Si racconta che, durante il suo Italienische Reise (Viaggio in Italia) del 1787, Goethe arrivato a Napoli rimase un giorno incantato dalla voce di uno scugnizzo e si fermò ad ascoltarlo finché quello, accortosi di essere osservato, smise. Così il poeta tedesco gli chiese di continuare, ma il ragazzo si rifiutò. Il primo ebbe allora a dire rammaricato: “I figli del sole respingono i figli delle tenebre”, alludendo alla contrapposizione, per lui fortemente sentita, fra la vitalità del sud d’Europa e la supposta tenebrosità del nord della stessa. Johann Wolfgang von Goethe era un grandissimo intellettuale e rappresentava allora, e continua a rappresentare oggi, la parte migliore del grandissimo frutto del pensiero tedesco di cui è stato uno dei massimi esponenti in campo letterario. Ecco, gli intellettuali tedeschi, questi apparentemente scomparsi convitati di pietra della Germania di oggi. Eccezion fatta per Jürgen Habermas, filosofo, storico e sociologo della scuola di Francoforte, e Hans Magnus Enzensberger, poeta e scrittore, anch’egli con una formazione filosofica alle spalle. Entrambi si sono posti il “problema” di dove stia andando l’Europa moderna, quella “comunitaria”, staccandosi dal pensiero unico tedesco che non si pone domande, ma aderisce supinamente ad una forma di sonnolenta accondiscendenza al buon “trend” finanziario della “locomotiva” d’Europa. Che tristezza mi suscita pensare oggi alla nazione che ha visto la nascita dell’Aufklärung (il rischiaramento) a seguito di un fervido dibattito nato sulla rivista Berlinische Monatschrift, cui partecipò fra gli altri I. Kant che definì questo processo come l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità, obbedendo al motto sapere aude, cioé imparare a servirsi del proprio intelletto senza la guida di altri! Magari fosse ascoltato il pensiero di Kant dai suoi discendenti e da tutti noi, magari potessimo noi tutti uscire da questo stato di minorità che c’attanaglia oramai da tempo, avendo lasciato che il nostro intelletto fosse guidato da altri, da chi ha omogeneizzato ed omologato tutto il pensiero ai suoi dettami. Per capirlo, gli intellettuali, dovrebbero tornare a fare il loro “lavoro”, quello di mettere in dubbio la realtà circostante, di mettere in dubbio il pensiero dominante, di mettere in dubbio se stessi in primis. Forse non è il tempo per un nuovo Goethe o un nuovo Kant, ma se ne sente tanto il bisogno, veramente tanto!
 
Nemulisse

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