Parafrasando la celebre frase del Capitale di K. Marx si potrebbe dire che la manifestazione mondiale del 15 ottobre prossimo potrebbe costituire una valida base di rifondazione della società e del suo sviluppo a livello mondiale.
Intendiamoci, con ciò non intendo dire che sarà sicuramente l’inizio di una rivoluzione planetaria, ma potrebbe costituire senz’altro la base sociale che generi un più diffuso senso di necessità di cambiamento a livello planetario. I cambiamenti sociali e storici in Hegel avvengono in modo “dialettico”, in altre parole quando un’epoca è giunta alla sua fine ha già in sé i presupposti dell’epoca che la segue: la storia è in continuo divenire.  La realtà non è che il dispiegarsi della Ragione che si manifesta in una serie di passaggi, i quali rappresentano, ognuno, il risultato di quelli precedenti e il presupposto di quelli seguenti. Bene, mi sbaglierò, ma in questo fermento planetario intravedo i presupposti per questo cambiamento e spero, francamente, che non venga meno. Ciò che Marx aveva ben espresso circa l’atomismo e l’individualismo quali tratti peculiari della civiltà moderna della sua epoca rimane purtroppo valido anche ai nostri giorni, traslato in un’economia che da pura capitalistica s’è trasformata in finanziaria. Senza voler scomodare la rivoluzione auspicata da Marx per superare le disuguaglianze sociali determinate dal capitalismo, è comunque chiaro che un cambiamento sociale deve essere una naturale valvola di sfogo per un confronto di esigenze di vita oramai inconciliabili tra i forti poteri economici, che sono una minoranza assoluta in termini numerici, e la moltitudine variegata e di diverse estrazioni sociali che si contrappone dall’altra parte e che è costretta a subire il carico economico determinato dall’arricchimento di tali poteri economico-finanziari. In parole povere non è più sostenibile una situazione che faccia pagare a quasi tutti il privilegio di pochissimi, pena una inevitabile rivolta anche cruenta.
Vedremo nei prossimi mesi dove condurrà questo sentimento d’ingiustizia ormai comune fra la gente, qui in Italia come nel resto del mondo: da noi la classe politica è praticamente un’entità aliena al comune sentire della gente e la “casta” di cui si parlava fino a qualche tempo fa è oramai un termine che va sostituendo la classe politica tout court, senza più distinzioni fra gruppi politici. Quella economico-finanziaria vorrebbe “sostituire” quella politica che non gli fa più da referente nella vita sociale (essendo solo costituita da persone inette, non votate, ma andate al potere per clientelismo e favoritismi vari), mettendo così in serio pericolo la propria egemonia a livello di classe di riferimento per “il popolo”, come in parte era ancora vista, almeno fino a qualche tempo fa. Pertanto ci sono personaggi come Montezemolo (FIAT!) e Profumo (EX UNICREDIT!), praticamente due dei maggiori rappresentanti di quella classe sociale diretta responsabile del disastro economico che stiamo vivendo che vorrebbero rappresentare il nuovo in politica: un po’ come 20 anni fa “scese in campo” il buon Berlusconi per difendere ciò che la caduta in disgrazia di Craxi non gli permetteva più di difendere: se stesso ed i propri interessi economici.
Di che cosa stiamo parlando? Del futuro di un Paese morto!
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Nemulisse

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