cosiddetti “ristori”, ossia gli aiuti economici, previsti dai governi Conte e Draghi per le imprese ed i lavoratori autonomi ammontano a 64,7mld di euro. Di questi secondo l’Ufficio studi della Cgia di Mestre solo 29 sono stati finora erogati. E questo a fronte di perdite subite per 423miliardi di euro. Dunque gli aiuti finora rappresentano appena il 7 per cento delle perdite subite. Pertanto è chiaro che non v’è alcun interesse a supportare la micro, piccola e media impresa. Anche perché tutte le incombenze economiche che continuano a gravare sulle stesse (affitti, bollette, tasse e spese varie) non sono state sospese o ridotte.

L’unica luce che viene data alla gente per tornare alla “normalità” qual è? Ma ovvio, il vaccino! Solo il liquido salvifico permetterà a tutti di tornare ad operare come prima. Salvo varianti che “potranno” sopraggiungere, e salvo la sconsideratezza della gente “irresponsabile” che causerà nuove restrizioni. Dunque, care partite IVA e piccoli imprenditori, divertitevi per i prossimi due mesi estivi, che poi l’autunno (quello meteorologico) arriva. Quello vostro imprenditoriale è già stato scritto e oramai siete considerati oltre l’inverno. La vostra tomba è già stata scavata dai grandi gruppi internazionali (in mano alla solita élite che vi vuole morti). E il bello è che non ve ne rendete ancora conto e continuate a lamentarvi perché state morendo pur avendo rispettato “le regole”. Le loro.

 

P.S.: questo breve pezzo m’è sfuggito, per così dire dalla penna, dopo aver visto lo sfogo di questa donna nel filmato qui sotto.

 

 

Il migliore dei mondi possibili

Il migliore dei mondi possibili

La “pandemia”, i vaccini, le mascherine… tutti i principali argomenti di cui si sente parlare dalla mattina alla sera ovunque, in tv, sui social, per le strade. Oramai ci si è assuefatti a queste tematiche e le si dà praticamente per scontate. Un po’ come parlare del tempo, quando non si sa bene su cos’altro conversare. Oramai si dà per scontato che la libertà sia rappresentata dal potersi far vaccinare (o marchiare, come le bestie, a seconda dei punti di vista) con il metodo che si ritiene più adatto per sé e nel modo più rapido possibile, e non dal fatto che si possa non volersi vaccinare, cosa che al contrario è vista ed additata come la più turpe delle colpe nell’ambito sociale e addirittura morale (ne ho trattato in questo articolo). Chiunque nutra dubbi circa il volersi far inoculare il liquido salvifico viene messo all’indice e considerato come un reietto ed un untore. Quest’opera di “marchiatura” viene messa in atto a partire dalle svariate truppe cammellate dell’“informazione”. Ad ogni ora del giorno e della notte le solite facce di “esperti”, opinionisti e politici ripetono all’infinito la messa cantata che è stata detta loro di propagandare, a prescindere dalla propria competenza e capacità di comprensione di ciò che ripetono allo sfinimento. E questo avviene ovunque, in ogni Paese, dove più, dove meno e con modalità che cambiano a seconda del tipo di cultura dello stesso.

Da noi, in Italialand, a questo martellamento ininterrotto vengono aggiunti altri diversivi d’accompagno, un po’ perché tipici della nostra di cultura, un po’ perché, come ho già altre volte sottolineato, noi siamo un popolo perfetto per fare esperimenti sociali su larga scala. Ultimo in ordine temporale è la discussione sulla cosiddetta legge “Zan” (disegno di legge per essere precisi), approvata alla Camera ed ora in discussione al Senato. Di detto provvedimento legislativo in particolare sarebbe da esaminare ed approfondire l’articolo 4, dando esso modo (se passasse la legge così com’è) di accusare chiunque di reati d’opinione se si esprimessero pensieri non conformi a quelli del “politically correct”, che potrebbero “offendere” chicchessia su tematiche di carattere sessuale ed “inclusivo” (termine tanto caro ad una certa parte politica, e che volutamente non vuol dire nulla di concreto di per sé). Ma non mi soffermerò ora qui a discuterne. Ci saranno altre occasioni.

