Benvenuti in Italialand

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Il tam tam mediatico sull’importanza salvifica della campagna vacci-anale 😏 sta decisamente dando i suoi frutti. Ora, oltre alla gente che è stata lobotomizzata e che, stremata da un anno di cazzate e soprusi di ogni genere, chiede a gran voce di vaccinare subito tutti per uscirne, si vede bene l’effetto sull'”alta classe” politica italiota. Dalle cariche più alte, che lodano il salvatore della Patria che ha detto che vi dovete abituare negli anni a venire a farvi siringare, perché ci saranno sempre nuovi virus, ops, scusate, volevo dire nuovi metodi di governo delle masse belanti, alla bassa manovalanza (altrettanto inetta) che fa a gara a far vedere che sta facendo tutto il “proprio dovere” per marchiare le bestie. E allora è una profusione di furbetti che sgomitano per avere 5 dosi del liquido salvifico in più (prima erano le mutande facciali, alias mascherine), o che fanno vedere in tivvù quanto sono stati bravi e  solerti  ad aver marchiato i propri concittadini. Il tutto con il plauso o la riprovazione della casalinga di Voghera di turno (leggi Myrta m’inginocchio sdegnata mago Merlino) che dispensa “buon senso” a profusione.
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Libertà va cercando…

Libertà va cercando…

Marco Porcio Catone Uticense era fiero ed acerrimo nemico di Gaio Giulio Cesare. Caratteristica del personaggio era, anche a detta dei suoi nemici, di essere uomo retto, scomodo, imparziale e coerente. Talmente lo era che preferì togliersi la vita invece che accettare la grazia da parte dell'”homo novus” che avanzava, ovvero lo stesso Cesare, suo avversario politico. Per lui la libertà contava più della sua stessa vita.

Proprio per questa sua caratteristica padre Dante lo mette nel Purgatorio, e lo immortala con la famosa terzina:

…libertà va cercando, ch’è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta. (Purg. I, 71).

Il concetto di “libertà” è sempre stato molto dibattuto nel corso della Storia, e la Filosofia contemporanea in particolare se n’è occupata a lungo. Per Kant la libertà riguardava un soggetto universale ed astratto, ma de-socializzato e de-storicizzato i cui  imperativi  erano totalmente astratti. Fichte, contemporaneo di Kant, capì che la libertà kantiana, presupponendo l’esistenza dogmatica della “cosa in sé”, rappresentava un presupposto  dogmatico della immodificabilità del mondo. Lui, al contrario riteneva che la libertà è sempre relazionabile alle singole situazioni,  ossia è un concetto sempre determinato. Ad esempio, per chi sta morendo di fame è poter mangiare e bere, e non “libertà di parola”. Al centro dell’analisi filosofica c’è il bene, la verità, non la libertà. Hegel di quest’ultima ne parla profusamente in diverse opere ed in particolare nei “Lineamenti di filosofia del diritto” chiarisce bene il concetto, recuperando quello di Platone ed Aristotele e inserendo l’individuo nella vita pubblica concreta. La società civile non è il luogo della competitività degli individui aventi la libertà di mandarsi in rovina a vicenda, perché per Hegel la comunità deve mettere in campo quelle radici etiche (come la scuola pubblica che deve dare pari opportunità a ciascuno di evolvere). La libertà è una relazione fra individui egualmente liberi, ma per essere egualmente liberi non basta avere la possibilità liberale di non nuocersi a vicenda, bensì ci devono essere anche i diritti di ciascuno (materielle Rechte), per primo il diritto all’esistenza, poi altri quali la sanità, l’istruzione, il lavoro (diritto-dovere quest’ultimo) e non ultimo il diritto al sostentamento. Gli individui, dunque, sono liberi nella misura in cui si realizzano nel quadro della comunità.

