L’altra faccia della Luna

L’altra faccia della Luna

Voglio spezzare una lancia a favore delle giovani generazioni. In particolare mi riferisco non tanto a quella dei ventenni o più giovani ancora, quanto a quella dei trenta-quarantenni, i cosiddetti Millennial. Questo, premetto, è inusuale da parte mia, perché ritengo che sia una generazione impreparata, spesso non colta pur volendolo apparire, e molto supponente. Inoltre, a rincarare la dose di critica, c’è il fatto che gran parte di coloro che ne fanno parte oggi costituisce la nostra “classe dirigente”, a tutti i livelli e in tutti i campi.
Detto ciò spiego il perché di questo mio, apparente, cambio di pensiero.
In realtà queste generazioni sono quelle dei nati a cavallo della caduta del Muro di Berlino, che sono cresciute con il mito dell’Europa unita, della “pace perpetua” (come avevamo creduto anche noi), ma che a differenza di quanti nati prima di quel periodo sono stati educati in scuole e Università appositamente per loro preparate, con un sistema educativo nuovo che è andato avanti di pari passo con quello del pensiero economico neo-liberista. Ed è proprio quest’ultimo, il neo-liberismo, che ha messo su una gigantesca opera di mistificazione del reale, ad uso e consumo delle nuove generazioni, utilizzando ingenti mezzi e destrutturando sistematicamente la realtà preesistente, riuscendo perfino a renderla estranea a quanti avevano contribuito negli anni a produrla o, almeno, a viverla.
Ma andiamo con ordine per capire come ciò sia avvenuto nel corso del tempo.

La Scuola
Tale opera di destrutturazione è partita dal sistema educativo, la Scuola pubblica, che è stato sistematicamente distrutto tanto nei mezzi che nelle metodologie d’insegnamento. Si è costantemente fatta una campagna tendente a denigrare il ruolo del pubblico (come per il resto delle attività dello Stato), facendo passare attraverso i media compiacenti o semplicemente superficiali, il messaggio che il privato era migliore, più efficiente e più “al passo con i tempi”. Questo è avvenuto tanto nell’ambito della Scuola che dell’Università. Quest’ultima vide un flebile movimento di protesta denominato la “Pantera” (poi conclusosi come al solito all'”italiana”, ovvero con un nulla di fatto) contro le riforme che l’allora ministro Antonio Ruberti voleva introdurre (dicembre 1989). Tali riforme, fra le altre cose, prevedevano il finanziamento privato delle ricerche e l’ingresso delle aziende nei consigli di amministrazione degli Atenei. In pratica l’inizio della privatizzazione delle Università. Fatta eccezione per alcuni emendamenti alla legge concessi da Ruberti, la privatizzazione iniziò. Lo stesso processo lo subirono le scuole. Soprattutto con la riforma voluta dal ministro Luigi Berlinguer (1996-98) che ha ridotto, con le successive modifiche degli altri Governi, la Scuola ad una succursale delle aziende. Il processo di “aziendalizzazione” è ben stato spiegato da Pietro Ratto, in particolare in questa intervista. Contemporaneamente è stata messa mano ai programmi scolastici, provando a più riprese ad eliminare lo studio del Latino, del Greco e della Filosofia, per fortuna non riuscendoci. Ovviamente non è un caso che si sia tentato ripetutamente di fare ciò, perché sono materie che fanno pensare e problematizzare l’esistente, cosa che il Nuovo Ordine Mondiale non vuole per ovvie ragioni. Invece tagli notevoli sono stati fatti allo studio della Storia, perché bisogna “dimenticare” il passato, per vivere in un eterno presente, senza memoria (se non per “fascismi” e “ismi” vari inventati di sana pianta, perché utili a stigmatizzare chi non pensa come il mainstream vuole).
Sono stati man mano cambiati i piani scolastici e le scuole assieme alle Università, come dicevamo, sono state sempre più trasformate in aziende che devono far quadrare il bilancio. I presidi sono diventati dei ragionieri e i finanziamenti dello Stato variano a seconda del numero di alunni che frequentano gli istituti. Per questa ragione ha preso piede via via l’andazzo a non bocciare più così spesso nelle scuole, per evitare la probabile emorragia di alunni. Si è perfino arrivati a vedere veri e propri episodi di bullismo e di vessazione nei confronti degli insegnanti, tanto da parte degli alunni che dei loro genitori. La scuola, una volta luogo di formazione (pur se criticabile per diversi aspetti) è stata costantemente svilita di contenuti e di autorità educativa, pur scaricandole addosso ogni genere di colpa circa il comportamento degli alunni che la frequentano. L’Università, dove i privati sono entrati a man bassa, non è da meno. La ricerca è mortificata e si sono istituite facoltà a numero chiuso là dove una volta era possibile accedervi liberamente. Si sono semplificati i programmi, un po’ perché devono passare solo i messaggi educativi voluti (ci sono libri di testo estremamente validi che sono stati sostituiti volutamente con altri, scritti ex novo), un po’ perché i “nuovi” alunni spesso non sono in grado di comprendere i testi che una volta venivano usati per i programmi proposti dai docenti della “vecchia guardia”. Ne ho avuta esperienza diretta di ciò già alla fine del corso dei miei studi universitari. Gli atenei, man mano che andavano in pensione i cosidetti “baroni”, che saranno pur stati tali, ma molto spesso erano comunque docenti di spessore e qualità, hanno rimpiazzato la classe docente con i portaborse di questi ultimi, o con gente “nuova” formatasi nel solco della nuova ideologia imperante. Ovviamente non è un discorso che si può generalizzare al cento per cento, ma in buona parte è senz’altro corretto.
Molto in sintesi è questa l’educazione scolastica avuta dai “giovani”, ossia coloro che sono cresciuti con l’idea che l’Europa fosse un’opportunità (come se prima non ci fosse stata) di viaggiare e formarsi con gli appositi programmi come l’Erasmus, quest’ultimo vero totem intoccabile per molti di costoro. Ho personalmente conosciuto una donna (di poco più di trent’anni) che ha chiamato il figlio Erasmus (sic.) e che la figlia che portava in grembo voleva (almeno così mi disse) chiamarla Europa. La ragione era che si era conosciuta con il marito proprio grazie a questo bellissimo programma di interscambio universitario. Mi sembra una ragione più che valida per rovinare la vita a due bambini. Un po’ come chi in passato chiamava i propri figli “Palmiro”, “Bettino” o “Benito”.
Europa Europa, tutti verso il Sol dell’avvenire 
I “diversamente giovani”, come il sottoscritto, si ricorderanno quasi certamente un bel programma televisivo di Rai Uno, ideato da Michele Guardì, Giorgio Calabrese e Mario Di Tondo e condotto dal duo Frizzi-Gardini, che si chiamava “Europa Europa” (1988-1990, guarda caso). A chi non piaceva l’idea dell’unione, almeno spirituale e culturale dei popoli europei? Certamente a me piaceva, e come a me piaceva a tantissimi altri della mia generazione e anche di quelle precedenti. Peccato però che di illusione si trattava e non ce ne rendevamo conto. Anche con trasmissioni come quella di cui ho appena parlato si instillava pian piano l’idea nella massa che l’Europa era la terra promessa. Nessuno di noi, o almeno la maggior parte di noi, immaginava che in realtà era una pietanza avvelenata accuratamente preparata, e che prevedeva una portata unica: quella economica attraverso cui governare i popoli. Cuoco prescelto? La Germania, of course.

