La grande menzogna

La grande menzogna

La falsa alternativa che è concessa ai cittadini di mezzo mondo, Europa in testa, è quella di poter scegliere fra partiti di destra o presunti tali, per lo più bollati con l’appellativo di “populisti” e partiti sé dicenti difensori dei valori democratici e, nel caso del vecchio continente, dei valori europei, in realtà vuoti propositi sotto cui si cela solo una moneta unica imposta. I secondi, in realtà, non sono partiti progressisti, con un vago “sapore” di valori di quella che una volta si sarebbe detta “sinistra”, bensì sono la faccia nascosta di un capitalismo finanziario che ha oramai preso il posto di unico “rivale” alle idee di “destra”, essendo a sua volta quanto di più reazionario si possa presentare sul panorama pubblico politico internazionale. Un esempio lampante è Macron in Francia, candidato artificiale creato dalle èlite appositamente per avversare la Le Pen, vista la debolezza degli altri fantocci che partecipavano alla gara per le elezioni. Il problema è che, non essendoci più un pensiero che si contrappone al liberismo dilagante, qualunque affermazione di “buon senso” fatta da parte di chi è di “destra” viene automaticamente bollata come fascista da chiunque pensi la stessa identica cosa. Ad esempio dire che c’è bisogno della certezza del diritto non è di “destra”, bensì una regola basilare dello Stato, ma per il fatto stesso che viene detto dalla “destra” diventa per ciò stesso un modo di intendere lo Stato, e con esso chi pensa che sia un concetto valido, come “fascista”. Anche Hitler o Mussolini ogni tanto avranno detto cose di buon senso, ma questo non ha fatto di tali pensieri un pensiero “nazista” o “fascista”. La nitroglicerina di per sé non è necessariamente negativa: se usata per scavare le miniere è positiva, se usata per far saltare in aria qualcuno è negativa. Dipende dall’utilizzo che se ne fa e da chi la usa. Ma questo è. In questo periodo storico non si può dissentire senza essere tacciati di fascismo e di essere reazionari. Il pensiero deve essere pensiero unico. Non si può dissentire, non si può essere “terze parti” nel discorso: o si sta di qua o si sta di là. Non c’è una terza via. Caso lampante di questi giorni la questione sulle Ong che scorrazzano nel Mediterraneo. Nessuno nega che ve ne siano (e vi sono sempre state) di “sane”, per così dire genuine, ma è tuttavia legittimo chiedersi come mai ne siano proliferate così tante ultimamente e perché operino in quel modo come fanno, prendendo i migranti praticamete sulle coste libiche e scaricandoli direttamente sulle coste italiane. Non è reato chiedersi chi le finanzi e non è reato non accettare la voce unica che su questa faccenda viene propagandata dalla mattina alla sera ovunque, dalla Chiesa in testa. Chiesa che peraltro io non considero un attore internazionale neutrale, bensì parte attiva in tutto ciò che sta accadendo in questo periodo storico (come negli altri della Storia del resto). Così, io che sono mago, faccio una previsione che temo che si avvererà: scommettiamo che nel momento in cui si andasse avanti con le indagini e venisse rotto questo vaso di Pandora sulle Ong, bloccando o rallentando significativamente lo sbarco dei migranti, inizieranno ad esserci attentati anche da noi in Italia? Finora non sono avvenuti e tutti dicono grazie ai nostri “intelligenti” servizi di sicurezza… così intelligenti che in più epoche hanno fatto parte attiva dei disastri nel nostro Belpaese (attentati, stragi, rapimenti, ecc., almeno per la loro parte “deviata”). Ma scommettiamo che, purtroppo, in quel caso inizierebbero anche da noi? Spero tanto di sbagliarmi, ma vedremo.
In Italia c’è un’aria da decadenza di fine impero, proprio come quando finì quello Romano. Disordine, noncuranza, nessun rispetto delle regole e della legge. Un Paese in disfacimento totale. Il lungo inverno del nostro scontento sta purtroppo solo iniziando temo. A meno che…