Il virus e la paura di morire

Per venire dunque ai nostri giorni, la massima che si sente spesso in base alla quale la “mia libertà finisce dove inizia la tua” non è che un vuoto assioma. Semmai è la tua paura che deve finire dove inizia la mia libertà. Il concetto di “libertà” viene oggi declinato come diritto di non essere contagiato, come diritto alla “salute” e non come diritto di scegliere. La salute viene messa come bene universale e necessario, scambiando un valore del singolo, o un suo bisogno psicologico, con un obbligo dell’intera comunità. Il che è un falso principio. E questo al di là dei veri e propri isterismi a cui stiamo assistendo in questo periodo, in cui stiamo vedendo scene che fino a un paio di anni fa chiunque avrebbe giudicato insensate (gente che aggredisce chi, da solo all’aria aperta, cammina senza mascherina, droni che inseguono persone in spiaggia, abusi di tutti i tipi da parte delle “forze dell’ordine”, ecc.). Ricordo solamente che in nome della libertà centinaia di milioni di persone nella storia hanno sacrificato la propria vita, mettendola al di sopra della propria incolumità o salute.

E ciononostante non si può ugualmente far assurgere la libertà a bene universale e necessario. Tu ti senti libero ad indossare un’inutile mascherina all’aperto (il virus più terribile che la storia ricordi, a detta dei media di regime, si ferma in pratica con una mutanda), quando sei distante dagli altri? Fallo pure se ti fa sentire “sicuro”, ma questo non comporta che lo debba fare anch’io necessariamente, perché non ti nuoccio in alcun modo. Se ti vuoi vaccinare, credendo che questo ti protegga dal virus, fallo pure. Questo non vuol dire che lo debba obbligatoriamente fare anch’io, visto che il “vaccino” (più correttamente farmaco sperimentale) non impedisce che un vaccinato possa trasmettere il virus agli altri, bensì, “effetti collaterali” a parte, dovrebbe innescare nell’organismo dell’individuo (tramite la famosa proteina spike) una reazione anticorpale tale da proteggerlo dal virus. Il tutto con una probabilità che ciò avvenga, che varia da individuo ad individuo e che, al massimo (a seconda del “vaccino”), può arrivare a poco più del 90 per cento dei casi. Questo senza contare il fatto che molti illustri scienziati ritengono che i dati forniti a tal proposito dalle case farmaceutiche sono ampiamente falsati.

Il vaccino panacea miracolosa

Il vaccino, questa moderna panacea contro i mali che affliggono l’umanità (non solo contro il Covid-19), è recentemente al centro dell’attenzione mediatica internazionale. Le multinazionali del farmaco in uno slancio di “generosità”, come non ce n’erano stati prima, si sono buttate a capofitto per trovare la pozione magica salvifica. E, quel che più è stato lodato, in pochissimi mesi l’anno trovata. Peccato però che non abbiano avuto, a quanto pare, l’accortezza di testare tale “arma da fine di mondo”. Un vaccino (e questi trovati non lo sono in senso stretto, perché in realtà si tratta di veri e propri farmaci) necessita di un periodo di test variabile, fino a dieci anni. Ma mai inferiore ai tre. Solo per fare un esempio l’AIDS (Acquired Immune Deficiency Syndrome), derivante dal virus dell’HIV (Human Immunodeficiency Virus), non ha a tutt’oggi visto un rimedio definitivo. E questo dal lontano 1981, allorquando venne alla ribalta per la morte sospetta di cinque omosessuali a Los Angeles (il virus aveva scelto l’uomo come suo “ospite” molti anni prima in realtà). In pratica ancora non esiste un vaccino in grado di sconfiggere questo virus. Quindi come si possa affermare che in pochissimi mesi si sia trovato il rimedio per il Covid-19 rimane un mistero, tant’è che le stesse case farmaceutiche non permettono di sapere esattamente il contenuto dei vaccini, e hanno chiesto l’immunità in caso di “eventi collaterali avversi”.