Diritti civili in cambio di quelli sociali
Il mainstream, televisivo, di giornali e in Internet ha per anni martellato l’opinione pubblica con messaggi tendenti da un lato a sdoganare alcune categorie di persone quali gli omosessuali, la comunità lgtb e quanti erano stati ingiustamente mortificati ed emarginati dalla società, dall’altro ha fortemente caldeggiato la progressiva concessione di diritti civili, nella stragrande maggioranza dei casi sacrosanta, a favore di tali categorie. Ma si è ben guardato dal mettere in evidenza il fatto che tutto questo è stato ottenuto in cambio dei cosiddetti diritti sociali, conquistati con anni e anni di dure battaglie e duri confronti delle generazioni precedenti. In pratica da un lato è stato fatto passare il messaggio che togliere, ad esempio, l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fosse un qualcosa di ineluttabile, per via dei tempi contemporanei in cui l’evoluzione dell’economia imponeva un mercato del lavoro “snello” e “mobile”, ma dall’altro si è concesso, sempre ad esempio, il diritto per le coppie omosessuali di contrarre regolare matrimonio. Come se quest’ultimo sacrossanto diritto civile fosse in qualche modo compensativo del furto fatto sul piano sociale. Tutto ciò è stato sapientemente orchestrato, complice una classe politica nel migliore dei casi inetta, nel peggiore collusa.
Ebbene si sono movimentate le masse giovanili per dare supporto a questa voce, sapientemente mobilitate tramite le piattaforme su Internet, con manifestazioni di solidarietà e supporto a queste cause, così come era accaduto in ambito internazionale per le manifestazioni organizzate a favore della “primavera araba” o della “rivoluzione arancione”. Peccato che i giovani non abbiano fatto altrettanto a favore del mantenimento dei diritti sociali che sono stati loro sottratti costantemente nel corso degli ultimi anni, facendo della loro stessa generazione una massa di persone senza lavoro e precaria a vita.
Greta, i “gretini”, senza dimenticare… le “Sardine”
Una generazione fragile e (quindi) volubile e facilmente manipolabile. Questo è il risultato del lavoro fatto costantemente da molteplici organizzazioni internazionali sui più giovani, facendo pressione martellante sulle loro coscienze attraverso i social media, ampiamente utilizzati ormai da tutti noi. Sono nati movimenti in favore dell’ambiente, come quello della diciassettenne svedese Greta Thunberg, ragazzina arrivata improvvisamente alla ribalta internazionale proprio grazie al grande battage pubblicitario fatto, dai media di tutto il mondo, alle sue proteste in favore del clima messe in atto, inizialmente, davanti al Riksdag di Stoccolma. Da metà agosto 2018 iniziò a fare uno sciopero scolastico fino alle elezioni svedesi di settembre, oltre le quali divenne un appuntamento fisso ogni venerdì, lanciando così il movimento Fridays for future cui iniziarono ad aderire soprattutto grandi masse di giovani. Quest’ultimi sono senz’altro stati mossi da buone intenzioni (chi potrebbe dire che la tutela del clima non sia importante?), ma il “fenomeno Greta” era veramente stato solo l’impegno di una ragazzina sconosciuta che, improvvisamente, è diventata una vera e propria star ricevuta in pompa magna da capi di Stato e autorità religiose? Solo un ingenuo potrebbe pensarlo o le menti più manipolabili. Che dietro un fenomeno così ci sia stata la grande industria internazionale produttrice di tecnologie “green” è abbastanza intuitivo, anche se non provabile direttamente. Adesso, buona grazia dell’arresto forzato in tutto il mondo di attività produttive e dei mezzi di locomozione, vedrete che per il conseguente calo delle particelle inquinanti nell’aria si dirà che “Greta aveva ragione”. Si dirà che occorre convertire tutte le tecnologie produttive al “green”, senza dire, però, che molto spesso quest’ultime inquinano l’ambiente più di quelle tradizionali, come nel caso dell’energia necessaria e del problema delle scorie derivanti dal processo di smaltimento delle batterie elettriche per auto. Comunque sia, sull’onda emotiva del messaggio della giovane svedese, grande rilancio hanno avuto quei partiti politici che si rifanno all’idea di una società compatibile con l’ambiente. I Verdi, in particolare in Germania, ne sono un esempio lampante. Alle elezioni federali del 2017, infatti, avevano raggiunto appena l’8,9 per cento dei consensi elettorali. Solo due anni dopo, alle elezioni europee, sono balzati al 20,5 per cento, scalzando alla grande la seconda posizione della più antica socialdemocrazia al mondo, quella rappresentata dalla SPD (crollata al 15,8 per cento), prendendone di fatto il posto nelle preferenze dei tedeschi in un’ipotetica nuova coalizione governativa. Ed indovinate un po’ chi ha votato in maggioranza il partito green per eccellenza? Bien sûr, i giovani nella fascia d’età compresa fra i 25 e i 40 anni. Was für eine große Überraschung! direbbero da queste parti (ossia una vera sorpresona). 
Berlin, du bist so wunderbar
Una particolare attenzione riguardo al fenomeno giovanile tedesco andrebbe riservata alla città di Berlino, vero e proprio esperimento sociale a tal riguardo (tanto quanto, sempre a mio parere, l’Italia lo è di fenomeni di massa derivanti da fattori emozionali, molto istintivi e per niente razionali). La Capitale tedesca è infatti un catalizzatore (non a caso) dei giovani provenienti da tutto il mondo. A dire il vero lo è da lungo tempo e per due ragioni storiche ben precise. La prima è che Berlino è sempre stata considerata una città “libertina” e dai costumi liberi. E questo addirittura dalla fine del 19° secolo. La seconda è che il Muro creò nella parte occidentale un micro-cosmo del tutto particolare, visto l’isolamento all’interno della ex DDR, che faceva sì che solo i giovani e i fuggiaschi volessero vivere nella enclave. Questo in cambio di notevoli vantaggi economici e di un ampio margine di libertà dovuto alla implicita complicità dei governi della BRD (Bundesrepublik Deutschland), che avevano il problema non secondario di mantenere “viva” una città in cui nessun tedesco voleva recarsi. Pertanto si chiudeva un occhio, o anche tutti e due, di fronte ad evidenti “anomalie” nel quadro delle regole statali, oltre a foraggiare con un autentico fiume di denaro e di droga Berlino Ovest proprio per questo scopo “sociale”. Insomma libertà a gogo, in tutti i sensi, che attirava gli “spiriti liberi” da tutte le parti del mondo. Tutto ciò creò il “mito” di Berlino che i media compiacenti contribuirono ad amplificare anche dopo la caduta del Muro, quando le cose iniziarono in realtà a cambiare, e non poco (tranne per la droga). Ma tanto basta. Berlino nell’immaginario collettivo è rimasta la città del “possibile”, dove tutto è concesso e la trasgressione è all’ordine del giorno. Il che sicuramente, almeno in parte, è ancora vero. Quello che non è più vero è il fatto che sia proprio il paese di Bengodi. Anzi… Tuttavia, per le ragioni dette sopra, rimane un elemento di attrazione irresistibile per i giovani, che ne vengono attratti come fa il miele con le api, scambiando il multiculturalismo (multi-kulti) con l’egualitarismo. Non è vero che siamo tutti uguali, semmai abbiamo i medesimi diritti, in uno Stato di diritto, ma ciascuno con le proprie caratteristiche e capacità che ci rendono individui unici ed irripetibili. Per questi giovani la società aperta di popperiana memoria è un altro totem, non capendo che il cosmopolitismo è ben altra cosa rispetto all’omologazione, e che le differenze vanno semmai preservate e non annullate in nome di un’accoglienza pelosa, come si sarebbe detto in altri tempi.
Se si osservano le statistiche ufficiali la più alta percentuale di abitanti berlinesi è proprio quella della generazione compresa fra i 25 e i 45 anni, ossia proprio i “Millennial” di cui si parlava all’inizio di questo lungo articolo. Quale migliore campo di sperimentazione sociale si potrebbe trovare per chi volesse “testare” l’influenzabilità, o quand’anche la manipolazione, di una fascia giovanile resa nel corso del tempo “sensibile” a messaggi di empatia sociale e a tematiche, appunto, di ordine civile o ecologico? E non è sempre un caso che la più grande fetta dell’elettorato dei Grüne, ossia i Verdi tedeschi, sia proprio della stessa fascia d’età.
Piccolissimo capitolo a parte sono i giovani italiani presenti in Germania, in particolare nella Capitale. Mi astengo dal fare commenti su persone in particolare, che pure potrei citare tra “influencer” e no, per calare un velo pietoso su persone che sono di una saccenza stomachevole, contraddittorie nelle “idee”, e di un’ignoranza abissale, in senso tecnico del termine e non.

