Il vicepresidente della Commissione Europea, il finlandese Olli Rehn, la scorsa settimana ha annunciato che entro 10 giorni si deciderà il destino dell’euro. Bene, confusione a parte circa ciò che è finora accaduto e ciò che può accadere. Facciamo un attimo il punto: da dove viene la “crisi” della moneta unica europea? Beh, viene da qualche anno addietro e dall’altra sponda dell’oceano Atlantico. Bisogna infatti ricordare che all’inizio del passato decennio l’Opec, la Cina ed il Giappone intendevano cambiare con l’euro l’ormai asfittico dollaro nelle transazioni economiche internazionali. Questo ovviamente perché l’economia americana era già fin dall’allora enormemente indebitata e la banca Federale continuava a “pompare” l’emissione di moneta per supplire a tale enorme debito pubblico che si stava creando in tutti gli stati della federazione. Ad oggi il debito pubblico americano ammonta a svariate centinaia (avete capito bene!) di miliardi di dollari. Quello “ufficiale” è di circa 115, ma sommando quello di tutti gli stati la cifra sale in modo esponenziale. Dunque come uscire da una situazione del genere? Che ci potrebbe essere di meglio che tentare di far crollare il maggior “pretendente” al trono? Tanto più che i suoi “genitori” sono divisi da un punto di vista politico e culturale, il ché aiuta senz’altro un’azione mirata sui singoli Stati più deboli. Se a questo aggiungiamo la miopia politica della cancelliera tedesca Angela Merkel che, per convenienze di carattere politico regionale nulla fece circa 3 anni fa, alle prime avvisaglie della debolezza economica della Grecia, soggetta all’attacco finanziario da parte di Goldman Sachs, da una parte, e dalla corruzione dell’allora governo di destra, guidato da Costas Karamanlis dall’altra, e anzi s’oppose al finanziamento da parte dell’Unione Europea di poco più di una decina di milardi di euro, necessario a coprire il buco finanziario ellenico. Questo avrebbe messo l’Europa al riparo dalle successive speculazioni finanziarie operate ai suoi danni. Stesso discorso rischia di vedere oggi in senso negativo la Germania, senz’altro la “locomotiva d’Europa”, protagonista negativa oggi.
Speriamo invece che la via che, a mio parere, è ormai urgente e necessaria prenda piede: la creazione di una banca centrale europea e, finalmente, un’unione politica, capace di dare una risposta compatta a tutte le speculazioni finanziarie, politiche e sociali cui il vecchio continente è soggetto da alcuni anni a questa parte. Ultima chicca di quest’oggi è l’intenzione di Moody’s, l’agenzia di rating america, sodale di Goldman Sachs, di “declassare” l’economia di Francia, Germania ed Olanda. La considerazione rimane sempre la stessa: e se ce ne iniziassimo a “buggerarcene” delle agenzie di rating private americane?
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Nemulisse

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