Ma servono questi vaccini? A detta di molti studiosi no. Fra i numerosi di casa nostra a sostenerlo ci sono il dottor Stefano Montanari, laureato in Farmacia con una tesi in Microchimica, e sua moglie Antonietta M. Gatti, fisico e microbiologa che si occupa da anni di nano patologie. Ma oltre a loro ci sono la dott.ssa Loretta Bolgan, laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, con un dottorato di ricerca in Scienze farmaceutiche, e il dottor Francesco Oliverio, psichiatra e pneumologo.

D’altra parte non ci vuole un genio nel campo medico per capire che ciascun individuo reagisce tanto ai virus, quanto ai vaccini o medicinali in modo completamente differente. Quel che può far bene a te, per intenderci, può far male a me. Per questa ragione sarebbe importante, prima di iniettarsi qualsiasi vaccino, fare analisi specifiche per vedere se il nostro organismo non possa risentire del contenuto che ci andiamo ad iniettare.

Vaccino miracoloso vs aspirina

A questo proposito l’argomentazione di quanti affermano: “Eh, prendono qualsiasi medicina che nel bugiardino ha un innumerevole elenco di effetti collaterali possibili, ivi inclusa la morte, perfino nella comune aspirina, e poi non si fidano di un vaccino (sempre salvifico)”. Oppure: “Eh, ma vuoi mettere? In percentuale quante sono le possibilità che il vaccino ti possa nuocere paragonate a quelle in cui questo non accade? Non c’è paragone!”. Già, piccolo particolare, però, che anche fosse solo uno il caso avverso, già basterebbe. E questo in base a quel principio di precauzione che sembra improvvisamente essere passato di moda. Anche un solo morto deve bastare. Anche perché quel morto potremmo essere noi stessi. Riguardo alla prima “boutade” si può semplicemente far notare che mentre quando si firma un consenso per, ad esempio, farsi iniettare il liquido di contrasto per fare una TAC, cosa c’è nel liquido lo si sa eccome, ed è stato ampiamente testato. Al contrario, qui, non si sa minimamente cosa ci si sta iniettando in vena e, soprattutto, non se ne conoscono le reazioni possibili a medio-lungo termine. Inoltre qui si prospetta l’obbligo vaccinale, chiedendo nel contempo l’immunità per chi deve iniettare il vaccino. Perché mai? Basterebbe farsi questa semplice domanda per capire che c’è qualcosa che non va. Inoltre, visto che a detta della stessa OMS, il vaccino servirebbe per proteggere noi, ma non gli altri dal pericolo che li possiamo contagiare, allora perché i vaccini obbligatori? Perché dovrei iniettarmi in vena qualcosa di cui non si può sapere il contenuto (è stato firmato un contratto a questo proposito fra le case farmaceutiche e la UE e gli altri Paesi) se questo non mi consente di tornare alla vita di prima? E se io preferissi morire a causa del Covid, perché non sarei libero di farlo? Forse perché darei il “cattivo esempio” agli altri? Non voglio parlare delle famose “varianti”, che si producono proprio perché si sta vaccinando. Che non si vaccini durante un’epidemia lo dicono tutti i virologi. Questo perché con il vaccino, il virus, sentendosi attaccato dagli anticorpi, per sopravvivere muta, generando appunto le varianti (non coperte dal vaccino che è stato messo in giro per il mondo in questo periodo. A questo proposito vedetevi il video della dottoressa Bolgan messo sopra). Ma la cosa ancora più pericolosa a seguito delle vaccinazioni in atto è la possibilità della comparsa delle cosiddette “chimere”, ossia nuovi virus che con quello di partenza non hanno nulla a che vedere e che, pertanto, non si conoscono con tutte le conseguenze del caso.

Un capitolo a parte spetterebbe alle cure domiciliari, che ci sono e funzionano se la malattia viene presa nei primi stadi, ma che vengono demonizzate e messe alla berlina. Come nel caso del dottor Mariano Amici. Oppure a terapie ospedaliere come il plasma iperimmune usato dal dottor De Donno.