Tuttavia c’è un aspetto di tutta questa situazione “surreale” che a mio parere non è stato ancora ben messo in rilievo. Si tratta della stretta connessione che c’è in realtà tra la “pandemia”, le restrizioni messe in atto per “controllarla”, i vaccini e… la “transizione ecologica” e la cosiddetta “digitalizzazione”.

Apparentemente questi argomenti non sarebbero correlati, ma ad un’analisi più attenta i fili possono essere uniti assieme. Partiamo dalle ultime due.

 

Clima, ecologia e bit a volontà

Nel mese di aprile l’Unione Europea (Consiglio e Parlamento) ha raggiunto un accordo politico (confermato pochi giorni fa) che introduce nella legislazione l’obiettivo della neutralità climatica (ossia la capacità della Terra di assorbire le emissioni di gas prodotte) della UE stessa per il 2050, ed un obiettivo collettivo di riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra pari ad almeno il 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. A seguito di tale decisione, o per meglio dire dopo, la Corte Costituzionale tedesca ha emesso una sentenza definita da tutti i media “storica”: “…Le disposizioni della legge sulla protezione del clima del 12 dicembre 2019… sono incompatibili con i diritti fondamentali, nella misura in cui mancano requisiti sufficienti per ulteriori riduzioni delle emissioni a partire dal 2031. La legge sulla protezione del clima obbliga il Governo federale a ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 55 per cento entro l’anno 2030 rispetto al 1990… i ricorrenti, alcuni dei quali sono ancora molto giovani, hanno avuto i loro diritti civili violati dalle disposizioni contestate”.

Già, “i giovani”, perché molti dei ricorrenti erano proprio quei movimenti giovanili che si rifanno al “Friday for future” di Greta Thunberg. Guarda caso. E il Governo tedesco, così sensibile alle istanze dei giovani (o forse della sua classe imprenditoriale?), ha subito prontamente rilanciato, aumentando l’obiettivo di riduzione delle emissioni della Germania per il 2030 dal 55 al 65 per cento. Il gabinetto federale intende approvare un emendamento corrispondente alla legge sulla protezione del clima nel prossimo futuro.

L’energia sostitutiva del carbone e della lignite per far marciare le industrie tedesche nel futuro sarà molto probabilmente l’idrogeno e quella nucleare a doppio fluido (per capirci i reattori montati sui sottomarini), ma per il momento il gas rimane la fonte energetica più praticabile per la sostituzione del carbone. Di qui l’accordo con il “cattivone” Putin per la costruzione del raddoppio del gasdotto sul Mar Baltico, il cosiddetto “Nord Stream 2”, tanto osteggiato dall’altro cattivone Trump prima, e dal buono Biden adesso. Osteggiato chiaramente non perché qualcuno creda alla barzelletta della cattiveria del “nemico” russo, bensì perché gli Stati Uniti devono esportare il loro gas di scisto in Europa. Pertanto la Germania dà un colpo al cerchio e l’altro alla botte, per non scontentare nessuno. Un capolavoro di diplomazia economica per ottenere ciò di cui ha bisogno: esportare a gogo è l’obiettivo a cui non derogare, quindi…

Quindi l’industria tedesca, vero Panzer della “locomotiva d’Europa” si prepara, in tutti i sensi. Ha bisogno di riconvertire i propri mezzi di produzione, anche attraverso la digitalizzazione (che come vedremo non serve solo a questo), ma per farlo deve investire cospicui capitali. Pertanto quale migliore cosa che fare pagare questa “transizione” a tutti i “clienti” stessi, ossia ai cittadini europei attraverso i finanziamenti (finti) del Recovery Fund (che in realtà a parole dovrebbe servire per i danni derivanti dalla “pandemia”)? Ma come farlo? Semplice! Innanzitutto occorre trovare un alleato che abbia la stessa necessità di riconversione industriale (leggi Francia), poi spingi a livello politico perché la decisione di adottarli venga presa da tutti gli altri Paesi (ci deve essere la maggioranza assoluta). Dopodiché bacchetti i più riottosi ad accettare questa “suppostina”, costituita in maggioranza da prestiti che andranno restituiti con gli interessi (all’Italia sono destinati 191,5miliardi circa, di cui 68,9 di sovvenzioni e 122,6 di prestiti. Inoltre sono previsti altri 31miliardi dal cosiddetto Fondo complementare e 13,5 dal programma “React EU”) con minacce (finte) di non concedere gli aiuti stessi. Questo per una parte dei fondi necessari a tale transizione.