La rana è bollita

La rana è bollita

Dopo così lunga assenza, riprendo le fila di un discorso lasciato un po’ di tempo fa. Molti sono stati gli avvenimenti di quest’ultimo periodo. Dall’elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti, alla bocciatura della riforma costituzionale in Italia, a seguito del referendum del 4 dicembre. Poi l'”attentato” di Berlino e l’uccisione dell’ambasciatore russo ad Ankara, ed infine l’aereo russo precipitato nel Mar Nero. Un bel quadretto di fine anno. Poi i fuochi d’artificio di Capodanno a Istanbul, altro capitolo di una saga alla quale ci dobbiamo abituare, perché è stato stabilito che così deve essere. Non ha importanza dove. L’importante è che la tensione sia sempre alta, che la gente si senta “insicura” e che le vengano date “false” protezioni contro un nemico che in realtà non c’è, ma è creato ad arte per ottenere un controllo sempre maggiore ed un’invasività della libertà personale senza precedenti.
Piano Kalergi a parte, al quale si può credere o meno, e alle teorie sull’immigrazione, ciò che è un fatto è che non c’è in realtà stata soluzione di continuità dalla prima guerra mondiale ad oggi. E le guerre non servono se non a chi le vuole. Il punto è sempre quello di stabilire chi è che le vuole realmente. Sarebbe interessante rileggere la storia che ci è stata insegnata sui banchi di scuola, o scritta nei libri. Ad ogni periodo di crisi a livello mondiale è sempre seguito un periodo più o meno lungo di ripresa economica e la seconda guerra mondiale è stata la prosecuzione della prima per finire ciò che era stato inziato e non portato a termine. E’ seguito il periodo dei due “blocchi”, quando gli interessi di ciò che non si può neanche nominare, sennò si viene subito tacciati di antisemitismo (confondendolo con l’antisionismo, semmai) e di credere ai poteri della massoneria, che per i più è un’organizzazione di complottisti ottocenteschi messi da parte dalla storia. Ovviamente niente di più falso, ma questa è un’altra stroria.
Oggi, come ha detto il Papa (che è un gesuita ed è un prete, quindi fa parte di una delle grandi potenze che giocano questa partita mondiale a risiko), siamo in piena terza guerra mondiale. Le vittime ci sono, anche se si confondono con la quotidianeità spiattellata a tutti ogni giorno dai mass media. Le vittime, di fatto, siamo tutti noi, chi ucciso nel corpo, chi ucciso nella mente e nell’anima. Non si capisce bene cosa sia peggio. “Cotidie morimur; cotidie enim demitur aliqua pars vitae” (ogni giorno moriamo; ogni giorno ci viene tolta una parte della vita), diceva Seneca. E proprio questo accade. Hanno progettato un futuro per noi, per tutti noi e, imprevisti a parte, cercano di metterlo scientemente in atto, giorno dopo giorno, lentamente, secondo il principio della “rana bollita“. 
C’è chi si adegua a questa situazione perché troppo stupido e non comprende che lo stanno cuocendo a fuoco lento; c’è chi lo comprende e si mette al servizio di chi scalda l’acqua diventando anch’egli aguzzino a pagamento; c’è chi lo fa non perché ha capito e vuole rimanere a galla, bensì perché è troppo stupido per capire chi sta realmente servendo; e c’è infine chi ha compreso e cerca di combattere il sistema. Ma purtroppo questa è una categoria che non ha possibilità alcuna di vincere, a meno che la massa che viene lentamente bollita non trovi che l’acqua sia effettivamente troppo calda.
Per evitare ciò, ogni tanto, viene creata tensione e vengono messe in atto leggi sempre più restrittive della libertà: videosorveglianza ovunque con la scusa della prevenzione, controllo dei media e dei contenuti diffusi su di essi, controllo della privacy delle comunicazioni private, sempre con la stessa medesima scusa: la sicurezza. 
Avevo previsto come si sarebbe svolta la questione dell'”attentato” del mercatino di Natale a Berlino. L’avevo previsto per filo e per segno. Ma non sono un mago. Semplicemente guardo con altri occhi quello che mi viene proposto come “la verità”, e vedo la sceneggiatura secondo la quale gli avvenimenti si svolgono sotto gli occhi di tutti. Come un’immensa recita. Avevo anche previsto che ci sarebbe stato qualcos’altro entro breve, come è successo ad Istanbul. Sempre secondo il medesimo copione, oramai quasi scontato. Scommetto infatti che per i prossimi, in futuro, si cambierà registro, si varierà sul tema per non dare troppo nell’occhio. Errori alla 11 settembre se ne possono fare in numero limitato, poi si rischia di non apparire più come credibili. Anche se i ghiacciai si stanno sciogliendo e la gente si sta sempre più abituando al calore dell’acqua…
 
