Allora, riassumendo: il Coronavirus, il Covid-19, è stato ufficialmente riconosciuto (l’11 marzo) come pandemico dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), quindi ora è allarme ovunque, Stati Uniti compresi. In Germania aumentano i casi di contagio “ufficiali” (al momento in cui scrivo siamo oltre i 29mila casi), come in Francia e negli altri Stati europei. Ma indubbiamente il Paese più colpito, almeno finora, è il nostro. E la compassionevole presidentessa della Commissione Europea, Ursula Gertrud von der Leyen, in un forzato italiano (due parole, seguite dall’inglese) ha espresso il 12 marzo scorso tutta la sua (e quella dell’Europa) solidarietà per le nostre sofferenze dicendo che la UE avrebbe fatto di tutto per supportare l’Italia. “Ma che belle parole, signora mia”, avrebbe detto Luciano Rispoli. Peccato, però, che subito dopo (stesso giorno) ci sia arrivata una mazzata di multa da pagare subito da 7,5milioni di euro per quelli che sono stati considerati come “aiuti” di Stato dati agli albergatori sardi nel 2008 per supportarne la crisi. A questi vanno aggiunti L’Ue multa l’Italia: 7,5 milioni per gli aiuti agli alberghi sardi
80mila euro al giorno, finché non verrà recuperato l’intero ammontare dei fondi “illegalmente” assegnati agli albergatori. Per la precisione l’Italia sarebbe rea di non aver recuperato interamente i L’Ue multa l’Italia: 7,5 milioni per gli aiuti agli alberghi sardi
13,7milioni all’epoca erogati e che sarebbero dovuti rientrare totalmente attraverso il pagamento effettuato dagli imprenditori alberghieri. Stiamo parlando fino allo scorso anno, per capirci, dell’89 per cento dell’importo totale in conto capitale recuperato (ossia l’83 per cento di tale importo maggiorato degli interessi). Quel che mancava all’appello dei severi giudici europei erano circa 2milioni, e per questo gli è parso giusto appiopparci una multa di 7,5. L’Europa.

La BCE

Poi c’è stata (sempre lo stesso giorno) l'”opportuna”, e non certamente casuale, uscita di madame Lagarde, la prestanome al vertice della BCE, la quale ha dichiarato candidamente: «Non siamo qui per chiudere gli spread, ci sono altri strumenti e altri attori per gestire quelle questioni» (Federico Fubini sul Corriere della Sera sostiene che si sia limitata a ripetere le parole della tedesca Isabel Schnabel, facente parte del board della Banca Centrale Europea). In realtà tale frase ricalca a pieno quello che è il compito della BCE, ossia fare gli interessi di una banca privata i cui componenti sono una élite intoccabile giuridicamente e non imputabili a seguito delle proprie decisioni. Gli interessi portati avanti sono chiaramente quelli tedeschi, e segnatamente quelli voluti dal Jens Weidemann, il governatore della Bundesbank. Fatto sta che le dichiarazioni della signora francese hanno causato un crollo delle Borse, e la nostra ha subito le più gravi perdite con quasi 17 punti percentuali (per capirci una perdita di70miliardi di euro), salvo poi “scusarsi” due giorni dopo a seguito della valanga di critiche ricevute da ognidove. Poi, il 18 notte la decisione di fronteggiare la crisi del Coronavirus con 750milardi di euro pompati nell’economia europea (tra l’altro facendo naufragare l’intenzione del Governo di Giuseppi & Co. di chiedere l’intervento del MES). La cosa curiosa è che abbia dichiarato che la BCE comprerà titoli di Stato “finché non giudicherà che la crisi del Covid-19 sia finita, ma in ogni caso non terminerà prima di fine anno”. Già, come fa a sapere madame Lagarde che la crisi innescata dal virus si protrarrà fino a fine anno?
Intanto la Germania sta progressivamente preparandosi alla “grande fuga”. Ha deciso di riportare in Patria tutte quelle produzioni per essa essenziali che erano state finora date agli apparati produttivi esteri, ad iniziare da quelli cinesi. Sta inoltre, cosa per la nostra economia disastrosa, cercando di portare le produzioni della componentistica necessaria alle industrie (soprattutto quella dell’automobile) che viene fatta nel Nord Italia in Germania.

Piccola digressione su Greta 
Greta, ve la ricordate? E come dimenticarla visto che è stata da pochissimo ricevuta in pompa magna e con un sorriso a 32 denti dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (il 4 di marzo). Annunciato un piano che prevede entro il 2050 di passare al “green“. Docici Paesi hanno chiesto che si vada ancora più in fretta. Già, la fretta. Soprattutto quella delle multinazionali che producono questo “green”. Avete visto come l’Ambiente si è rigenerato durante questo periodo di sosta “forzata”? L’inquinamento è calato e la natura è tornata a prendere il sopravvento. Quindi la strada giusta è questa. Greta aveva ragione. Capita l’antifona? Piccolo particolare è che l’industria del “green”, nella stragrande maggioranza dei casi, inquina più di quella “classica”. Un esempio? Le batterie per auto elettriche. Per smaltirle si consuma più CO2 di quella prodotta da un normale motore a scoppio. Considerando che la crisi economica derivante da questo periodo di inattività falcidierà una miriade di piccole e medie aziende (l’Italia sta messa malissimo, essendo le nostre addirittura in maggioranza “micro” imprese, ossia con meno di 200 dipendenti), indovinate un po’ chi avrà tutti i benefici economici derivanti dalla produzione industriale?