Eh, ma in Israele…

Israele, come il Cile e, ora, la Gran Bretagna, vengono portati come esempi di successo della campagna vaccinale mondiale. Mi soffermerò brevemente solo sul primo caso, per non allungare ulteriormente questo lungo pezzo. Israele, circa 9milioni di abitanti in tutto, ha visto salire vertiginosamente il numero delle morti proprio dopo l’inizio della vaccinazione di massa, passando a fine gennaio, dai 5mila morti per Coronavirus in tutto l’anno precedente, a circa 6mila e 200, in un solo mese, per effetti collaterali del vaccino. Ma come mai questo Paese ha deciso di vaccinare tutti in così breve tempo? Forse perché il primo ministro Benjamin Netanyahu ha firmato un contratto con la Pfizer che prevede la quasi totalità della popolazione vaccinata in pochissimo tempo? E questo in quanto che il Paese ha la singolare caratteristica di essere un caso più unico che raro, giacché la popolazione è catalogata da un punto di vista sanitario, grazie ad un gigantesco database centralizzato. In pratica i dati sanitari di ogni cittadino sono tutti registrati. Quale migliore occasione per testare un farmaco sperimentale, come in un gigantesco laboratorio con 9milioni di cavie? Neanche durante il nazismo. La storia alle volte usa la pena del contrappasso.

 

Il virus per distruggere la piccola e media impresa

Sul fatto che il virus abbia origine artificiale oramai non c’è più dubbio. Lo aveva detto il premio Nobel per la medicina Luc Montagnier, scopritore dell’HIV. E per questa affermazione era stato messo alla berlina da parte dei media di mezzo mondo (si era mostrata una sua foto, durante un’intervista, dove si vedeva una bottiglia di vino poggiata su un camino alle sue spalle. Ovviamente facendo capire che fosse un ubriacone) e da “illustri” scienziati (o presunti tali, solo per il fatto di comparire ogni giorno sui media nostrani) di parere contrario. Salvo poi “ricredersi” quando la cosa è apparsa evidente. Ovviamente si dice che il virus, in ogni caso, era probabilmente sfuggito di mano a qualche scienziato “distratto”.

Ovviamente a una “svista” neanche un bambino delle elementari crederebbe. E infatti

Ma allora il virus a cosa serve? Beh, a dirlo, senza oramai neanche più nascondersi, sono i signori dell’élite mondiale, riunitisi a Davos lo scorso gennaio. Occorre passare ad un Nuovo Ordine Mondiale. Il che vuol dire la trasformazione dell’industria classica a favore della digitalizzazione e del falso “green”. Dico falso perché, in realtà, le industrie “green” non esistono, e i loro possessori sono gli stessi che posseggono quelle “classiche” e “inquinanti”. La corrente utilizzata per caricare (dove?) le auto elettriche secondo voi da cosa è prodotta? “Beh, dall’eolico e dal solare”, direte voi. E invece no! Nella stragrande maggioranza è prodotta proprio dalle vecchie centrali a carbone o lignite (ancora più inquinante), o dalle centrali nucleari in quei Paesi che l’energia la producono anche così (come la Francia, per rimanere vicino a noi). Per fare un esempio di quanto ancora sia lontanissimo il “miraggio” della corrente prodotta dall’eolico e dal solare basti pensare che la Germania, Paese che dell’eolico in particolare ha fatto un vero e proprio vessillo dopo la cosiddetta dell’Energiewende (la svolta energetica con l’abbandono del nucleare) decisa nel 2011 dopo il disastro di Fukushima, in Giappone, produce solo il 25 per cento circa del suo fabbisogno energetico da questo settore. Eppure la “locomotiva d’Europa” è disseminata di pale eoliche. Per non parlare del fatto che non esistono ancora batterie atte a conservare l’energia prodotta per lungo tempo, prima di essere utilizzata. Ogni anno l’asticella del raggiungimento degli obiettivi auto-stabiliti (a parole) della limitazione delle emissioni dannose nell’aria viene spostata sempre più in là, perché non vengono mai rispettati. E ora si sta pensando di tornare al nucleare con i reattori a doppio fluido, ossia quelli che sono montati sui sottomarini ad energia nucleare. Nel mondo ancora i prodotti energetici chimici del carbone, del petrolio e del gas forniscono più di quattro quinti dell’energia per l’umanità (81,1 per cento).