Anti… qualcosa e Sardine a volontà
Quello di Greta non è il solo movimento che ha messo in moto le generazioni più giovani. Recentemente in Italia c’è stato infatti quello delle cosiddette “Sardine“. Nato spintaneamente (no, non è un errore d’ortografia), si è manifestato come un afflato contro l’orco cattivo, “bocio” come si direbbe a Roma, l’anticristo della politica italiana, ossia Matteo Salvini, ex ministro dell’Interno e capo politico della Lega.
Avviso per i naviganti: non sono leghista, non lo fui mai né mai lo sarò, quindi eventuali polemiche o etichette che mi si volessero mettere addosso (come è stato già fatto) non coglierebbero affatto il punto della questione da me sollevato, e lasciano il tempo che trovano. Il mio personale giudizio politico sul personaggio in questione, pur essendo negativo al pari di quello nei confronti di tutti gli altri leader politici di rilievo del nostro disgraziato Paese, non è rilevante ai fini di questo discorso. Il tema non è infatti Salvini o la Meloni, quanto le idee che stanno dietro chi li vorrebbe contrastare. Ossia il nulla assoluto. Personalmente ritengo che tale “movimento” e quei quattro personaggetti portati alla ribalta dai media nostrani, lecchini del potere, siano il frutto di una un’élite finanziaria internazionale che ha ben compreso che i partiti, in particolare il PD, che finora hanno per così dire tirato la carretta del messaggio neo-liberista mascherato da valori di “sinistra”, non abbindolano più così bene come una volta un popolo esausto da anni di vessazioni economiche e raggiri intellettuali. Lo stomaco non ha orecchie, diceva Catone il censore. Quando si tira troppo la corda si rischia che si rompa definitivamente. E l’antifona cantata dai partiti al servizio del grande capitale internazionale è arrivata quasi alla fine del suo ciclo, essendo venuto alla luce anche il bluff dei Cinque Stelle, partito creato a tavolino per imbrigliare la rabbia della gente. 
Pertanto, che fare? Ed ecco il coniglio tirato fuori dal cappello del saggio padre della Patria (uno dei tanti) Romano Prodi, l’artefice per ben due volte della sconfitta di Berlusconi (l’altro “bocio” sconfitto nel passato dal partito “de sinistra” di cui sopra). Se i partiti non tirano più, puntiamo sui giovani come traino. Et voilà, tirati fuori quattro trentenni, capitanati da Mattia Santori, soprannominato dalle malelingue “i ricci con il vuoto sotto”, che in occasione delle ultime elezioni regionali, in primis quelle dell’ultima roccaforte del PD, ossia l’Emilia Romagna, molto si sono dati da fare per chiamare a raccolta un assopito popolo “de sinistra” che oramai poco sembra attratto dalle sirene rotte di partito (altra generazione di 30-50enni allevati appositamente per prendere il posto dei vecchi dirigenti del PCI, oramai pallidissimo ricordo di pochi). È stata fatta una campagna mediatica incredibile dai nostri media compiacenti. I quattro dell’apocalisse sono stati invitati ovunque, come fossero grandi esperti di politica, salvo poi fare scivoloni incredibili come la famosa foto con Luciano Benetton e Oliviero Toscani. Caduti quasi nel dimenticatoio sono stati recentemente riesumati, guarda tu un po’ il caso, da Lilli Gruber in una puntata di Otto e mezzo. Ci si sta preparando per il dopo-Coronavirus. Ce ne sarà bisogno, visto l’andazzo soprattutto economico che sta prendendo il nostro Paese a seguito delle decisioni a dir poco infauste dell’attuale Governo di Giuseppi. Piccola perla del Santori è stata l’ideona di una “patrimoniale orizzontale, garantita dal Governo”. Come dire: poche idee, ma confuse. Comunque l’idea di una patrimoniale è stata ritirata fuori anche da un altro paladino del neo-pensiero “de sinistra”, ossia il genio della gastro-filosofia italiana Oskar Farinetti (grande amico del leader maximo oramai in calo di consensi, ma grande stratega politico, Matteo Renzi).
Riassumendo hanno forgiato individui dalla psiche fragile (molti giovani sono costretti a far ricorso a cure psicoterapeutiche), poco avvezzi a  problematizzare la realtà e a cui hanno messo in mano un telefonino (a dire il vero ce lo hanno messo in mano a tutti), attraverso il quale inviano quotidianamente impulsi che dirigono verso determinate direzioni. Un gigantesco test di pavloviana memoria.  
Insomma un bel quadretto quello che viene fuori da una disamina della generazione che dovrebbe guidare il nostro mondo in questo periodo di pandemie, finte o meno. La lancia che all’inizio ho detto che mi sento di spezzare nei confronti di questi giovani non è in effetti indirizzata nei confronti della maggioranza, semmai nei confronti di una piccola minoranza che ne fa parte e che qualche sforzo di comprensione della realtà che la circonda, al di là della messa cantata e dei piatti pronti facili che le hanno apparecchiato, lo fa. Cerca di farlo, anche se spesso (ma non sempre) non è in possesso di tutti i mezzi culturali adatti. Sono persone che quantomeno si sforzano di vedere al di là dell’ovvio, non accontentandosi della narrazione mainstream e del relativo bombardamento a cui sono sottoposte quotidianamente. Hanno curiosità, cercano. Anche di vedere l’altra faccia della Luna. Sono la sola speranza che ci rimane.


L’altra faccia della Luna




Il lavoro al tempo del Coronavirus

Il lavoro al tempo del Coronavirus

Allora, riassumendo: il Coronavirus, il Covid-19, è stato ufficialmente riconosciuto (l’11 marzo) come pandemico dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), quindi ora è allarme ovunque, Stati Uniti compresi. In Germania aumentano i casi di contagio “ufficiali” (al momento in cui scrivo siamo oltre i 29mila casi), come in Francia e negli altri Stati europei. Ma indubbiamente il Paese più colpito, almeno finora, è il nostro. E la compassionevole presidentessa della Commissione Europea, Ursula Gertrud von der Leyen, in un forzato italiano (due parole, seguite dall’inglese) ha espresso il 12 marzo scorso tutta la sua (e quella dell’Europa) solidarietà per le nostre sofferenze dicendo che la UE avrebbe fatto di tutto per supportare l’Italia. “Ma che belle parole, signora mia”, avrebbe detto Luciano Rispoli. Peccato, però, che subito dopo (stesso giorno) ci sia arrivata una mazzata di multa da pagare subito da 7,5milioni di euro per quelli che sono stati considerati come “aiuti” di Stato dati agli albergatori sardi nel 2008 per supportarne la crisi. A questi vanno aggiunti L’Ue multa l’Italia: 7,5 milioni per gli aiuti agli alberghi sardi
80mila euro al giorno, finché non verrà recuperato l’intero ammontare dei fondi “illegalmente” assegnati agli albergatori. Per la precisione l’Italia sarebbe rea di non aver recuperato interamente i L’Ue multa l’Italia: 7,5 milioni per gli aiuti agli alberghi sardi
13,7milioni all’epoca erogati e che sarebbero dovuti rientrare totalmente attraverso il pagamento effettuato dagli imprenditori alberghieri. Stiamo parlando fino allo scorso anno, per capirci, dell’89 per cento dell’importo totale in conto capitale recuperato (ossia l’83 per cento di tale importo maggiorato degli interessi). Quel che mancava all’appello dei severi giudici europei erano circa 2milioni, e per questo gli è parso giusto appiopparci una multa di 7,5. L’Europa.

