Dunque, ricapitoliamo. La situazione economica del Paese è disastrosa, e questo è facilmente percepibile dovunque; le televisioni ci hanno riempito di notizie circa la necessità di fare sacrifici per evitare un “default” finanziario altrimenti intevitabile; il nostro presidente del Consiglio ci ha, assieme ai suoi Ministri, continuamente detto che era necessario fare la manovra “lacrime e sangue” per permettere al Paese di non cadere nella situazione della Grecia e per poter far si che le imprese possano riprendere a produrre, dopo ovviamente che le banche, soggetti da tutelare sopra ogni altro, gli concedano credito da investire in tale produzione. Ora, quello che, a parer mio, non è poi così chiaro è proprio il ruolo delle banche in tutta questa faccenda di carattere nazionale ed internazionale nel contempo. Già, perché non penso che la gente abbia ben chiaro come funzioni l’economia dei nostri Paesi, da un po’ di anni a questa parte e di come la Banca Centrale Europea, capitanata dal nostro condottiero Mario Draghi, stia continuando a “foraggiare” le banche nazionali (che sono enti puramente privati, al contrario di ciò che la nozione di “nazionale” farebbe pensare) di denaro a buon mercato, “permettendogli così di prestarlo alle imprese per produrre”. Ed invece non è così. Non tutti sanno, infatti, che il trattato di Lisbona del 13 dicembre del 2007 all’art. 123(*) vieta espressamente alle banche pubbliche nazionali di stampare moneta per coprire il debito nazionale, mentre non vieta alle banche commerciali (le nostre comuni banche per intenderci) di finanziare tali scoperti. In parole povere la BCE non può finanziare le banche pubbliche dei singoli stati per “evitare l’inflazione” degli stessi, ma può di fatto finanziare le banche private che a loro volta daranno il denaro comprato dalla BCE (costo del denaro) ai privati come allo Stato. In pratica il nostro debito pubblico è in mano ai privati e non allo Stato come forse si è portati a credere. Sono gli interessi che noi cittadini dobbiamo pagare alle banche private per averci “prestato” il denaro sufficiente a far funzionare l’economia, ovviamente ad un tasso d’interesse carissimo! Dunque, quando ci viene detto che l’enorme debito pubblico, al quale ovviamente va sommato quello delle imprese nei confronti delle banche medesime, viene causato dall’ingente spesa pubblica non è affatto vero, o meglio è una ragione assolutamente secondaria del crescere continuo di tale debito. La vera ragione è il fatto che si è creato un cane che si morde la coda da sé, favorendo organismi finanziari privati, che sono le banche per l’appunto. Quarant’anni fa le nazioni si erano imposte di non alimentare dalle proprie Banche centrali l’immissione di denaro per evitarne l’abuso e quindi il problema dell’inflazione. Oggi si ha il problema inverso: il debito delle nazioni è in mano alle grandi banche private ed è praticamente impossibile da estinguere. Per non parlare poi dei conseguenti tentativi di privatizzazione portati come panacea del male dell’economia, mentre non c’entrano assolutamente nulla con la reale causa del problema. Se poi pensiamo al fatto che ci sono altri soggetti che su tutta questa faccenda, già di suo al limite dell’inverosimile, speculano letteralmente “scommettendo” sul fallimento delle economie nazionali (Goldman Sachs) e dando i “voti” alle stesse (agenzie di rating), come fossimo a scuola e loro fossero gli insegnanti di chicchessia la faccenda assume toni da commedia dell’arte tragica, siamo al teatro dell’assurdo, in pieno stile beckettiano!
* 101 del TCE)
1. Sono vietati∗ la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione
creditizia, da parte della Banca centrale europea o da parte delle banche centrali degli Stati membri
(in appresso denominate “banche centrali nazionali”), a istituzioni, organi od organismi dell’Unione,
alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di
diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l’acquisto diretto presso di essi
di titoli di debito da parte della Banca centrale europea o delle banche centrali nazionali.
2. Le disposizioni del paragrafo 1 non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che,
nel contesto dell’offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche
centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati.
Articolo 124
(ex articolo 102 del TCE)
È vietata qualsiasi misura, non basata su considerazioni prudenziali, che offra alle istituzioni, agli
organi o agli organismi dell’Unione, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti
pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri un accesso
privilegiato alle istituzioni finanziarie.
∗ Rettifica
1. Sono vietati∗ la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione
creditizia, da parte della Banca centrale europea o da parte delle banche centrali degli Stati membri
(in appresso denominate “banche centrali nazionali”), a istituzioni, organi od organismi dell’Unione,
alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di
diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l’acquisto diretto presso di essi
di titoli di debito da parte della Banca centrale europea o delle banche centrali nazionali.
2. Le disposizioni del paragrafo 1 non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che,
nel contesto dell’offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche
centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati.
Articolo 124
(ex articolo 102 del TCE)
È vietata qualsiasi misura, non basata su considerazioni prudenziali, che offra alle istituzioni, agli
organi o agli organismi dell’Unione, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti
pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri un accesso
privilegiato alle istituzioni finanziarie.
∗ Rettifica