Tuttavia il virus serve a favorire un cambiamento a favore della grande produzione. La piccola e media impresa dovrà sparire dalla faccia della terra, tranne qualche piccolissima nicchia di eccellenze di cui anche le élite economiche del pianeta si vogliono servire perché sarebbe impossibile stravolgerne la produzione senza intaccarne la qualità. Tutti gli altri o si dovranno adeguare, facendosi inglobare dalle multinazionali, oppure saranno strozzati e poi comprati per due soldi. Dovranno rimanere solo i grandi gruppi. Tutto è stato ben calcolato, minimo dal 2015, ma secondo me da ben prima. Alla fine la gente, stremata dalle non casuali chiusure ad organetto, o lockdown per usare un termine “moderno”, che altro non servono che a far fallire le piccole medie aziende appunto (e non per la salvaguardia sanitaria della popolazione. Qui al minuto 2:47 circa), sarà costretta in un primo momento a vendersi ciò che ha risparmiato per sopravvivere. Poi, finiti i soldi, per evitare inevitabili ribellioni, verrà concesso dalle élite un obolo, o reddito universale di cittadinanza che dir si voglia, per sopravvivere e con cui comprare i prodotti che le stesse élite producono. Le proprietà private, altra cosa a cui mirano, non dovranno più esistere e tutto dovrà essere affittato dai grandi gruppi. Per questa ragione viene propagandata in continuazione dai media di regime la storiella (peraltro falsa e smontata in poco dalla Rete) che le vecchie professioni rendevano “infelici” gli individui, che invece ora, con la pandemia, sono costretti a fare lavoretti da studentelli liceali per quattro soldi, ma ovviamente“felici”. Come i servi della gleba di una volta. Tutto questo è stato ben chiarito dalla monetarista Nicoletta Forcheri.

Il virus come metodo d’educazione

Bisogna “abituarsi” all’idea del virus. E per farlo, oltre ai vaccini, servono quei feticci che sono le mascherine, oltre al “distanziamento sociale” (parole non casuali, usate invece di distanziamento fisico). Gli individui che “lavorano da remoto” (quelli che lo possono fare) sono isolati e più deboli, proprio perché divisi. Sono anche controllabili, perfino con software appositi, come mette ben in evidenza lo storico e docente di Filosofia Pietro Ratto. Inoltre la censura cade come una mannaia su chiunque tenti di rompere il muro d’omertà che è stato creato attorno alla narrativa del Covid o metta semplicemente in dubbio il pensiero del mainstream. Io stesso, nel mio piccolo, sono stato più volte censurato da Facebook, con minaccia di chiusura del mio account per “violazione delle norme della community” (non specificate ovviamente). Proprio per questa ragione ho deciso di acquistarmi uno spazio web indipendente, o meglio tale finché i server che mi ospitano lo permetteranno. Se date fastidio, a qualsiasi titolo, nel mondo del digitale basta un click per farvi sparire. Esemplari le chiusure prima degli account Twitter e Facebook di Donald Trump, quando ancora era Presidente, o la cancellazione (poi ritirata) del canale Youtube di RadioRadio o quella più recente del canale di Byoblu (a quanto sembra definitiva). Google, il più potente motore di ricerca usato al mondo, potrebbe farvi sparire dai risultati di ricerca o celare a voi informazioni che state cercando.

Pensateci, un domani potreste essere voi la prossima vittima senza più voce per esprimere il vostro pensiero. È sempre una questione di… libertà.

