Ho sempre considerato, per ciascun individuo, un dovere morale avere un ruolo nell’ambito sociale. Con questo intendo dire che ognuno di noi dovrebbe, secondo le proprie capacità, impegnarsi e dare il proprio contributo alla società in cui vive, per un dovere del tutto laico di dare agli altri il risultato delle proprie capacità. Ciò può avvenire tanto nel senso di un’azione tesa al bene, quanto tesa al male. In ogni caso reputo “positivo” quest’esplicarsi nello spazio e nel tempo l’esistenza umana. Per capirci anche un “genio del male”, nel suo modo d’esplicitare le proprie possibilità, ha la sua “ragion d’essere” nel mondo. A suo modo, sicuramente riprovevole dai più, non è purtuttavia un parassita della società. L’ignavia è il peggior male del mondo; non a caso Dante mette gli ignavi nell’Antinferno, li reputava cioé non degni né del Paradiso, né dell’Inferno, costringendoli a correre sempre in tondo dietro ad un’insegna, punti da vespe e mosconi, con le ferite piene di vermi. Il massimo del disprezzo per la condizione umana insomma. Le nostre capacità possono essere di qualsiasi genere, l’importante è esprimerle secondo le nostre potenzialità. Alcuni anni fa lavoravo al reparto d’impaginazione grafica di un giornale: ebbene m’incantavo nel vedere un ragazzo, mio collega, che a suo modo era un vero artista di quel mestiere. Io lo facevo per necessità, mentre lui si vedeva che aveva un’innata passione per ciò che faceva ed esprimeva ad altissimo livello ciò che stava facendo, proprio secondo le sue possibilità che in quel campo erano massime. Non basta che una persona sia “garbata”, “educata”, magari di gradevole aspetto per farne una persona rispettabile, cioé degna di rispetto, nella società in cui vive. Il parassitismo sociale è molto diffuso in realtà, più di quanto non si pensi. Gramsci lanciava i suoi strali contro l’indifferenza nell’ambito sociale-politico, ed aveva ragione da vendere, a prescindere dalla parte politica dalla quale si è, dal ruolo che si ricopre, dall’estrazione dalla quale si proviene.
E’ per questo che, forse, non avendo altre qualità evidenti ho deciso di scrivere questi “appunti sparsi” tramite questo blog: è il mio modo per giustificare il mio esistere, la mia giustificazione al non aver ancora concluso i miei giorni terreni, con libera decisione. O forse è solo una scusa per non trovare il coraggio di farlo. Una volta, invece, avrei detto, ed in fondo è l’altra faccia della medaglia, che bisogna proprio amarla tanto l’umanità per avere il coraggio di non porre fine all’esistenza. Se una ragione c’è di portare al compimento “naturale” la nostra esistenza è proprio quella di donare il proprio “talento” all’umanità, altrimenti non si ha diritto di vivere, non bisognerebbe avere la possibilità di non giustificare il proprio esistere davanti agli altri e non davanti ad un ipotetico “essere superiore” al quale non credo e a cui non ritengo di dover giustificare il mio esistere. Al contrario, per gli altri esseri con cui entro in contatto è il solo modo che ho per non meritarmi il loro giustificato biasimo.
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Nemulisse

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