Forte è l’allarme per l’attuale situazione politica, determinata dalla crisi Ucraina, non solo in Europa. E’ quanto è venuto a confermare lo stesso Michail Sergeevič Gorbačëv in occasione della sua visita nella capitale tedesca per il 25° anniversario della caduta del Muro. “L’Europa è diventata un’arena di disordine politico, di competizione fra sfere d’influenza ed infine di conflitti militari. La conseguenza inevitabile è l’indebolimento dell’Europa in un momento in cui altri centri di potere e d’interesse acquistano forza. Se continua così l’Europa perderà autorevolezza sul piano internazionale e diventerà, a poco a poco, irrilevante.”.
La stessa preoccupazione in tal senso è stata espressa dallo stesso Putin alla televisione tedesca ARD in un’intervista rilasciata lo scorso 13 novembre a Vladivostok. Le posizioni espresse dal Presidente russo sono state quelle di preoccupazione per il progressivo allontanamento della Germania in primo luogo e dell’Europa in generale dalla Russia. Questo alla luce dei buoni rapporti coltivati negli ultimi anni: “Di errori ne vengono sempre commessi. L’importante è reagire tempestivamente ed efficacemente agli stessi, analizzare e capire questi errori ed andare avanti. Non verso un vicolo cieco ma verso la soluzione dei problemi.” E di nuovo: “Mi sembra che nell’ultimo decennio abbiamo agito proprio in questo modo nei rapporti con l’Europa in generale e con la Repubblica Federale di Germania in particolare. Guardate quale atmosfera si è formata tra Russia e Germania negli ultimi 10–15 anni. A quanto mi risulta, è una base molto buona, un ottimo fondamento per lo sviluppo dei rapporti non solo tra i due Stati ma anche tra Russia ed Europa in complesso e, in generale, per l’armonizzazione dei rapporti nel mondo. Sarebbe deplorevole se lo perdessimo.”
La Germania sembra essere dello stesso parere, almeno da un punto di vista economico. I recenti accordi stipulati fra Russia e Cina circa le forniture di gas e la partnership economica tendente ad escludere gli Stati Uniti da un possibile accordo interbancario con lo yuan cinese come moneta di scambio al posto del dollaro ha spinto, molto probabilmente, più di dieci banche tedesche (fra queste Deutsche Bank, Commerzbank, DZ Bank AG, and Landesbank Hessen-Thueringen Girozentrale) ad aprire conti presso la banca nazionale cinese a Francoforte. Anche Hong Kong, Taipei, Singapore, Seoul, Parigi e Londra hanno stipulato simili accordi. Questo vuol dire che la Germania non vorrà di certo rimanere a guardare. Le banche centrali di tutti i Paesi nel frattempo stanno correndo ad acquistare ingenti quantità d’oro, Russia in testa (nel 3° trimestre di quest’anno ha fatto crescere di 55 tonnellate d’oro le sue riserve). La Germania ha invece “inaspettatamente” rinunciato al rimpatrio delle sue riserve auree tenute nei forzieri americani e francesi. C’è da chiedersi il perché di quest’improvvisa corsa all’acquisto di oro sul mercato mondiale il cui giro d’affari è di “soli” 280 milioni di dollari al mese a fronte degli oltre 360 miliardi di dollari che vengono utilizzati per gli scambi commerciali in tutto il mondo.
Ciò è dovuto sia alla “razzia” sul mercato internazionale da parte della Cina d’ingenti quantità di petrolio, determinandone un abbassamento del prezzo, sia ai piani strategici di carattere economico che Russia e Cina stanno mettendo in atto e di cui l’Occidente non parla. Su spinta del Consigliere per gli affari economici Sergej Glazev, Putin sta infatti assieme alla Cina acquistando le ingenti quantità d’oro (di cui sopra*) per una ragione ben specifica: dopo il trattato di Bretton-Woods del 1944 il dollaro americano ha rappresentato la moneta di scambio per la compravendita di petrolio, gas e materie prime pregiate quali l’uranio. Le maggiori quantità di tali materie sono attualmente in territorio russo e gli Stati Uniti hanno provato a far crollare il loro prezzo per diminuire la capacità economica del loro concorrente. Come contromossa la Russia si è accordata con la Cina (la quale avendo un disavanzo economico negli scambi commerciali con gli Stati Uniti in un rapporto di 5 a 1 non può permettersi di non fare tali scambi in dollari, ma solo come moneta di pagamento intermedia per poi convertirli subito dopo in oro) per sostituire il dollaro Usa con l’oro fisico come moneta finale di pagamento. Quel che fanno ora i Paesi BRICS, guidati da Russia e Cina, consiste di fatto nel cambiare il ruolo e lo status del dollaro USA nel sistema monetario globale. Da ultimo mezzo di pagamento e accumulazione del patrimonio, la moneta nazionale degli USA, nelle azioni congiunte di Mosca e Pechino viene trasformata in un mero mezzo di pagamento intermedio, destinato solo allo scambio con un’altra attività finanziaria ultima: l’oro. Così, il dollaro americano in realtà perde il ruolo di mezzo ultimo di pagamento e accumulazione degli attivi patrimoniali, cedendo entrambi i ruoli a un altro bene monetario riconosciuto, denazionalizzato e depoliticizzato: l’oro.