Poi c’è l’aspetto politico. Bisogna spingere su quei partiti e movimenti che nell’immaginario comune maggiormente sono legati al “verde”, all’“ecologia”, alla “salvaguardia dell’ambiente”. Ossia i Grünen, i Verdi tedeschi. E come condire questa scelta sull’onda internazionale del “politically correct”? Ma ovvio! Con una candidata donna alla cancelleria per le prossime elezioni di settembre: Annalena Baerbock, 40 anni di inesperienza e inconsistenza allo stato puro. La candidata ideale per trascinare quell’elettorato giovane, o giovanile, che tanto piace alla gente che piace. Tutto “green”, spirituale, innovativo e, perché no?, digitale.

Sì, perché il futuro passa per i byte, o meglio per i Yobibyte (280) di dati che circolano e sempre più circoleranno in Rete. Una montagna di dati, che valgono tanto oro quanta è la loro massa immane. E per far questo la Germania si vuole mettere al passo con i tempi, come i concorrenti economici americani e cinesi, attraverso la costruzione dei super-computer quantistici (capaci di fare calcoli, che i più veloci computer al mondo impiegherebbero a risolvere in 10mila anni, in circa 3minuti e venti secondi). Una tale potenza di calcolo la si può applicare ad infiniti settori, da quello prettamente commerciale a quello militare, da quello finanziario a quello della ricerca pura. In particolare a beneficiarne sarà quello medico.

 

Resistere, anzi no! Resilire!

Del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (termine tanto usato ultimamente, e non a caso) che si divide in 6 “mission”, ossia comparti per dirla all’italiana, il capitolo riservato alla Sanità o Salute (anche qui il cambiamento non è casuale) è quello a cui è stata destinata la fetta più piccola di risorse (appena 15,6miliardi dal PNRR + 1,71 da React EU + 2,89mld dal fondo complementare) fra quelle che “arriveranno” dall’Europa. Ma come? Non siamo in un’emergenza pandemica mondiale? Visto che ci si è (giustamente) lamentati tanto della carenza dei posti in terapia intensiva nei nostri ospedali, come mai non si è provveduto in più di un anno ad aumentarli? Ah, già! Si sono comprati i banchi a rotelle, quelli sì necessari! Inoltre, per chi non lo sapesse, i nostri Governi (Conte prima e Draghi adesso) non hanno stanziato a tutt’oggi un solo euro per la ricerca nel nostro Paese sul Covid 19, la “più grande pandemia che la storia dell’umanità ricordi”…

Eppure dalla mattina alla sera, come dicevamo, siamo bombardati da continui messaggi che ci ricordano quanto il “virus” sia pericoloso, quanto sia importante che si continuino a mantenere le distanze “sociali”, che bisogna essere “responsabili” per non rovinare quelle due briciole di libertà che ci sono state concesse.

Piccola parentesi: se non lo sapeste l’OMS ha suggerito ai Paesi che stanno applicando a man bassa la campagna vaccinale di abbassare il numero di cicli (si chiamano così) che vengono fatti per verificare se un tampone sia positivo o negativo (entro i venti, perché oltre si rintraccia la qualunque). Dunque il risultato dell’abbassamento dei contagi non è dovuto alla minore diffusione del virus in virtù dell’efficacia dei vaccini, bensì semplicemente perché le analisi (comunque non adatte a diagnosticare tale tipo di positività) vengono fatte in modo più corretto.

Tornando al PNRR, i capitoli più corposi di finanziamento, indovinate un po’, sono assegnati a: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (40,32miliardi dal PNRR + 0,8miliardi da React-EU + 8,74 dal fondo complementare); rivoluzione verde e transizione ecologica (59,47miliardi dal PNRR + 1,31 da React-EU + 9,16 dal fondo complementare); infrastrutture per una mobilità sostenibile (25,4mld da PNRR + 6,06 dal fondo complementare); istruzione e ricerca (30,88miliardi dal PNRR + 1,93mld da React-EU + 1miliardo dal fondo complementare); inclusione e sociale (19,81mld dal PNRR + 7,25 da React-EU + 2,77 dal fondo complementare).