La BCE

Poi c’è stata (sempre lo stesso giorno) l'”opportuna”, e non certamente casuale, uscita di madame Lagarde, la prestanome al vertice della BCE, la quale ha dichiarato candidamente: «Non siamo qui per chiudere gli spread, ci sono altri strumenti e altri attori per gestire quelle questioni» (Federico Fubini sul Corriere della Sera sostiene che si sia limitata a ripetere le parole della tedesca Isabel Schnabel, facente parte del board della Banca Centrale Europea). In realtà tale frase ricalca a pieno quello che è il compito della BCE, ossia fare gli interessi di una banca privata i cui componenti sono una élite intoccabile giuridicamente e non imputabili a seguito delle proprie decisioni. Gli interessi portati avanti sono chiaramente quelli tedeschi, e segnatamente quelli voluti dal Jens Weidemann, il governatore della Bundesbank. Fatto sta che le dichiarazioni della signora francese hanno causato un crollo delle Borse, e la nostra ha subito le più gravi perdite con quasi 17 punti percentuali (per capirci una perdita di70miliardi di euro), salvo poi “scusarsi” due giorni dopo a seguito della valanga di critiche ricevute da ognidove. Poi, il 18 notte la decisione di fronteggiare la crisi del Coronavirus con 750milardi di euro pompati nell’economia europea (tra l’altro facendo naufragare l’intenzione del Governo di Giuseppi & Co. di chiedere l’intervento del MES). La cosa curiosa è che abbia dichiarato che la BCE comprerà titoli di Stato “finché non giudicherà che la crisi del Covid-19 sia finita, ma in ogni caso non terminerà prima di fine anno”. Già, come fa a sapere madame Lagarde che la crisi innescata dal virus si protrarrà fino a fine anno?
Intanto la Germania sta progressivamente preparandosi alla “grande fuga”. Ha deciso di riportare in Patria tutte quelle produzioni per essa essenziali che erano state finora date agli apparati produttivi esteri, ad iniziare da quelli cinesi. Sta inoltre, cosa per la nostra economia disastrosa, cercando di portare le produzioni della componentistica necessaria alle industrie (soprattutto quella dell’automobile) che viene fatta nel Nord Italia in Germania.

Piccola digressione su Greta 
Greta, ve la ricordate? E come dimenticarla visto che è stata da pochissimo ricevuta in pompa magna e con un sorriso a 32 denti dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (il 4 di marzo). Annunciato un piano che prevede entro il 2050 di passare al “green“. Docici Paesi hanno chiesto che si vada ancora più in fretta. Già, la fretta. Soprattutto quella delle multinazionali che producono questo “green”. Avete visto come l’Ambiente si è rigenerato durante questo periodo di sosta “forzata”? L’inquinamento è calato e la natura è tornata a prendere il sopravvento. Quindi la strada giusta è questa. Greta aveva ragione. Capita l’antifona? Piccolo particolare è che l’industria del “green”, nella stragrande maggioranza dei casi, inquina più di quella “classica”. Un esempio? Le batterie per auto elettriche. Per smaltirle si consuma più CO2 di quella prodotta da un normale motore a scoppio. Considerando che la crisi economica derivante da questo periodo di inattività falcidierà una miriade di piccole e medie aziende (l’Italia sta messa malissimo, essendo le nostre addirittura in maggioranza “micro” imprese, ossia con meno di 200 dipendenti), indovinate un po’ chi avrà tutti i benefici economici derivanti dalla produzione industriale?

Il virus nel Nord-Italia 
La parte più produttiva del nostro disgraziato Paese è il Nord, si sa. Ed è anche quella più colpita dalla virulenza del Covid-19. Un caso? Può essere. O anche no. C’è chi ipotizza che quello che ha colpito il Nord d’Italia sia un ceppo completamente differente da quello che si è diffuso in altre parti del Paese o nel resto d’Europa. A supporlo è il dottor Wayne Marasco, della Harvard Medical School. A riferirlo è Paolo Barnard in una serie di tweet che ha pubblicato sul suo profilo (dopo lunga assenza). Sembrerebbe che questa variante del virus sia molto più virulenta e con effetti molto più aggressivi rispetto alle altre. E qualche domandina hanno iniziato a farsela anche altri.
Tralascio in questa sede di parlare più ampiamente del fatto che i dati sulla diffusione del virus e del calcolo dei morti dato dai media nostrani è quantomeno singolare. Invece di guardare quelli ufficiali dell’Istituto Superiore di Sanità si sparano cifre di tutti i tipi. 

Bazooka, annunci e armi di distrazione di massa
Come ha giustamente osservato il senatore Bagnai, ogni qual volta si parla in economia di interventi delle banche centrali o dei governi che decidono di immettere denaro nel sistema produttivo dei vari Paesi si usa il termine “bazooka“. Evidentemente la similitudine con le armi affascina il mondo giornalistico in modo particolare. E allora ecco che si parla del bazooka messo in atto dalla Lagarde, i tardivi 750miliardi di cui sopra, o i circa 550miliardi (espandibili fino a 1.000) messi in campo dalla Germania attraverso il KfW (Kreditanstalt für Wiederaufbau, ossia l’lstituto di Credito per la Ricostruzione, creato nel 1948 a seguito del piano Marshal e il cui capitale è detenuto all’80 per cento dal Governo federale e per il restante 20 dai singoli Länder). Stessa operazione quest’ultima fatta dalla Francia attraverso la Banque publique d’investissement che è una joint venture di due entità pubbliche: la “Caisse des dépôts et consignations” e “EPIC BPI-Groupe”. Solo noi non finanziamo le nostre imprese attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, e non se ne capisce la ragione. O forse no, si capisce benissimo.
Fatto sta che il bazookino messo in campo dal nostro Governo, i famosi 25miliardi, sono un po’ come uno stuzzichino che fa da antipasto. Soprattutto considerato il fatto che l’Italia è (o meglio era) un Paese che macina circa 120-130miliardi di euro al mese di PIL. Stare fermi o quasi per uno o più mesi vuol dire un autentico disastro economico. Ma ecco i paladini dell’Europa ad ogni costo, i difensori dell’austerità e del “ce lo chiede l’Europa” che si sono fatti prontamente avanti con la richiesta non avallata dal Parlamento, come sarebbe dovuto avvenire, dell’intervento del MES (il Meccanismo Europeo di Stabilità), vero cavallo di Troia per la Troika e la fine definitiva stile Grecia. Senza tenere conto che i soldi che sarebbero necessari all’Italia il MES attualmente non li ha. Sono soldi che i singoli Paesi “volontariamente” mettono da parte per casi in cui l’economia di qualche membro dell’Unione ne avesse urgentemente bisogno. Ovviamente previo una “revisione” dei propri conti. Ebbene il capitale attuale del MES è di circa 80miliardi, di cui 14 nostri. Direi dunque una pistola, più che un bazooka. A consigliare caldamente l’Italia ad accettare gli “aiuti” del MES c’è Lars Feld, uno dei cinque consiglieri economici della Cancelliera, il quale s’è espresso (ma tu guarda un po’ il caso) in tal senso in un’intervista rilasciata recentemente alla FAZ.
Rimane comunque la gravità dello scavallamento della volontà parlamentare operata dal premier, lo stesso Giuseppi che si sta attribuendo poteri da ducetto approfittando della situazione drammatica. A tale proposito interessante è l’articolo di Andrea Pruiti Ciarello sul sito della Fondazione Einaudi.
Tornando un attimo agli “aiuti” messi in campo dal nostro Governo, sono previsti 300milioni per aiutare le “partite IVA”.  Visto che si vogliono dare 600 euro, una tantum, a ciascuno, vorrebbe dire circa 500mila partite Iva. Peccato che in Italia quelle attive su 6milioni e mezzo siano circa 5milioni. I conti non tornano. Nella sola città di Berlino sono stati preventivati aiuti per 300milioni per i lavoratori autonomi, che potranno arrivare fino a 500milioni. Poi viene da chiedersi come si sosterranno, da noi e altrove, quanti lavorano in nero, che magari riescono a racimolare un migliaio di euro al mese, riuscendo così ad andare avanti. Inoltre ricordo a noi tutti che qualsiasi agevolazione sia messa in campo, in Italia come in Germania o ovunque, si tratta sempre di prestiti o rimandi di pagamento di imposte. I prestiti andranno comunque restituiti (finanziamenti a debito, come la nostra cara moneta) e le imposte andranno pagate comunque, magari proprio anche con quegli stessi prestiti. Quando decideremo di uscire dalla gabbia dell’Euro (ovviamente non lo faremo mai) ed inizieremo di nuovo a battere moneta sarà sempre troppo tardi.
Comunque andrà a finire e quando, questo evento è senz’altro la causa di un cambiamento epocale. Una vera e propria terza guerra mondiale, anzi proprio globale e nulla sarà mai più come prima. Che ci piaccia o no.