Tutto come previsto o il nemico ti ascolta…

Tutto come previsto o il nemico ti ascolta…

Il piatto è servito. Il cerchio si chiude.
Ma andiamo per ordine. Se voglio andare da A a B, e voi non volete che io vi arrivi, ho tre modi per farlo: o ci vado direttamente, rischiando però che voi vi arrabbiate sul serio e me lo impediate, chissà, anche cacciandomi via in malo modo; o faccio finta di niente e ci arrivo a piccolissime tappe consecutive, cosicché non ve ne accorgiate più di tanto (un po’ come il gioco che si faceva da bambini “uno, due, tre, stella!”); oppure passo prima da C, poi da D, poi da F e così via per tornare poi a B. Ebbene, queste due ultime metodologie sono quelle che stanno adottando, con un certo successo direi. Adottando chi? Potrebbe chiedere un lettore distratto di questo blog. Sempre loro, i cosiddetti “poteri forti” (perché esistono, eccome), l’alta Finanza, le multinazionali, chi decide in pratica come debbano andare le cose del mondo. Con il permesso delle pecore, ovviamente. Ebbene, fra le varie mosse messe in atto per un controllo pressochè totale sui cittadini/sudditi c’è stata la genialata dei profughi, armi di invasioni di massa mandate ad hoc in Europa.
Ho già scritto in questo blog del fatto che io pensi che l’arrivo di un così grande quantitativo di “profughi” verso l’Europa non sia affatto casuale (vedere qui, qui e qui). Ora che i profughi ci sono (ed in parte continuano ad arrivare) si passa al gradino successivo. Ebbene, dopo gli “attentati” francesi e quelli dell’estate tedeschi, arriva ora il mago Thomas de Maizière, alias ministro degli Interni tedesco, che ha fatto sapere che i servizi segreti (manco troppo) tedeschi, in collaborazione con quelli americani (ma tu guarda un po’) e con quelli sauditi (altra sorpresona) e, udite udite, alcune aziende informatiche della Silicon Valley (ma chi saranno mai!) hanno smascherato i presunti terroristi (ragazzini di poco meno e poco più di 20 anni, ma guarda un po’ anche qui il caso) decriptandogli i messaggi che si sono scambiati in chat e email con i loro “addestratori”. Capita l’antifona? E ora chi li ferma più? “In nome e per conto della vostra sicurezza, vi facciamo sapere apertamente (perché lo facevamo già, ma di nascosto) che d’ora in avanti controlleremo tutte le vostre email e conversazioni sui social media e sistemi di chat (quali Messenger, WhatsApp, Viber, Telegram et similia).”. Beccatevi questa e zitti. Et voilà, un altro passo è fatto. Il prossimo? Mah, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Tanto le pecore basta bastonarle ogni tanto e tutto va bene.

Aveva ragione il poeta: 
 Ma se io avessi previsto tutto questo,
dati causa e pretesto, le attuali conclusioni
credete che per questi quattro soldi,
questa gloria da stronzi, avrei scritto canzoni?