Il virus nel Nord-Italia 
La parte più produttiva del nostro disgraziato Paese è il Nord, si sa. Ed è anche quella più colpita dalla virulenza del Covid-19. Un caso? Può essere. O anche no. C’è chi ipotizza che quello che ha colpito il Nord d’Italia sia un ceppo completamente differente da quello che si è diffuso in altre parti del Paese o nel resto d’Europa. A supporlo è il dottor Wayne Marasco, della Harvard Medical School. A riferirlo è Paolo Barnard in una serie di tweet che ha pubblicato sul suo profilo (dopo lunga assenza). Sembrerebbe che questa variante del virus sia molto più virulenta e con effetti molto più aggressivi rispetto alle altre. E qualche domandina hanno iniziato a farsela anche altri.
Tralascio in questa sede di parlare più ampiamente del fatto che i dati sulla diffusione del virus e del calcolo dei morti dato dai media nostrani è quantomeno singolare. Invece di guardare quelli ufficiali dell’Istituto Superiore di Sanità si sparano cifre di tutti i tipi. 

Bazooka, annunci e armi di distrazione di massa
Come ha giustamente osservato il senatore Bagnai, ogni qual volta si parla in economia di interventi delle banche centrali o dei governi che decidono di immettere denaro nel sistema produttivo dei vari Paesi si usa il termine “bazooka“. Evidentemente la similitudine con le armi affascina il mondo giornalistico in modo particolare. E allora ecco che si parla del bazooka messo in atto dalla Lagarde, i tardivi 750miliardi di cui sopra, o i circa 550miliardi (espandibili fino a 1.000) messi in campo dalla Germania attraverso il KfW (Kreditanstalt für Wiederaufbau, ossia l’lstituto di Credito per la Ricostruzione, creato nel 1948 a seguito del piano Marshal e il cui capitale è detenuto all’80 per cento dal Governo federale e per il restante 20 dai singoli Länder). Stessa operazione quest’ultima fatta dalla Francia attraverso la Banque publique d’investissement che è una joint venture di due entità pubbliche: la “Caisse des dépôts et consignations” e “EPIC BPI-Groupe”. Solo noi non finanziamo le nostre imprese attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, e non se ne capisce la ragione. O forse no, si capisce benissimo.
Fatto sta che il bazookino messo in campo dal nostro Governo, i famosi 25miliardi, sono un po’ come uno stuzzichino che fa da antipasto. Soprattutto considerato il fatto che l’Italia è (o meglio era) un Paese che macina circa 120-130miliardi di euro al mese di PIL. Stare fermi o quasi per uno o più mesi vuol dire un autentico disastro economico. Ma ecco i paladini dell’Europa ad ogni costo, i difensori dell’austerità e del “ce lo chiede l’Europa” che si sono fatti prontamente avanti con la richiesta non avallata dal Parlamento, come sarebbe dovuto avvenire, dell’intervento del MES (il Meccanismo Europeo di Stabilità), vero cavallo di Troia per la Troika e la fine definitiva stile Grecia. Senza tenere conto che i soldi che sarebbero necessari all’Italia il MES attualmente non li ha. Sono soldi che i singoli Paesi “volontariamente” mettono da parte per casi in cui l’economia di qualche membro dell’Unione ne avesse urgentemente bisogno. Ovviamente previo una “revisione” dei propri conti. Ebbene il capitale attuale del MES è di circa 80miliardi, di cui 14 nostri. Direi dunque una pistola, più che un bazooka. A consigliare caldamente l’Italia ad accettare gli “aiuti” del MES c’è Lars Feld, uno dei cinque consiglieri economici della Cancelliera, il quale s’è espresso (ma tu guarda un po’ il caso) in tal senso in un’intervista rilasciata recentemente alla FAZ.
Rimane comunque la gravità dello scavallamento della volontà parlamentare operata dal premier, lo stesso Giuseppi che si sta attribuendo poteri da ducetto approfittando della situazione drammatica. A tale proposito interessante è l’articolo di Andrea Pruiti Ciarello sul sito della Fondazione Einaudi.
Tornando un attimo agli “aiuti” messi in campo dal nostro Governo, sono previsti 300milioni per aiutare le “partite IVA”.  Visto che si vogliono dare 600 euro, una tantum, a ciascuno, vorrebbe dire circa 500mila partite Iva. Peccato che in Italia quelle attive su 6milioni e mezzo siano circa 5milioni. I conti non tornano. Nella sola città di Berlino sono stati preventivati aiuti per 300milioni per i lavoratori autonomi, che potranno arrivare fino a 500milioni. Poi viene da chiedersi come si sosterranno, da noi e altrove, quanti lavorano in nero, che magari riescono a racimolare un migliaio di euro al mese, riuscendo così ad andare avanti. Inoltre ricordo a noi tutti che qualsiasi agevolazione sia messa in campo, in Italia come in Germania o ovunque, si tratta sempre di prestiti o rimandi di pagamento di imposte. I prestiti andranno comunque restituiti (finanziamenti a debito, come la nostra cara moneta) e le imposte andranno pagate comunque, magari proprio anche con quegli stessi prestiti. Quando decideremo di uscire dalla gabbia dell’Euro (ovviamente non lo faremo mai) ed inizieremo di nuovo a battere moneta sarà sempre troppo tardi.
Comunque andrà a finire e quando, questo evento è senz’altro la causa di un cambiamento epocale. Una vera e propria terza guerra mondiale, anzi proprio globale e nulla sarà mai più come prima. Che ci piaccia o no.


Poi            “

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Nemulisse

One thought on “Il lavoro al tempo del Coronavirus

  1. La maternità surrogata è una grandissima svolta nella medicina riproduttiva che permette alle coppie con problemi di fertilità avere il loro figlio biologico. Per la maggior parte delle famiglie sterili la maternità surrogata attualmente è una smisurata opportunità di sperimentare la felicità di essere genitori.

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