Eh sì, lo devo ammettere: è proprio bravo! E lo dico da laico ed ateo, quindi assolutamente con distacco da quanto potrebbe influenzare un giudizio perché “viziato” da fanatismi emotivi di qualsivoglia genere. D’altra parte lui non è uno qualunque, bensì uno che ha studiato, e molto: si è laureato in filosofia, ha insegnato letteratura e psicologia e molto altro ancora (non da ultimo è stato uno dei più accaniti avversari della Teologia della liberazione, come il suo predecessore polacco). Non a caso fa parte di uno dei più potenti ordini di sempre, quello della Compagnia di Gesù, il nostro Jorge Mario Bergoglio, il 266° Papa della Chiesa Cattolica. Ho capito che era molto bravo fin da quando il cardinale Jean-Luis Tauran si affacciò in piazza S. Pietro pronunciando le oramai famose parole: “Annuntio vobis gaudium magnum;habemus Papam: Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum,Dominum Georgium Marium Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Bergoglio qui sibi nomen imposuit Franciscum”. Già, mi si sollevarono letteralmente le sopracciglia e pensai: “Che gran “furbo” deve essere questo nuovo Papa”, ed ebbi la conferma pochi minuti dopo quando salutò il mondo intero con le semplicissime parole: “Fratelli e sorelle, buonasera!”. Tutti aspettavano le parole che avrebbe proferito per fare un confronto, non tanto con Benedetto XVI che, diciamocela tutta, non è stato un Papa poi così amato, bensì con il di lui predecessore, ovvero Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla, il Papa più telemediatico del secolo scorso, insuperabile (almeno finora) nel vendersi al grande pubblico italiano e mondiale. Così come spiazzare tutti? Occorreva qualcosa di speciale, sennò il paragone non avrebbe retto. Et voilà, ecco la persona giusta nel momento giusto: lo “Spirito Santo” c’ha visto benissimo ed ha fatto eleggere uno che aveva le capacità di riportare la Chiesa nel cuore dei più, proprio perché ben preparato e capace di dare alla gente ciò che voleva sentire da un pontefice, prima di tutto usando la “semplicità”, che riguardo ad un Papa vuol dire quantomeno attento vaglio di quanto proferito. La gente sentiva il bisogno di qualcosa di “diverso” dal piccolo sovrano feudale che era Papa Ratzinger; di qui la trovata a dir poco “geniale”: la semplicità, che altro sennò? Poi agli italiani si sà, la pronuncia della lingua di Dante con accento straniero è sempre piaciuta, fà simpatia. Qualche aneddoto condito ad arte dalla sala stampa vaticana, amplificato dalla “attenta” e notoriamente profonda stampa nostrana del tipo: “Il Pontefice voleva pagare l’albergo in cui ha alloggiato durante il Conclave”, proprio a significare questo grande alone di semplicità che lo circondava allora e che continua a circondarlo ora, anche nel suo viaggio in Brasile, a cominciare proprio dalla sua di partenza, salendo le scale dell’aereo con in mano la “sua” valigia nera, che a giudicare dalla grandezza doveva contenere solo la biancheria intima per un viaggio così lungo, ma si sà, le vie del Signore sono infinite, quindi anche quelle della provvidenza che avrà senz’altro contribuito a quanto avrà necessitato il Pontefice romano. Tutto questo dopo il tour mediaticamente efficacissimo in Sicilia, o meglio in quel di Lampedusa, estrema punta di questa nostra italietta dimentica dei sui figli più lontani ed in prima linea nel combattere la battaglia della vita quotidiana. E cosa di meglio per un giro di tale fatta che il rimarcare l’aver voluto un crocifisso fatto del legno di quelle stesse barche che traghettano, quasi giornalmente, poveri disgraziati verso un destino quasi altrettanto infame di quello da cui stanno fuggendo! Questo Papa, che ripeto non è affatto uno stupido od un ingenuo, come vorrebbe dare a vedere, è uno che ha studiato, come ho detto, ed ha perfettamente capito che nella nostra società c’è una fame, quasi atavica, di “valori” direi quasi “comunisti”, di giustizia sociale, di equità, di soccorso per i bisognosi, a prescindere se poi vengano effettivamente messi in atto. Molti di questi valori che sono venuti meno per la “caduta” del comunismo, che a sua volta li mutuava in gran parte dal mondo greco-romano, sono la più grande ancora di salvataggio della Chiesa Cattolica asfittica e coinvolta in ogni genere di scandali dei nostri tempi, così Bergoglio sta usando con sapienza questa sete di diversità, seppur apparente, della gente più povera e non. Già, perché essendo uno bravo, sa parlare ai poveri disgraziati delle favelas come anche ai governanti del mondo, sprizzando apparente semplicità da tutti i pori in entrambi i casi, ma con parole che se ben soppesate si capisce benissimo che sono frutto di una strategia di chi sa perfettamente cosa sta dicendo e come e, soprattutto, dove vuole andare a parare. Non mi resta che fare di nuovo i miei (per quanto valgano) complimenti a Papa Bergoglio, in attesa estasiata, ovvimente, del prossimo gesto o parola di semplicità con il quale saprà incantare il mondo mediatico intero.
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» Matteo, 5, 3-12

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Nemulisse

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