Chreme, tantumne ab re tuast oti tibi aliena ut cures ea quae nil ad te attinent? (Cremete, hai tanto tempo libero dalle tue faccende per occuparti di quelle altrui, che non ti riguardano per nulla?)
Homo sum, humani nihil a me alienum puto (sono un uomo, nulla di umano ritengo a me estraneo). Queste parole pronunciate dai due principali protagonisti dell’Heautontimorùmenos (Il punitore di se stesso), commedia di Publio Terenzio Afro, dovrebbero farci pensare che la condizione umana è degna di considerazione non soltanto durante le feste natalizie, quando siamo “tutti più buoni”, bensì dovrebbero essere l’oggetto di una società degna di perpetuarsi nel tempo, attraverso la cura dell’essere umano in quanto tale, detto nel senso più laico del pre-occuparsi degli altri. Ce lo ricorderemo dopo le feste? 
Publius Terentius Afrus
Torniamo a studiare i classici: hanno già detto tutto in modo ineguagliabile!
Nemulisse

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