Ta daaa! E dopo 3 giorni rieccomi a voi! (su Facebook) Purtroppo, diranno le malelingue, ma fate attenzione che il Signore vi vede, e non sia mai che decida di punirvi per la vostra insolenza… così come ha deciso di fare FacciaLibro con il sottoscritto.
Cos’è accaduto? Dunque, per quelli che in fondo in fondo (ma molto molto in fondo) mi vogliono bene sono stato bannato per aver osato, per la terza volta da un annetto a questa parte, “violare” le sacre “regole” (i cui criteri conoscono solo loro) di anti fake news del nostro ospite (nel senso di ospitante, in questo caso). Quanto è meravigliosa la lingua italiana! (Letteraria e poetica). Dico sul serio.  Ma non divaghiamo.
Dunque, come dicevo, per la terza volta (le altre due era sempre per due cavolate) hanno deciso che sono un pericoloso spargitore di notizie false e infondate  e  per questo andavo “punito” con il non permettermi di commentare, mettere like, o, soprattutto, postare qualsivoglia contenuto da parte mia. L’oggetto in questione lo trovate al seguente indirizzo di quest’altra piattaforma dove sono iscritto e dove ho deliberatamente lasciato visibile il post incriminato:
https://vk.com/wall562785996_5

Come potrete vedere da soli si tratta di uno screenshot fatto alla pagina di un Tg di Sky (in lingua inglese, ma facilmente comprensibile anche a chi non la conosce). Tale post era evidentemente ironico, visto anche lo “stato d’animo” che vi avevo aggiunto, ma l’algoritmo censorio di FacciaLibro è stato inesorabile, e zac! Mi ha tagliato le pudenda. Ovviamente a nulla è valso il fatto che accettassi la loro decisione (le altre volte, pur essendomi opposto, il risultato era stato identico,  seppur per sole 24 ore). E sono stati buoni e caritatevoli, perché oltre ad avvertirmi che la prossima volta di giorni me ne daranno 7, come la galera (ah, se potessero!), mi hanno anche scritto che sono stati compassionevoli non cancellandomi del tutto l’account.
Lo screenshot lo trovate qui: https://vk.com/wall562785996_6
Dunque, perché vi metto a parte di tutto questo? Semplicemente per farvi meditare sul fatto a chi stiano in mano i mezzi di comunicazione che utilizziamo quotidianamente.
Direte: “Eh, ma li utilizzi gratuitamente ed hai accettato implicitamente le loro condizioni nel momento in cui hai sottoscritto quello che è un vero e proprio contratto quando ti sei iscritto…”. Vero! Ma ci sono, proprio per questa ragione, due piccoli particolari. Il primo è che questi grandi colossi dell’informazione (per lo più americani) fanno transitare solo le notizie che vogliono loro sulle loro pagine,  arrogadosi così un diritto di censura  circa cosa non è loro gradito (lo ha fatto anche Twitter con Trump. Solo che quest’ultimo ha avuto il potere, che un semplice utente non ha, di rispondergli per le rime modificando la legislazione locale in merito). Quel che da un punto di vista giuridico non torna è che loro affermano di essere “solo” dei “contenitori” e non degli editori (che, in quel caso, avrebbero sì diritto di censura). Se fossero tali dovrebbero pagare gli utenti per i contenuti che pubblicano, e di cui si appropriano i diritti d’autore non pagando per questi ultimi. Come semplici “contenitori” tale diritto di censura non dovrebbero a nessun titolo esercitarlo. Neanche se questo fosse previsto dalla legislazione dello Stato in cui sono presenti gli utenti (che come tali sono legalmente responsabili davanti alle pubbliche autorità del luogo in cui vivono). In questo modo, invece, si erigono a “sceriffi” della loro (che entità statali pubbliche non sono) di legge, del tutto privata. E ripeto,  a questo punto dovrebbero pagare per i contenuti gli utenti, e le tasse per i profitti derivanti dalla pubblicazione  degli stessi agli Stati sul cui territorio “virtuale” operano (cosa quest’ultima che, come ben si sa, non avviene).
Il secondo, ma per questo non meno importante, punto della questione è che episodi come il mio, o come quello della recente chiusura dell’account di YouTube di “Radio radio” (con accuse assurde di diffusione di contenuti pedo-pornografici, poi ritirate con riapertura del canale medesimo a seguito delle proteste degli utenti e della minaccia di querela per diffamazione da parte della radio stessa) fanno meditare circa il fatto che l’informazione pubblica, soprattutto quella per così dire “virtuale” della Rete, passa praticamente tutta attraverso i rubinetti di società, o per meglio dire colossi  dell’informazione PRIVATI (il fatturato annuo di Google, solo per fare un esempio, è di gran lunga superiore al PIL dei Paesi Bassi). Se domani decidessero di bloccare le poche voci libere e dissenzienti rispetto al mainstream (cosa che già stanno da più parti applicando) chi potrebbe contrapporglisi? Non di certo noi, semplici utenti singoli. E cos’è questa se non una forma neanche tanto velata di dittatura alla “grande fratello”?

Meditate gente, meditate. 

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Nemulisse

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