Ci sono occasioni non colte nella vita delle quali ci pentiremo quando sarà troppo tardi porvi rimedio. Generano allora un sentimento misto di rabbia, impotenza e rimpianto. Più tardi, molto tempo dopo, proveremo a tal riguardo un senso di melanconica nostalgia per tutte quelle cose che avrebbero potuto esser generate dal nostro agire e che invece, proprio per questa nostra apatia del vivere, non vedranno mai la luce.
Provare nostalgia per eventi mai accaduti e per sensazioni mai provate è proprio di animi particolarmente sensibili e sono stati d’animo che coinvolgono chi già di suo è portato ad un sottile senso di disagio per l’essere nel mondo.
D’altra parte questo del senso di nostalgia è un tema già lungamente trattato fin dall’antichità, a partire dal senso struggente di melanconia che può dare l’esilio, volontario o meno, fino alla separazione dalle persone amate. Bellissima, a questo proposito, ho sempre trovata una delle Epistulae scritte da Cicerone in esilio ai suoi cari ed in particolare il brano qui sotto riportato riferito alla moglie: 
ego minus saepe do ad vos litteras quam possum, propterea quod cum omnia mihi tempora sunt misera, tum vero, cum aut scribo ad vos aut vestras lego, conficior lacrimis sic ut ferre non possim. quod utinam minus vitae cupidi fuissemus! certe nihil aut non multum in vita mali vidissemus. quod si nos ad aliquam alicuius commodi aliquando reciperandi spem fortuna reservavit, minus est erratum a nobis ; si haec mala fixa sunt, ego vero te quam primum, mea vita, cupio videre et in tuo complexu emori, quoniam neque dii, quos tu castissime coluisti, neque homines, quibus ego semper servivi, nobis gratiam rettulerunt.
 
Vi scrivo meno di quanto potrei, perché, se ogni istante è miserabile per me, quando poi scrivo a voi o leggo le vostre lettere, allora mi struggo in lacrime, da non poter resistere. Oh, se avessi meno desiderato la vita! Non avrei certamente veduto alcuno o molti mali nella vita stessa. Se dunque la fortuna mi ha risparmiato per qualche speranza di recuperare prima o poi un poco di felicità, il mio errore non è stato grande; ma se queste sventure sono definitive, desidero vederti al più presto, o vita mia, e fra le tue braccia morire, dal momento che né gli dei, da te purissimamente onorati, né gli uomini, da me sempre serviti, ci contraccambiarono
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M.T.Cicero, Epistulae ad Familiares, XIV.IV.I
Né gli uomini, né gli dei! L’uomo solo con se stesso, si rifugia nell’amore. La domanda però sorge subito dopo: può bastare? A ciascuno l’ardua risposta.
Frederic Leighton – Flaming June
 
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Nemulisse

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