La difficoltà maggiore che si ha nel giudicare se stessi è quella di essere oggettivi nel vedere i propri difetti e, di conseguenza, i propri pregi. Bisognerebbe essere tanto lungimiranti da cercare di porsi su un punto d’osservazione più in alto e vedersi come un altro da sé, una sorta di estraneo che ci osservi con occhio non accondiscendente, bensì neutrale. Beh, è una delle cose più difficili in assoluto, mi rendo conto. Rimane comunque il solo modo per avere una percezione di sé (chi meglio di noi stessi può conoscere il nostro modo di essere?) con una certa attendibilità, non alterata da un’assoluta estraneità (per esempio se ci facessimo giudicare da uno straniero, non molto avvezzo agli usi e costumi propri di chi in un posto c’è nato e vissuto). So di sembrare un po’ “tronfio”, ma questo è ciò che ho cercato di fare quando ancora vivevo nel Belpaese ed è ciò che, a maggior ragione, faccio oggi che non ci vivo più, ahimè! La lontananza aiuta a vedere cose che dall’interno, forse, non si osservano bene. Tutto questo “cappello” era necessario per cercare di non urtare la suscettibilità dei lettori di questo mio blog, anche di quella dei più attenti.
Ebbene, non si può continuare a parlare di ciò che avviene quotidianamente, in Italia ed in Europa, senza stupirsi di come non scoppi una ribellione generalizzata contro questo crescente stato di cose che impoverisce i corpi e le anime.
Ho iniziato a scrivere questo articolo prima che la gente iniziasse a scendere nelle strade il 9 dicembre scorso. Ed ecco che la realtà supera, come al solito, la fantasia. Quasi un anno fa, avevo scritto un post che auspicava un momento come questo, un momento in cui la gente iniziasse a prendere coscienza dello stato delle cose ed iniziasse a protestare in modo democratico sì, ma deciso.
Per parlare solo da noi, ogni giorno compaiono sui Media scandali, scandalucci, inciuci ed ingiustizie, con dovizia di commenti anche di persone non banali che rasentano il disgusto totale. Non ci si può stupire più di tanto se la gente comune, la cosiddetta “casalinga di Voghera” (povera Voghera e povera casalinga!), non scenda in piazza con i forconi contro tutte le cose stomachevoli che sopporta quotidianamente. Non ci si può stupire di tutto ciò se anche i i cosiddetti intellettuali, professori universitari, scrittori, giornalisti, liberi pensatori, per non parlare dei simulacri dei politici, trovino del tutto normale commentare le singole notizie del momento, come fossero lo svolgersi del solo dei mondi possibili. Già, perché non è il migliore dei mondi possibili, per scomodare il filosofo Leibniz, quello in cui viviamo. E’ un mondo creato da noi stessi, nella misura in cui siamo accondiscendenti a ciò che una parte dell’umanità ha scelto per noi.
Per tornare all’Italietta, quella che vedo dall’estero, ci sono tutti i giorni le solite polemicucce; in televisione le solite facce che stanno dibattendo sulle solite cose inessenziali: Berlusconi, la legge elettorale, la sacralità del Presidente della Repubblica, il taglio dei costi della politica, Renzi “salvatore” della Patria e chi più ne ha più ne metta. Si parla di tutto per non affrontare realmente nulla. Ed intanto l’Italia muore.
Ecco, è questo che si vede da fuori dell’Italia. Un Paese che continua a dibattere del nulla, incapace di uscire da un’autoreferenzialità che lo fa attorcigliare su se stesso. Per questa ragione spero che non finisca in un nulla questo movimento nato dai cittadini che sono scesi in piazza. Anzi, spero si allarghi fuori dai confini nazionali, anche in quei Paesi europei che stanno vivendo sulla propria pelle la mancanza di esponenti della classe politica capaci di tutelarli e rappresentarli. Vorrei finalmente vedere un’Italia che, al contrario di quanto acutamente affermava Flaiano, non fosse “un paese dove sono accampati gli italiani”. Sarebbe ora di crearlo il migliore dei mondi possibili e non lasciarlo più nelle mani di un “dio creatore” che lo ha fatto per noi a “sua” immagine e somiglianza.

Gottfried Wilhelm von Leibniz

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Nemulisse

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