 

Il ballo del Limbo

Il ballo del Limbo

I diversamente giovani come il sottoscritto (e, ovviamente, anche quelli nati prima) ricorderanno un ballo nato nell’isola di Trinidad, ai Caraibi, che andava molto di moda in tutte le feste a partire dai primi Anni Sessanta, anche grazie alla musica orecchiabile e ritmica di un pezzo dei “Champs”, reso ancor più celebre da Chubby Checker con il titolo Limbo Rock.

Ebbene tale ballo consiste nel passare a ritmo di ballo sotto un’asticella sorretta o da altri partecipanti al ballo medesimo o da appositi sostegni. Ad ogni turno ciascun ballerino dovrà, senza toccare l’asticella medesima o il terreno con la schiena, passare sotto tale ostacolo posto di volta in volta più in basso. In pratica si tratta dell’opposto di quanto  avviene in atletica con l’asticella del salto in alto o del salto con l’asta, dove invece di essere abbassata l’asticella viene posta sempre più in alto per passarci al di sopra senza toccarla.

Questa è l’immagine che mi viene in mente, a me noto complottista di terz’ordine, in merito alla storia, dal mio punto di vista molto divertente, dei vaccini salvifici che in tutti i Paesi si vedono come la panacea a tutti i problemi che la “pandemia” sta causando al mondo. O meglio, si vedevano come tali. Già, perché i meno attenti non ricorderanno come lo scorso anno, nel pieno del panico derivante dalle morti e dall’incertezza su come avvenissero i contagi del virus, si iniziò a parlare del vaccino come il solo mezzo per liberarci da questo immenso incubo e tornare alla “normalità”. Quando poi i vaccini, prodotti a tempo di record, sono arrivati, si è iniziato a dire che nonostante la vaccinazione non si potrà arrivare ad una vita “normale”, come quella di prima. Occorrerà continuare a portare la mascherina e il cosiddetto distanziamento sociale. Questo, dicono i ben informati (oramai chiunque spara opinioni e notizie in proposito a qualunque cosa), perché il vaccino proteggerebbe chi lo fa, ma non gli altri da un possibile contagio (immagino per tocco “divino”, visto che gli anticorpi non dovrebbero rendere nessuno più contagioso). Ad ogni modo la cosa che trovo più interessante non è questa, visto che personalmente non intendo affatto vaccinarmi (e se mai dovessero obbligarmi anche solo per prendere i mezzi pubblici spero di potermi fare quello russo “Sputnik V”), quanto invece il fatto che i vaccini sembra che non bastino per tutti e che, a causa di questo fatto misterioso, i tempi di un “ritorno alla minima normalità” si allungheranno di conseguenza.
In parole povere, non credo che i vaccini non ci siano (fuori dall’Europa ci sono eccome, oltre al fatto che ci sono brocker europei che li hanno e li vendono solo al di fuori dei confini della UE, per espresso divieto). Al contrario penso che si vogliano allungare sempre di più i tempi dell’inutile vaccinazione (le varianti si diffondono e rendono inutile qualsiasi vaccino. Mentre non si dice che basterebbe curare i  sintomi, visto che le cure ci sono e sono a bassissimo costo) per dare più tempo a chi di dovere di far fallire le piccole e medie imprese e impoverire la gente che non trova più lavoro. Il Grande Reset di Davos a questo serve. Un solo anno di finta pandemia (ho già spiegato altrove perché “finta”) non è sufficiente a portare a compimento tale operazione. Occorre continuare con le aperture ad organetto (fatte per ridare una tenue speranza di vedere la fine dell’incubo), salvo poi richiudere tutto dando la colpa ora all’irresponsabilità dei giovani o dei vacanzieri, ora all’ennesima variante proveniente da chissà dove, che causano la terza, poi la quarta, la quinta ondata e così via. Tutto ovviamente condito da false o parziali notizie diffuse a profusione dai media complici e servi del grande potere.

L’asticella si avvicina sempre più verso il terreno e a tempo di Limbo si scende sempre più, ma ancora non tutti se ne stanno rendendo conto.

 

 

 

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