Bene, o meglio, mica tanto! Ricapitoliamo ciò che sta accadendo nel mondo all’epoca della crisi economica. Sono oramai cinque anni da quando c’è stata la bancarotta della americana Leheman Brothers, famoso istituto finanziario d’oltre oceano con sedi in tutto il mondo, Tokyo e Londra in testa. Da allora un’autentica catastrofe finanziaria e sociale s’è abbattuta sul vecchio continente: la Grecia è stata ridotta alla fame, nel vero e proprio senso della parola. Il Portogallo la segue a breve distanza. L’Irlanda e la Spagna hanno visto un tasso di disoccupazione ben oltre le peggiori previsioni, toccando punte di oltre il 20% nel caso della penisola Iberica. Non che a tutti gli altri Paesi dell’Unione sia andata meglio, repubbliche baltiche in testa. Mi sembra che tutto questo tempo dovrebbe far capire che il perdurare di questo stato di cose, in Italia ulteriormente aggravato da una classe politica inetta e corrotta e serva di quei poteri che, come vedremo, hanno causato tutto ciò, non sia casuale, né tantomeno preparato da poco tempo.
Un’Europa debole politicamente perché divisa, suddita di una moneta studiata a tavolino, la cui proprietà è tutta in mani private, quelle della BCE. Un’Europa che vede al vertice del Consiglio europeo, ovvero l’organo deputato ad esaminare i problemi dell’integrazione dei Paesi membri nell’Unione, Herman A. Van Rompuy, politico belga misteriosamente a capo di tale organismo, non essendo stato eletto da alcun cittadino europeo attraverso libere elezioni. Egli è inoltre presidente del vertice Euro, organismo che si prefige di “vigilare” affinché i 27 Paesi membri dell’Unione rispettino i parametri economici imposti dalla moneta unica. In buona sostanza è un guardiano dei voleri della BCE. Fa parte del Gruppo Bilderberg, accolita nella quale anche l’Italia ha un folto numero di “prestigiosi” partecipanti. A questo esilarante quadretto aggiungiamo il fatto che Mario Draghi, Mario Monti e diversi altri sono per così dire il “frutto” di quella che forse è la più grande banca d’affari del mondo, ovvero la Goldman Sachs. Ora senza dilungarmi troppo su altre chicche di carattere squisitamente giuridico, quali il trattato di Lisbona del 2007 entrato in vigore nel 2009 ed altri provvedimenti magistrali, tutti tendenti ad un accentramento di poteri in mano di pochi organismi non perseguibili giuridicamente da parte dei singoli Stati membri dell’Unione, direi che ce ne sarebbe già abbastanza per farsi venire qualche dubbio legittimo. Aggiungiamo a questo il fatto che analisti economici e politici internazionali convengono oramai sul fatto che l’Europa così com’è non ha un gran senso, proprio perché divisa politicamente e, di conseguenza, economicamente (l’unione è solo monetaria, non economica). Di tutte le regole di stretto rigore monetario imposte dagli organi europei, BCE in testa, l’unico Paese che se n’è finora avvantaggiato è proprio quello più forte, cioé la Germania. Bisogna dire però che i benefici che ne ha tratti fin qui sono notevolmente inferiori di quelli che ne avrebbe se decidesse di farsi promotrice di un’unificazione politica e realmente economica. Se l’euro non fosse solo una moneta data in prestito da un ente privato, quale la BCE è, ai Paesi membri, ma rappresentasse veramente la moneta unica sovrannazionale di proprietà degli Stati dell’Unione sarebbe di sicuro più forte che mai e ne gioverebbe l’economia di tutti gli aderenti all’Unione medesima. Purtroppo così non è e tutto ciò avvantaggia le altre economie mondiali, Stati Uniti, Cina, Giappone e Paesi emergenti. I costi sopportati dalle istituzioni dei singoli Paesi dell’Unione sono inutili doppioni che determinano un’inefficienza del sistema Europa unico nel suo genere, affossando le economie più deboli con tutte le ricadute del caso. Come ho già avuto più volte modo di dire in questo blog, quella che stiamo vivendo è una guerra trasversale, giocata da attori di una classe socio economica ben definita e che travalicano i confini nazionali, pur avendo un interesse comune. Costoro si avvalgono di valletti messi a bella posta nei luoghi chiave delle decisioni importanti, politiche ed economiche, rendendo di fatto schiavi i cittadini europei, complici più o meno consapevoli, i politici locali. Un’intera classe dirigente creata appositamente per uno scopo ben preciso, rendere l’Europa la “Cina” del mercato economico d’occidente, con manodopera a basso costo, facilmente ricattabile e, proprio per questo, disposta a non ribellarsi più di tanto; quand’anche lo facesse si stanno mettendo in atto soluzioni legislative e politiche tendenti alla repressione di tali comportamenti poco consoni ad un piano siffatto.
Alla luce di ciò resta solo da chiedersi quanto tempo ancora i cittadini europei tarderanno ad interrogarsi, parafrasando Seneca, Cui prodest scelus? La risposta rimane semplice e sempre data dallo scrittore e filosofo latino: is fecit! *


* A chi giova il crimine? A chi lo ha causato!
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Nemulisse

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