Poi            “

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L’Italia al tempo del colera

L’Italia al tempo del colera

Noi italiani siamo uno splendido esempio di esperimento sociale. Siamo diventati sempre più, col passare del tempo e complici i media, un popolo di senza cervello, che risponde istintivamente agli stimoli, qualunque siano e da qualunque parte provengano. Non mi riferisco al Coronavirus, il Covid-19, l’ultima “peste” diffusa nel mondo come perfetto esperimento sociale, ma alla miriade di stimoli che ci vengono quotidianamente propinati che vanno dalle mode più stupide, alle campagne “contro l’odio”, all’anti “fascismo” o al martellamento sui social media di notizie di ogni genere. Come il famoso esperimento di Pavlov rispondiamo prontamente, sbavando, insultandoci fra di noi, fra fazioni diverse. Perché l’italiota è tifoso per antonomasia, ovviamente.
Le ultime disposizioni prese dal Governo di Giuseppi in merito al contenimento della diffusione del virus (non parlerò qui di come secondo me sia nato e si sia diffuso) con apposito Dcpm (9 marzo) prevedono azioni da tempi di guerra: divieto di spostamento se non per comprovati motivi quali quelli di lavoro, sanitari o per esigenze sanitarie (bisogna compilare apposito modulo con un’auto-certificazione); divieto assoluto, che non ammette eccezioni, è previsto per le persone sottoposte alla misura della quarantena o che sono risultate positive al virus; controlli in autostrade, sui treni e negli aeroporti. La sanzione per chi viola le limitazioni agli spostamenti è l’arresto fino a 3 mesi o multa fino 206 euro (articolo 650 del Codice penale); nei casi più gravi si applica l’articolo 452 del Codice penale (delitti colposi contro la salute pubblica). Inoltre le misure prevedono lo stop di 2 mesi delle attività dei tribunali, potenziamento del SSN e requisizione da parte della Protezione civile di ospedali, hotel, alberghi e mezzi. Un bollettino di guerra in pratica.
Non c’è altra nazione al mondo (se non la Cina, dove notoriamente il sistema sociale è ben differente) in cui si sono messe in atto misure del genere. Forse Francia, Germania o Spagna, per rimanere in Europa, non hanno lo stesso problema? Certo che sì. Viene volutamente tenuto sottotono. E questo al di là del fatto che il virus sia veramente così pericoloso o meno. Visto che un vaccino non c’è (in realtà c’è benissimo, solo che non viene per ovvi motivi reso disponibile, ma questo è un altro discorso perché io sono un noto complottista) non si può far altro che adottare comuni misure di igiene personale e rafforzamento delle difese immunitarie dell’organismo. Lavarsi bene le mani, il viso e gli occhiali (se li si porta), prendere vitamine quali la C e la D e evitare di dare la mano alle persone o salutarsi con baci. Per il resto non si può fare altro. 
Dunque, tornando a noi, l’Italia è la sola nazione che abbia adottato misure del genere e non perché, come ce la raccontano siamo “più responsabili” degli altri, bensì perché siamo i soli disposti a farlo. I nostri “non” politici, al servizio delle élite finanziarie mondiali, emettono norme ad uso e consumo di un grande esperimento sociale e noi italioti obbediamo senza pensarci su. Questo perché siamo tutti tecnici di calcio quando si tratta di sparare cavolate, ma ci affidiamo ai “competenti” quando si parla di cose serie dove dovremmo capire cosa vada effettivamente fatto o meno. 

Quello che non ci dicono, i cosiddetti esperti, che per far fronte in minima parte all’inevitabile disastro economico che si sta preparando (non ne usciremo vivi) il Governo di Giuseppi si appresta a comunicare a Bruxelles (la nostra mamma amorevole) uno sforamento di bilancio di 7,5miliardi (tanto per iniziare) che ci verranno concessi in via eccezionale salvo poi accettare “obbligatoriamente” il MES, ovvero la confisca forzosa dei nostri beni. E sarà magicamente Grecia. Benvenuti in Europa, la mecca delle nuove generazioni cresciute nel mito dell’Erasmus e dei confini “aperti”!

(L’unico lucido è Sgarbi)

 

 

 

 

