Nel caos più totale nel quale sta vivendo gran parte d’Europa, soprattutto i cosiddetti Paesi del Sud Europa, occorrerebbe chiedersi con maggiore insistenza da dove proviene l’origine di tanti mali. Sembra invece questo un punto focale oramai desueto, dove la rassegnazione allo stato delle cose ha oramai preso il sopravvento totale e dove il porsi più che legittime domande è visto come segno di diversità in senso negativo, per non dire del tutto nocivo per “il bene comune”.
Già, tutt’è a stabilire cosa sia “il bene comune”, con cosa identificarlo ed in base a quali parametri di giudizio. Se per “bene comune” s’intende quello generato artificialmente da chi ha posto le basi per questo stato di cose generale, allora il porsi domande diventa immediatamente un qualcosa di negativo, se invece, al contrario, si pensa che il “bene comune” sia ciò che ti rende autonomo dal “pensiero unico”, allora il porsi domande è la sola strada per capire e tentare di trovare una soluzione al problema generale.
Molti sono i tasselli che sono stati costruiti nel corso di questi ultimi, diciamo, trent’anni. La terza guerra mondiale, perché di questo si tratta, è stata pianificata con cura ed i mezzi con cui combatterla sono stati a lungo preparati da schiere di “soldati del pensiero unico”, da lobbisti del potere economico, orientato ad un solo scopo: il proprio profitto. In fondo dai tempi di Marx le cose non sono cambiate poi molto: sono i mezzi che il “Capitale” ha adottato per ottenere il profitto (un enorme profitto, come non si era mai visto finora nella storia dell’umanità) che sono cambiati. Oggi è il volto mascherato del perbenismo finanziario è diventato quello di politici ed economisti (qual è oramai la differenza fra i due generi?) messi ad hoc nei posti di comando europei. Infatti è ancora una volta l’Europa il campo di batttaglia in cui si sta combattendo questa guerra senza bombe, eccezion fatta per l’Ucraina e gli attentati vari compiuti magistralmente ogniqualvolta se ne renda “necessaria” l’esecuzione per focalizzare nuovamente l’attenzione su altro o per limitare ulteriormente le libertà comuni, imponendo un sempre maggiore controllo fisico sulla popolazione. In pratica una silente schiavitù, cui tutti aderiscono supini in modo del tutto volontario, giacché il grande fratello del pensiero comune è oramai riuscito a far accettare la perdita di libertà come un fatto naturale, invocato da un finto bisogno di “sicurezza” generato all’abbisogna. Quando un problema non c’è lo si crea, per poi fornire su un piatto d’argento la “soluzione” che si voleva imporre fin dall’inizio.
L’Europa del Sud come Mercato di “manovalanza a basso costo” per produrre merci a poco prezzo per i Paesi ricchi, del Nord Europa compreso. Di qui due strategie sugli immigrati. Importarne grandi quantità in modo artificiale (altro che migrazioni “volontarie”) per generare ulteriori problemi sociali, legati alla “sicurezza”, alla logistica e quant’altro, nonché “importare” manodopera disposta a sostituire quella locale per due soldi*, costringendo peraltro quella autoctona ad “emigrare” a sua volta per poter sopravvivere in modo dignitoso. Soprattutto costringendo la classe lavoratrice qualificata a cercare lavoro ed un futuro altrove, depauperando le nazioni della loro possibile futura classe dirigente politica, economica e sociale. Coloro che rimangono sono quanti, non avendo una qualifica d’istruzione e lavorativa alta, non saprebbero come organizzarsi altrove, partendo praticamente da zero, spesso non conoscendo altre lingue se non la propria, con ulteriori difficoltà in un eventuale progetto migratorio. Rimangono così nel proprio Paese a contendersi con i “nuovi arrivati” lavori retribuiti due soldi per i quali si accontentano di condizioni di lavoro bassissime, senza praticamente diritti, perché “così è meglio di niente”.
Il pensiero unico ha ormai portato una grande fetta del mercato del lavoro, soprattutto quello meno qualificato, ad accettare il principio che è “meglio questo di niente”. Siamo praticamente tornati ai livelli dei diritti precedenti la seconda guerra mondiale, se non addirittura prima ancora. Anni ed anni di battaglie sindacali e per i diritti civili sono stati spazzati via da una serie di “riforme”, fatte ad hoc e, soprattutto, fatte digerire alla popolazione come un qualcosa di “necessario” per migliorare la propria ed altrui condizione in un periodo di “crisi”. Tutto starebbe a capire cosa realmente sia e come sia stata generata tale “crisi”.
Una soluzione al problema in atto? Quella che personalmente percepisco è una sola: una lenta diffusione di una “controinformazione”, tendente a smantellare il muro creato dal pensiero unico, nella speranza che la popolazione resa ancor più ebete di quanto non fosse già di per sé predisposta ad essere per sua natura (è più facile ricevere e credere alla “pappa fatta”, piuttosto che impegnarsi e pensare con il proprio cervello), si possa “risvegliare”. Questo sarebbe soprattutto compito della intellighenzia dei vari Paesi, se trovasse il coraggio di farlo, abbandonando i propri privilegi accumulati negli anni (come dignitari alla corte del Re Sole) e recuperando il proprio ruolo di “guida” del pensiero dell’umanità verso un miglioramento e non un abbrutimento totale a cui sembriamo essere destinati. Altrimenti l’altra strada percorribile è quella delle armi reali, con morte e distruzione in cui le vittime, cioé tutti noi, lo sarebbero due volte, uccisi prima nell’anima e poi nei corpi.

* per chi volesse approfondire il tema “profughi” ecco alcuni link interessanti:

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Nemulisse

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