Com’è noto S. Agostino nel suo De civitate Dei (IV, 4) riporta un passo del De re publica ( III, 24) di Cicerone, nel quale Alessandro Magno, essendo stato catturato finalmente un famoso pirata della sua epoca e portato quest’ultimo al suo cospetto, lo interrogò chiedendogli ragione del suo imperversare per tutti i mari. La risposta che ebbe fu tale da ribaltare il piano della domanda nei propri confronti, ovvero lo stesso che aveva Alessandro di farlo con un grande esercito*.
Lo stesso concetto lo si può traslare ai giorni nostri nei confronti di ciò che sta accadendo a causa delle banche finanziarie mondiali, novelle Alessandro Magno, paragonate ad un piccolo “strozzino” che vessa pochi individui. Le dimensioni contano, direbbe qualcuno! In questo caso più che mai, visto che di fatto questi signori sono diventati i padroni del mondo, con la complicità, non mi stancherò mai di ripeterlo, della Politica a causa di connivenze ed incapacità direi endemica. Sembrerà sicuramente stucchevole ai più la mia visione delle cose, soprattutto il punto per il quale io credo che questo vero e proprio “abdicare” del potere politico in favore di quello finanziario sia accaduto, ma ritengo fermamente che, al contrario, sia la “via d’uscita”, la sola, attraverso la quale si possa venire a capo della situazione tremenda in cui buona parte del mondo si è venuta a trovare negli ultimi anni (l’altra già lo era in una situazione orribile, proprio grazie a quelli che ora si vedono in forte difficoltà!), cioé ritengo che sia un problema di “radici”.
Già, le radici sono la chiave del problema, ovvero sono l’inizio di tutto. Le radici del mondo occidentale sono, non mi stancherò mai di ripeterlo, quelle di una forte tradizione umanistica, fin dai tempi dell’antica Grecia. Su queste radici per secoli la classe politica occidentale si era fondata ed aveva governato il mondo, nel bene e nel male. Perfino il nostro piccolo angolo di mondo, la nostra italietta contemporanea, aveva dato larghissimo contributo a questa idea di sviluppo politico-sociale del mondo fondata su una cultura e su valori che venivano da lontano, dalle radici per l’appunto di un mondo che ha fondato la civiltà moderna occidentale. E qui da noi, in particolare, questo è stato vero almeno fino ad una generazione fa. Poi è accaduto qualcosa, cioé le nuove generazioni, inseguendo un modello di sviluppo incentrato non più sulle radici, bensì su elementi accessori, la Finanza in primis, hanno sostituito tale modello proprio per mancanza, a mio parere, di una solida cultura di base umanistica. In pratica è stata l’ignoranza delle nuove generazioni a far sì che sostituissero la sostanza con l’apparenza, facendo di quest’ultima l’elemento principe della società.
Qualsiasi persona volesse imparare una lingua, dal greco al latino, dall’italiano al tedesco e così via, deve partire dagli elementi fondamentali che si racchiudono nella formazione dei verbi ed in quest’ultimi, il fondamento di tutto, è proprio la radice da cui poi derivano i sostantivi, gli aggettivi e prende forma la lingua in generale: bene, proprio questo perdere come punto di riferimento le radici del vivere sociale, le fondamenta della civiltà, ci fa sentire smarriti ed impotenti difronte al profondo senso di vuoto che i problemi economici ci pongono quotidianamente. Il non avere più certezze, il non avere un senso di aspettativa per il futuro, il non sapere come venire fuori da una situazione apparentemente senza via d’uscita sono sentimenti e sensazioni che derivano proprio dal non avere i piedi ben radicati.
Cosa bisogna fare allora? Bisogna ripartire dal basso, dalle radici appunto; da una civiltà basata su concetti profondi, sostanziali, filosofici se volete. La tanto bistrattata cultura umanistica proprio a questo serve: a darci certezze, ad indicarci la strada attraverso cui il mondo si deve muovere per non perdere se stesso, a poggiare il pensiero dell’umanità su valori, nel senso più laico possibile, che fondino uno sviluppo, diremmo oggi, sostenibile. Ecco a cosa serve studiare tutte quelle cose considerate, soprattutto negli ultimi anni, inutili dai più. Solo in momenti di crisi profonda si comprende l’importanza di ciò che è venuto a mancare ed è l’occasione questa per ripartire ed uscire fuori da tale crisi. Il problema, almeno qui da noi (e nel resto d’Europa non mi sembra che il discorso cambi un granché), è che la cosiddetta classe “intellettuale”, per quel poco che ancora esiste, non sembra ancora essersi resa conto che è ora di far sentire la propria voce e prendere le redini dei cavalli che stanno correndo verso il burrone. Lo faranno, prima o poi, lo faranno. Ne sono certo. O almeno me lo auguro, per tutti noi!



* «Quod tibi», inquit, «orbem terrarum; sed quia id ego exiguo navigio facio, latro vocor; quia tu magna classe, imperator».
«Lo stesso tuo», disse, «(di infestare) la terra intera; ma poiché io lo faccio con un piccolo naviglio, vengo chiamato ladro, tu, poiché lo fai con una grande flotta, vieni acclamato imperatore »
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Nemulisse

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