Dunque, come in Germania, “digitalizzazione”, “rivoluzione verde” e “transizione ecologica” sono ai primi posti. Un caso? Non penso proprio. Quel che penso, al contrario, è che sia esattamente ciò che la classe egemone economicamente, i cosiddetti “poteri forti” avesse in mente fin dall’inizio di tutta questa immensa pantomima. Il virus, ovviamente, è un mezzo per cambiare radicalmente l’economia e la società. Finito un Covid se ne fa un altro, per traslare un vecchio proverbio romano sui Papi. La “pandemia” è un metodo per ottenere il cambiamento che si vuole, e pertanto può essere usata a piacimento. Almeno finché la gente continuerà a dare credito alla narrativa corrente, anche se quest’ultima fa palesemente acqua da tutte le parti. La paura di perdere la vita è il motore di tutta questa narrativa, e per paura di perderla non ci si accorge che, di fatto, non si vive più.

 

Il tuo robot medico

Concludo questo lungo articolo con un’ultima considerazione. Una delle componenti principali della “digitalizzazione” è proprio quella legata alla Salute. Quest’ultima, o meglio la Sanità (concetto ben più ampio di quello usato in questi ultimi anni, ripeto, non a caso), è un mezzo potentissimo di controllo delle masse. E questo non solo perché la malattia è connaturata alla natura dell’uomo, ma anche perché attraverso la medicina si può determinare il destino di un individuo, tanto in senso positivo che negativo. Si possono inoltre indirizzare le masse verso determinati tipi di comportamento, sia con reazioni riflesse sia con metodologie di carattere fisico d’interazione con l’essere umano. In questo quadro la cosiddetta “telemedicina” assumerà sempre più piede in un futuro oramai prossimo. Verranno create delle centrali telematiche che controlleranno costantemente i pazienti a casa propria, e l’interazione con gli smartphone sarà sempre più evidente. In pratica ci sarà un’informatizzazione totale del nostro stato di salute e della nostra vita in genere, dove il vostro medico sarà un programma informatico o un dottore robot. Milioni di dati, come accennavo prima, che saranno vero e proprio oro tanto per le élite che detengono i mezzi tecnologici e finanziari per fare tutto ciò, quanto per le loro aziende da cui oramai l’intera umanità dipende. Dunque oltre il controllo anche il guadagno. L’“Internet delle cose”, per cui è necessario il 5G (già si parla di 6G e oltre) non è una “figata”, è la fine dell’autodeterminazione. Sarete collegati con la Rete 24 ore al giorno e questi miliardi di dati saranno appunto controllati attraverso computer quantistici. Con la digitalizzazione scordatevi la privacy, scordatevi la libertà di decisione e di movimento, scordatevi la vita come l’avete conosciuta fino ad oggi.

Benvenuti nel mondo nuovo, ecologico, sostenibile e digitale. Il migliore dei mondi possibili.

Benvenuti in Italialand

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Il tam tam mediatico sull’importanza salvifica della campagna vacci-anale 😏 sta decisamente dando i suoi frutti. Ora, oltre alla gente che è stata lobotomizzata e che, stremata da un anno di cazzate e soprusi di ogni genere, chiede a gran voce di vaccinare subito tutti per uscirne, si vede bene l’effetto sull'”alta classe” politica italiota. Dalle cariche più alte, che lodano il salvatore della Patria che ha detto che vi dovete abituare negli anni a venire a farvi siringare, perché ci saranno sempre nuovi virus, ops, scusate, volevo dire nuovi metodi di governo delle masse belanti, alla bassa manovalanza (altrettanto inetta) che fa a gara a far vedere che sta facendo tutto il “proprio dovere” per marchiare le bestie. E allora è una profusione di furbetti che sgomitano per avere 5 dosi del liquido salvifico in più (prima erano le mutande facciali, alias mascherine), o che fanno vedere in tivvù quanto sono stati bravi e  solerti  ad aver marchiato i propri concittadini. Il tutto con il plauso o la riprovazione della casalinga di Voghera di turno (leggi Myrta m’inginocchio sdegnata mago Merlino) che dispensa “buon senso” a profusione.
Benvenuti in Italialand
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