La vita ai tempi dell’odio

La vita ai tempi dell’odio

Ci sono momenti nella vita in cui si avverte chiaramente di essere giunti ad un capolinea. Direi che questo è uno di quelli. E non mi riferisco solamente alla mia personale di storia, che tutto sommato è abbastanza insignificante nell’economia del mondo, ma a quella di un’epoca storica. Quella che stiamo vivendo è un’epoca che somiglia molto alla sceneggiatura di uno di quei film di fantascienza americani in cui l’umanità è dominata da un gruppo ristretto di individui che vivono protetti in luoghi agli altri inaccessibili, e che sfruttano tutti gli altri per mantenere il loro potere. E’ questo che sta accadendo, che hanno reso reale con una lunga preparazione e che ha subito una potentissima accelerata con la caduta del Muro di Berlino.
La storia è complessa e semplice nel contempo. Noi tutti, il popolo, questo termine che oramai nel linguaggio comune ha preso (non a caso) un’accezione dispregiativa, ci siamo come addormentati, imbabolati dal vortice rapido degli avvenimenti. La preparazione era stata lunga e meticolosa, ma noi non ce ne siamo accorti. Hanno agito su più fronti. E lo hanno fatto da anni. Hanno creato le basi per la caduta del Muro, anche grazie ad una serie di eventi ben architettati e fatti passare come un caso del destino, come la morte di Papa Luciani e l’elezione di Wojtyla. Nel frattempo avevano “allevato” una classe dirigente che aveva studiato nelle loro Università, nelle loro istituzioni, nei loro Think Tank, ossia i loro “serbatoi di pensiero”. Poi è stata la volta, da noi dell’eliminazione completa di una classe politica sì corrotta, ma scomoda perché non allineata al neo-pensiero liberista, e a livello internazionale la creazione del progetto europeo, cornice entro la quale la moneta unica ha rappresentato un vero e proprio metodo di governo, senza neanche il bisogno di provocare rivoluzioni o guerre.
Hanno lavorato bene, non c’è che dire. E mentre loro lavoravano, creando le nuove generazioni, i “millenial” prima (quelli che sono nati negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso), cresciuti con il mito dell’Erasmus, e i nuovi giovani apolidi, asessuati, apolitici (se non per ciò che gli viene propinato ad hoc sui social media e sugli organi di regime) e facilmente manipolabili, noi, quelli della mia generazione o di quelle precedenti, o combattevamo, nell’illusoria convinzione di riuscire a “farcela”, per il nostro incerto futuro, oppure ci adeguavamo all’aria che tirava diventando, più o meno in modo cosciente, complici del sistema stesso.
La corda è stata tirata a lungo. Troppo a lungo. Tanto che una parte dei “signori del mondo” si è accorta che così non poteva andare ancora a lungo, per sfinimento totale degli sfruttati, e ha deciso di iniziare un’azione di condizionamento contraria alla prima. A scanso di equivoci, non perché facciano parte dell’armata del bene, per così dire, ma perché si sono resi conto che la corda si sta spezzando irrimediabilmente.
Quella che stiamo vivendo sulla nostra pelle è una vera e propria guerra, fatta ai piani alti, tra NWO1 e NWO2. Ma attenzione, in ciò non c’è nulla di complottistico (altro termine usato da quella che giustamente Diego Fusaro chiama la neo-lingua), bensì uno svolgimento di fatti che i più semplicemente non riescono neanche a vedere, perché realizzati ad un livello superiore a quello dei bisogni medi della gente, troppo occupata a portare a casa il pranzo con la cena. Lo scontro in atto è su tutti i livelli: politico, commerciale, sociale, comunicativo… Da entrambi gli schieramenti si creano gruppi di influenza, senza esclusione di colpi. Nella narrazione comune (che è quella dei vincitori del primo e finora unico round) il NWO1 sarebbe il difensore dei valori della democrazia. Bene, se non fosse che in realtà è solo un simulacro di quello che si dice che sia. Hanno creato un vero e proprio esercito di utili idioti (da una parte e dall’altra) che sono funzionali a questo scontro e che prendono le briciole che gli lasciano cadere in terra, pensando di essere in realtà loro dei grandi cacciatori. Hanno fatto sì che la società sia permeata di questi “falsi” valori, facendoli passare per “il solo dei mondi possibili”, dove noi tutti dobbiamo girare come formichine impazzite alla ricerca di non si sa bene cosa.
In tutto questo bailamme, dove appunto i valori sono liquidi e i punti di riferimento sono del tutto incerti, il rischio di essere passati per fautori dell’una o dell’altra parte, se in realtà si cerca di essere solo se stessi e di ragionare con la propria testa, è altissimo. Proprio per questa ragione sono stati creati tutta una serie di mantra, quali l’etichetta di “fascista”, “populista”, “nazionalista”, “sovranista” e via discorrendo, sovvertendone il significato originario e che altro non sono che specchietti per le allodole degli allocchi che si lasciano abbindolare da tali stigmatizzazioni. In questo contesto è evidente che, anche se vengono portati avanti ragionamenti giusti, che tendono a non relativizzare tutto e a rendere la società e le menti liquide, vengono fatti passare come cose negative, senza dare la possibilità del ragionamento articolato su quanto sostenuto. Quindi, se il Salvini o il Trump di turno dice una cosa che in altri tempi sarebbe stata considerata normale e di buon senso viene subito bollato con un epiteto a scelta fra quelli prediletti dalla neo-lingua. Dall’altra parte, nel contempo, il rischio di lasciarsi andare a facili arruolamenti (questi sì neo-fascisti o similari) è forte (e voluto, almeno in parte), perché fa leva sugli istitnti più bassi del popolo che è sfiancato da anni di soprusi e martellamento continuo, tenuto sotto il piede di chi lo vuole schiavo. Questo avviene ovunque nel mondo, non solo da noi in Italia. Avviene negli Stati Uniti, avviene in Germania, in Francia, in Cile, in Spagna e così via. E’ sempre il frutto del medesimo scontro di poteri e a farne le spese è sempre il popolo, comunque sia stato formato, comunque la pensi, comunque si comporti.
Io sono fortemente pessimista. Anche a voler aderire (solo per far argine ad una deriva che dura da troppi anni) al secondo schieramento (che è esattamente come il primo, dal mio punto di vista) ritengo che sia tardi per chiunque. E’ da troppo tempo che i neo-liberisti hanno in mano il destino del mondo ed hanno preso un vantaggio, secondo me, incolmabile. Spero di sbagliarmi, ma la reazione che c’è stata da parte dell’altro gruppo di potere è stata troppo tardiva e non hanno modo di vincere la guerra. I soli che potrebbero sconfiggere entrambi gli schieramenti sono gli sfruttati, cioé il popolo. Ma non hanno i mezzi per farlo, né culturali, né materiali. Perché sopravvivere e vedere l’alba del giorno dopo costa, e pure caro. L’hanno creato così questo sistema. Pertanto, o la gente si sveglierà capendo cosa sta realmente succedendo, oppure gli incubi di Orwell e Aldous saranno solo il preambolo di una fine senza fondo.
 
 
Greta, i gretini e anche un po’ verdini

Greta, i gretini e anche un po’ verdini

Da buon complottista quale sono mi sto divertendo da matti a vedere in questo periodo come si stanno muovendo gli attori internazionali (leggi massoneria, quella pesante) in Europa. Speculazioni finanziarie a parte che ci sono dietro il fenomeno Greta (mai perdere un’occasione per fare altri soldi), è un meraviglioso piano architettato per: 1) togliere voti ai cosiddetti sovranisti (che sono supportati da quell’altro gruppo, a scanso di equivoci); 2) far salire nei consensi il partito che deve prendere il posto delle socialdemocrazie (soprattutto in Germania), ossia i Verdi, il partito giovane che piace tanto ai giooovaaaniiii. Di qui l’operazione Greta (sfruttata, che da grande si troverà un bel gruzzoletto), la ragazzina con sindrome di Asperger, che si fa ricevere dai grandi della terra (tutti globalisti, guarda caso) che, a loro volta, sono ben felici di sentirsi dire che non fanno niente per il clima e bla, bla, bla, bla…
Bellissimo tutto ciò. Un teatrino degno del miglior sceneggiatore. Già, perché di sceneggiatori ne hanno di bravi (a dire il vero non sempre, ma in questo caso sì). Per non parlare del “clima” pazzo che imperversa in questo periodo. Casualmente! Ma si sa, io so’ complottista. Quindi leggi scemo.
 
 
Il ballo mascherato della celebrità

Il ballo mascherato della celebrità

Allora, premesso che non scrivo più su questa pagina da lunghissimo tempo (mi manca quest’ultimo per l’appunto) e che quindi sarà difficile che qualcuno mi segua, ho deciso ugualmente di esprimermi qui perché posso dire “liberamente” quello che penso, senza essere crocifisso a destra e manca (tanto non mi legge nessuno).
La situazione politica internazionale che si sta creando mi sembra abbastanza chiara: la Germania l’ha fatta fuori dal vaso, o meglio, l’hanno fatta i poteri massonici che vi regnano più o meno incontrastati (il potere economico vero, quello che non si vede in televisione per capirci) esportando a gogo per anni (hanno superato l’export della Cina) e gli Stati Uniti, o meglio l’altra massoneria che vi si contrappone (ce n’è una anche favorevole, ma ora sembra in “minoranza” rispetto a prima) non digerisce questo fatto. Di qui i vari governi contrari all’establisment che si era creata in Europa negli ultimi 30 anni, vedi Italia, Ungheria, ecc., oltre ai gilet gialli che sono sì un segno di protesta del popolo, ma secondo me sono “agevolati” dalle alte stanze che si oppongono al massone Macron. E allora Trump, che rappresenta l’altra parte del potere e che ora ha la maggioranza, lancia un chiaro segnale alla Germania di Mutti dicendole che deve pagare il 2 per cento sul Pil in armamenti, perché vuole fiaccarne l’export economico. Risultato? Mutti (che tali poteri rappresenta) fa l’accordo con l’altro massone dall’altra parte del confine per rinsaldare le fila, alla faccia della barzelletta dell’Europa unita (mai esistita se non nei titoli dei giornali). Il tutto ora è più facile, visto che il cane da guardia britannico s’è ritirato per farsi i giochi suoi in tranquillità. Mutti ha ribadito il suo concetto d’Europa a Davos, dicendo a chiare lettere, fatevene una ragione che “bisogna accettare i reali rapporti di forza”. Cioé i suoi. 
A maggio ci saranno le elezioni europee. Il botto ci dovrebbe essere, a meno di un coniglio tirato fuori dal cilindro all’ultimo minuto da “quelli di prima”. Paradossalmente ciò che tiene assieme ancora l’Europa è “l’ombrello” della Nato. Tutti sotto, quindi non ci si può fare la guerra a vicenda. Altro che Europa. Massonerie, Chiesa, Mafia, Israele, Russia e (in parte) Cina. Ecco chi conta al mondo. Il resto è solo fuffa e belle parole per il popolino bue.
Buon proseguimento di visione della pantomima.
 