Gli Stati Uniti si sono accorti troppo tardi della mossa in atto tra i due Paesi ed hanno provato a porvi rimedio con la “politica” delle “rivoluzioni” arancioni (in Ucraina, come la cosiddetta Primavera Araba). In tutto ciò l’Europa svolge un ruolo marginale al traino della politica statunitense.
I tedeschi probabilmente si stanno rendendo conto di questo stato di cose e se da un lato non possono completamente sganciarsi dalla politica Statunitense, dall’altro cercano di mantenere i rapporti di “buon vicinato” con i russi. Al recente summit australiano (G20) ci sono state prove tecniche di distensione proprio a partire dalla Germania. La Cancelliera Angela Merkel ha dichiarato che una nuova ondata di sanzioni contro la Russia sia possibile, ma nel contempo il Ministro dell’Economia Sigmar Gabriel ha detto, apparentemente in contraddizione con la Cancelliera, che ulteriori sanzioni non farebbero che aggravare la situazione. La contraddizione è apparente perché il linguaggio diplomatico non consente alla Cancelliera di prendere posizioni troppo categoriche nei confronti del “volere” degli alleati americani.
La politica della Germania parla però per bocca di altri esponenti non di primissimo piano, tuttavia espressione del pensiero diffuso nell’establishment politico tedesco. Il parlamentare Marcus Pretzell di Alternative für Deutschland, che ha votato contro le sanzioni al Paese di Putin, ha dichiarato in proposito a Russia Today: “Credo che ci sia più di una persona da biasimare nel conflitto: gli Stati occidentali, l’Unione Europea, gli Stati Uniti e la stessa Ucraina. Tanto loro, quanto la Russia hanno fatto molti errori. Non c’è un “bravo ragazzo” nel gioco in corso. Quindi non bisogna guardare la situazione solo da un lato. Questo è il mio punto di vista per una soluzione del conflitto. Spero che la Germania abbia una forte posizione su questo punto. Non ritengo sia interesse della Germania imporre nuove sanzioni. Una nazione come la nostra che ha un’economia basata sull’export (principalmente macchinari ed automobili) e che importa gas e petrolio dalla Russia, ha bisogno di buoni rapporti con quel Paese. Così spero vivamente che non ci siano ulteriori sanzioni e che si ponga fine a quelle in essere”. Secondo un recente sondaggio pubblicato dallo Spiegel il 24% dei tedeschi ritiene che le sanzioni contro la Russia siano ingiuste, mentre il 40% che siano sufficienti quelle fin qui adottate. Solo un quarto del campione contattato dalla società Forsa, diretta da  Manfred Güllner, ritiene non sufficienti quelle finora messe in atto.
In Australia la Cancelliera Merkel ha avuto un colloquio faccia a faccia con il Presidente russo Putin durato circa 4 ore. A questo ha fatto seguito un incontro bilaterale fra i Ministri degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, e quello russo Sergei Lavrov. Entrambi i ministri hanno convenuto sul fatto che la pace di Minsk sia un buon punto di partenza. “Occorre lavorare duro però su questo punto” ha ribadito il Ministro tedesco, dichiarando che la soluzione al conflitto militare in atto non è affatto semplice. “Tuttavia siamo più vicini ad una risoluzione del problema”. Prove tecniche di “pace” con una “leggera” spinta dell’Economia.

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Nemulisse

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