“L’Italia non può fallire, fallirebbe l’Europa”. Questo quanto da più parti si è affermato in quest’ultimo periodo a commento della situazione economica del nostro Paese. Già, ma che Paese è quello in cui vedi in strada, camminando, una giovane ragazza mal vestita, con ai piedi il suo fagotello, mentre sta fingendo di suonare un flauto dolce che palesemente non sa neanche da che parte tenere in mano per chiedere le elemosina a passanti distratti e frettolosi? E come lei ne ho visti altri di giovani ragazzi e ragazze, scalzi, magri, coperti di un vecchio cappotto al semaforo allungare la mano con lo sguardo perso nel vuoto, in attesa che qualcuno infagottato nella propria auto gli desse qualche spiccio. Oppure che Paese è quello in cui incontri un tuo coetaneo, appartentemente vestito in modo non lacero, che ti chiede qualcosa per mangiare perché è stato licenziato e non riesce a trovare lavoro? Già, che Paese è? E’ un Paese morto! E’ un Paese che non sa dare risposte alla necessità di dignità delle persone che vi vivono e che contribuiscono o hanno contribuitio al suo sviluppo. Basterebbero i primi 4 articoli della nostra costituzione a dare il segno del fallimento del nostro Bel Paese: sono bellissimi articoli dove si sancisce il diritto alla dignità economica, sociale e politica di chiunque, nessuno escluso. Furono ben pensati e sarebbero il cardine bellissimo su cui basare lo sviluppo sociale e culturale di qualsiasi Paese, a maggior ragione il nostro dalla millenaria cultura e tradizione di civiltà; invece, purtroppo, stanno lì a testimoniare il fallimento di una classe politica e di dirigenza economica che hanno portato alla disperazione e, talvolta, a gesti estremi chi tali principi ha visti calpestati senza il benché minimo scrupolo proprio da costoro. Purtroppo mi rendo conto, pensandoci da ormai diverso tempo, che la nostra società s’accorgerà troppo tardi del punto in cui siamo giunti, un punto senza ritorno, o almeno di qualche tipo di rinascita, ma a scapito di vere sofferenze intestine che dureranno per anni. E’ triste, ma la sola cosa che a mio parere rimane è, per chi può, andare a cercare quella dignità e quelle speranze di possibilità di una vita degna altrove, lontano da qui!
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Nemulisse

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