© Youtube RT Deutsch
 
E pur si muove

E pur si muove

Allora, è un bel po’ che non scrivo più qui sopra. Purtroppo, aggiungerei. Di cose ne sono successe molte in questo periodo, e sono piuttosto importanti. Il mondo sta cambiando, velocemente.
A parte la “crisi dei migranti”, che poi tanto crisi non è (ne ho parlato svariate volte di come fosse un atto programmato a tavolino), c’è stata l’elezione negli Stati Uniti di Donald Trump. Non è cosa da poco perché vuol dire che c’è in atto uno scontro di poteri come non se ne vedeva da trent’anni. I risultati si vedono nella politica internazionale (Siria, Corea) e in quella europea. L’attacco al cagnolino da guardia europeo, la Germania, per capirci, non è casuale. Dopo la parziale vittoria in Francia del petit Napoleon, è stato un segnale ben preciso. Per non parlare del “permesso” dato in Italia alla formazione del governo tra 5 Stelle e Lega.
In pratica quello che sta avvenendo è lo scontro tra due potentissime fazioni di massoneria. Si è visto bene con l’attacco compiuto da Draghi e Visco a Savona (che fa parte dell’altro ramo massonico rispetto ai primi due). Due mondi che si stanno scontrando a livello planetario in pratica. Si è visto un assaggio allorquando le petit Napoleon ha abbracciato, carezzato e baciato lui il Papa (sono della stessa parrocchia) e poi, recentemente, è stato a sua volta bastonato (la storia del suo amichetto beccato con le dita nella marmellata, non a caso). In pratica siamo solo all’inizio di qualcosa che è ancora molto aperta e dall’esito incerto. In tutto questo c’è Putin che sta a guardare alla finestra e sicuramente spera che “prevalga” la parte di Trump. La Cina aspetta. Nella Chiesa pure c’è scontro, tra el Pope (messo lì da quelli forti di prima) e quegli altri che cercano di combattere. Infine c’è la Mafia, che ancora non s’è mossa. Almeno all’apparenza.
Insomma, comunque la si metta, siamo in balia delle onde causate dagli altri. Tocca barcamenarsi e cercare di galleggiare nella… . Diciamo che, comunque, è sempre meglio dei trent’anni di pensiero unico voluti dai primi. Se non altro in questo senso un cambiamento in positivo c’è stato. S’è mosso qualcosa. Finalmente. Speriamo solo che non ci sommerga tutti.
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Altro giro, altro colpo. Ossia, venghino signori venghino

Altro giro, altro colpo. Ossia, venghino signori venghino

Allora, ricapitoliamo. Ieri la Commissione europea, in sole due ore, ha preso la decisione circa quale debbano essere le città che ospiteranno l’Eba (l’autorità bancaria europea) e l’Ema (l’agenzia europea per i medicinali): the winners are… Parigi e Amsterdam. Überraschung, come direbbero i tedeschi che, al contrario di quanto hanno riportato i nostri beoti giornali nazionali, ben sapevano che Francoforte non avrebbe avuto alcuna chance di ottenere la sede dell’Eba, essendo già la sede della Bce e del Parlamento europeo. Ma si sà, da noi bisognava distrarre l’opinione pubblica dal fatto che l’Italia abbia “inutilmente” fatto da cavia per le società farmaceutiche, obbligando, attraverso una classe politica inetta e compiacente, le famiglie ad una campagna vaccinatoria senza precedenti. Il che non vuol dire che i vaccini non siano utili, ma non 10. Quando io ero piccolo c’erano i vaccini obbligatori, ma erano quelli della cosiddetta trivalente (difterite, tetano, e poliomelite). Sono sopravvissuto. Sono stato fortunato? Può essere, ma non credo. Così le lobbies hanno deciso che l’Agenzia dovesse andare in lidi “meno problematici” e più “affidabili”, tanto la cavia ha fatto il suo compito.
Per quanto riguada l’Autorità bancaria nessuna meraviglia altrettanto. Dove mettere un secondo polo di controllo finanziario se non in casa del fedele esecutore Macron? Quindi, quale sorpresa? Un accentramento di potere nel polo politico-economico d’Europa, ossia Germania-Francia. I soli Paesi che l’élite finanziaria internazionali hanno deciso che debbano portare avanti le proprie strategie e politiche di potere.
E l’Italietta? L’Italietta che? L’Italietta non ha mai contato nulla, né mai conterà qualcosa. Soprattutto in quest’Europa e con questi politici (parte solo inetti, parte complici e facenti appieno parte del “sistema”). Chi fa politica in Italia? Ma è ovvio, il potere economico. Come sempre d’altronde. Leggasi, ad esempio, l’Eni, che si barcamena tra un colpo al cerchio e l’altro alla botte, ossia tra America e Russia. Per il resto (oltre ai grandi gruppi energetici come Eni ed Enel) c’è ben poco. Almeno a livello internazionale. Quindi cosa si pretende? La nostra è una classe politica impreparata. Quelli preparati si sono già sistemati o se ne sono andati all’altro mondo. E’ un po’ come il discorso dei giovani e dei pensionati. Mica tutti i giovani o tutti i pensionati sono uguali. C’è il figlio di Agnelli (o meglio c’era, perché gli agnellini sono andati tutti all’estero, portandosi dietro i capitali ovviamente) e c’è il figlio dell’operaio. C’è il pensionato al minimo che cerca da mangiare fra i rifiuti, e c’è il ricco professionista affermato, con una pensione di diverse migliaia di euro che si gode la bella vita (a volte meritata, ma nella maggior parte dei casi rubata alla società. In tutti i sensi). Quindi non si dovrebbe mai generalizzare, ma generalizzare fa il gioco di chi la vuole “buttare in caciara”, come si direbbe nella Capitale. La notte in cui tutte le vacche sono nere di schopenaueriana memoria. E quindi? E quindi niente, altro giro, altra farsa. In attesa della prossima “battaglia” dell’inutile e del superfluo da portare avanti, per riempirsi la vita, per far finta che si è ancora vivi, per credere che continuare così possa avrere un senso. Mentre intorno il mondo continua come se, giustamente dal suo punto di vista, non esistessimo affatto.
 
 
Trent’anni di transizione, a nostra insaputa

Trent’anni di transizione, a nostra insaputa

Io ho sempre ritenuto la nostra attuale classe politica come inadeguata all’evolversi della situazione storica. I motivi sono molteplici, ma in questo articolo è ben spiegato cosa sia avvenuto negli ultimi 30 anni, dalla caduta del Muro in poi. Anzi, a partire da prima di essa. Il Capitale dell’epoca preparò a tavolino la transizione del mondo dal periodo storico dell’Unione Sovietica a quello post stato totalitario, favorendone il collasso interno ed esterno. Non fu di certo un caso l’elezione a Pontefice di Karol Wojtyla (guarda caso primo Papa non italiano dopo 455 anni), e la morte del suo predecessore Albino Luciani. Occorreva che la Chiesa favorisse determinati fenomeni rivoluzionari ad Est e il cardinale di Cracovia faceva all’uopo.
Da noi, come dicevo, la vecchia classe politica non capì cosa stesse avvenendo e fu lentamente, ma inesorabilmente messa da parte, anche con il famoso processo di “mani pulite”. Che i partiti prendessero finanziamenti illeciti lo sapevano tutti da sempre, ma non fu un caso che si fece scoppiare lo scandalo all’epoca in modo da spazzare via quel che restava della politica venuta fuori nel dopoguerra. Occorreva mettere al comando uomini “nuovi”. Fu così che i pupilli dei vecchi politici videro l’occasione per farsi avanti, pensando di essere gli interpreti di un rinnovamento che  in realtà era pilotato, in gran parte a loro insaputa. Soprattutto nella Sinistra il fenomeno prese piede e fu così che gente come D’Alema andava a Londra a sentire cosa dicevano i “mercati”. Proprio quei mercati che avevano architettato il tutto. Questa nuova “classe” politica fu in parte usata e in parte si riprodusse con tutta una serie di parvenu e gente incompetente che non faceva altro che assecondare il gioco del Capitale. Quest’ultimo, pian piano, si trasformò in Capitale finanziario, prendendo progressivamente il posto di quello tradizionale, grazie anche all’abolizione del Glass-Steagall Act da parte di Bill Clinton. Il Capitale finanziario ha da allora progressivamente favorito in tutti i modi possibili la propagazione della globalizzazione, a partire dalla creazione (ovviamente già da lungo tempo programmata) dell’Unione europea che non a caso, al di là delle belle parole usate per far credere alla gente ad un progetto che in realtà non è mai esistito nelle intenzioni di chi l’ha creato, è di fatto solo quella dei capitali internazionali, liberi di fare e disfare a proprio piacimento ciò che vogliono. Per questo scopo è stata favorita una “classe” politica di inetti e parvenu, affinché mettesse in atto il compito sporco di eliminare tutte le resistenze costituite dai diritti socio-economici ottenuti nel secolo scorso, attraverso dure lotte sociali e sindacali. Quando poi le posizioni si sono rafforzate sufficientemente, il nuovo Capitale finanziario ha deciso che era giunto il momento di mettere direttamente propri uomini al comando degli Stati nazionali, ritenendo non più necessario utilizzare i polli da batteria che erano cresciuti nel corso degli ultimi anni. Così si è creata una propria “classe politica” rappresentata dai vari Monti, Rajoy, invece di Junker o Tusk nelle istituzioni europee, o ha favorito i parvenu come Renzi, permettendogli di arrivare alle leve del comando con una certa facilità. Oppure ne crea in laboratorio in tempi ristrettissimi per contrastare eventuali focolai di ribellione che si manifestano attraverso il consenso dato a personaggi “populisti” come la Le Pen, e crea dei veri e propri esseri artificiali come Macron. I pochi veri politici internazionali rimasti, leggi Merkel in Germania, sono al servizio della propria élite finanziaria nazionale che ne alimenta il potere. Certamente questa è una classe politica ancora di vecchio stampo, ma totalmente venduta ai voleri della classe finanziaria, quindi il discorso non cambia se non per il fatto che riesce ancora a mediare con la seconda per poter mantenere una certa autonomia decisionale politica che la rende, almeno all’apparenza, efficiente ed autonoma davanti al popolo. In altre parole, in modo intelligente, dà a vedere di dare un colpo al cerchio e l’altro alla botte concedendo finte politiche sociali, mentre di fatto favorisce il Capitale che la comanda (come è sempre avvenuto storicamente). Tuttavia il malessere sociale si manifesta anche in questo Paese appunto in Francia con la Le Pen) e si cerca di arginare il fenomeno attraverso il discredito e fomentando paure di ogni genere. Ad esempio il fenomeno terroristico di stampo “islamista” è una delle forme messe in atto dal Capitale per orientare le masse verso un maggior controllo spacciato per maggiore sicurezza e, nel contempo, per distrarre l’opinione pubblica da ciò che si sta attuando realmente. Si dà in pratica un nemico esterno verso cui riversare il proprio malcontento e si deviano le paure verso un fenomeno creato ad hoc, con la complicità dei Servizi di mezzo mondo. Anche se qui si aprirebbe un altro capitolo inerente l’utilizzo dei Servizi di mezzo mondo a scopo di battaglia fra gruppi di potere nazionali e sovranazionali. 
Nel contempo nell’ambito sociale si promuovono tutta una serie di “armi di distrazione di massa”, come finti scandali di cui far parlare l’opinione pubblica per mesi (vedi quello recente degli abusi sessuali nel mondo dello spettacolo), oppure si promuovono cause di principio anche giuste, come il matrimonio per gli omosessuali, ma usate al solo scopo di “distrarre” un’opinione pubblica becera e poco attenta da quelli che sono i reali problemi che dovrebbe tenere sotto controllo. Oppure si fa discettare la gente per mesi sullo Ius soli, cosa già regolamentata e che si potrebbe, al limite, rivedere nelle sedi opportune con semplici modifiche marginali. Cosa c’è di meglio che parlare di “Stepchild adoption”, usando volutamente termini inglesi per confondere ancor più le idee a chi già è molto “disattento” di suo. In pratica è il concetto dello stolto che guarda il dito e non la Luna. Ti fomento l’opinione pubblica su cose marginali, che faccio parlare e scannare su cose del tutto marginali, o che comunque potrebbero e dovrebbero essere affrontate con altri tempi e in altri modi, per non fargli cogliere il momento storico che gli si sta imponendo e ciò che gli si sta facendo passare sotto il naso.
In pratica è il vecchio concetto usato dai Romani del “divide et impera”, dividi e comanda, cosa c’è di meglio per controllare un popolo che si sta sempre più “webetizzando” (per usare un termine di un giornalista italiano)? Il popolo lo si vuole, ovviamente, tenere nell’ignoranza, perché un essere che non sa, non si pone domande e non pensa troppo. Quindi meglio il calcio o il Grande fratello, piuttosto che Maria De Filippi o Domenica in, versione moderna. Oppure ci sono i social media come Facebook, potentissimo mezzo dove questa politica del caos è messa in atto all’ennesima potenza. Tutto e il contrario di tutto, dai gattini alle false notizie, dalle finte petizioni per vedere se si è sensibili a determinati argomenti, al “siamo tutti Charlie Hebdo”, usato per vedere chi è influenzabile e su quali argomenti per l’appunto. E direi che da questo punto di vista il successo è massimo. Una marea di esseri influenzabili, che non vogliono sforzarsi di pensare e passano le proprie giornate a cliccare sullo schermo di un cellulare, nella falsa illusione di sentirsi ancora vivi, ma ignorando, purtroppo, di essere stati uccisi già da tempo. Me compreso!

 

© isaacbotkin.com

 

 
L’aria che mi manca

L’aria che mi manca

Ieri dopo molto tempo sono tornato a respirare. 
Ho aperto i polmoni e ho fatto entrare tutta l’aria che erano capaci di contenere. 
Mi sono beato e per due ore ho goduto quel momento di pura gioia. 
Sapevo che non sarebbe durato a lungo, ma non m’importava. Stavo bene. 
Oggi sto male, mi manca l’ossigeno che ho bevuto con tutto me stesso in quei brevi momenti. 
I miei polmoni non si allargano più, e il mio sguardo è tornato triste, come sempre. 
Mi manca la gioia che hanno provato i miei occhi nel far entrare il tuo sguardo dentro di me. 
Ma ce l’ho qui, dentro di me, stampato per sempre nella mia anima. 
Sono i polmoni e i miei occhi che non lo capiscono proprio. 
Come gli posso spiegare tutto il tempo che passerà prima che si riempiano nuovamente del tuo sorriso?
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Everybody lies