Famose du spaghi

Famose du spaghi

Burkini sì, burkin no
Se famo du spaghi…
È la terra dei cachi. È la terra dei cachi globale, bellezza.
In questa estate di guerre lontane e vicine (come quella in atto in Europa, camuffata), in questa estate di sbarchi e voglia di divertirsi, ecco le ultime due chicche tirate fuori dal cappello a cilindro dei soliti registi: la polemica cretina ed inutile sul burkini (trovata commerciale di una tizia australiana) e la foto del piccolo soccorso ad Aleppo, tirato fuori dalle macerie di un palazzo bombardato. Armi di distrazione di massa, come tante altre messe in atto in questi ultimi periodi. E dietro tutti i beoti a commentare e seguire gli avvenimentoni del giorno. Ovviamente capitanati da una stampa un po’ supina, un po’ a corto di idee perché fatta da gente incompetente che deve giustificare lo stipendio a fine mese. Allora tutti a parlare su tv, carta stampata, social media, del nulla assoluto. “Il burkini va contro i nostri principi e la nostra civiltà” (quale poi? La stessa che va a casa altrui a bombardare?), “va contro la libertà della donna” (se ne ricordano tutti quando si sollevano questioni così profonde, donne in testa), ecc. ecc.. Per non parlare poi della foto messa a bella posta su tutti i media del mondo del povero bambino frastornato, tirato fuori dalle macerie. È l’Aylan del 2016. Già perché la foto fasulla del povero bambino morto, spostato sulla spiaggia in quella posizione ad hoc, è esattamente dei primi di settembre di un anno fa. Occorreva assolutamente trovare un immagine simbolo per il mainstream internazionale, per invocare sdegno e commozione, gli stessi, ovviamente, che non ci sono quando non si vedono tali immagini. Già, perché di bambini sotto le bombe ne muoiono praticamente ogni giorno, ma non vedendoli non fanno scalpore e non commuovono il paludato mondo occidentale. Solo ciò che si vede (anche quando artefatto ad hoc) esiste. Allora occorre mettere su un immenso set cinematografico hollywoodiano per tutti. Sempre, però, tendendo la tensione sufficientemente alta per il prossimo, possibile, del tutto casuale attentato.
Sì, famose du spaghi che è meglio!

La preziosità del tempo

La preziosità del tempo

Non ho più tempo. Non ho più tempo come una volta. Il tempo è una cosa preziosa ed un lusso che non tutti si possono concedere, soprattutto al giorno d’oggi. Non ci si pensa, ma ogni istante rubato al triste dovere quotidiano per tentare di sopravvivere è qualcosa di guadagnato alla vita. Anche se la domanda è più che lecita: è forse vita questa? Poi ci si pensa più attentamente e ci si risponde: purtroppo sì, è la nostra. È quella che ci hanno consegnato quella che sono venuti prima di noi. È quella che ci siamo costruiti, nel bene e nel male, con le nostre stesse mani. È quella che hanno stabilito altri che dovessimo vivere.
Sembra retorico, ma siamo come criceti nella ruota. E giriamo, giriamo, giriamo, illudendoci di andare chissà dove. Mentre non ci accorgiamo che stiamo sempre fermi, aspettando un’alba che abbia colori diversi e che non si tingeranno mai di rosa.
Tutto ciò è di una tristezza infinita e m’attanaglia l’animo.

 

Pensieri sparsi di metà estate

Pensieri sparsi di metà estate

Prendendo spunto dall’ultima, ennesima, cavolata di un sindaco leghista, tale Susanna Ceccardi di Cascina, mi viene voglia di tornare su alcune considerazioni  che riguardano il nostro piccolissimo Paesino di provincia del mondo. La sindaca, o sindachessa che dir si voglia, ha ripristinato i crocefissi sulle pareti degli edifici pubblici in nome della nostra presunta appartenenza alla civiltà cattolica. Ebbene lascio stare i commenti che si potrebbero fare al riguardo e mi limito ad esaminare la questione da un punto di vista esterno ai piccoli giochi e le piccole ripicche “politiche” sulle quali, di volta in volta, si accapigliano i nostri politucoli da strapazzo e, dietro loro, il popolino degli italioti. M’immagino le crasse risate che che si faranno di continuo coloro i quali decidono come debbano andare le cose del mondo. Un Paese come il nostro, c’è da dire, che si presta più di altri al conttrollo totale attraverso tali escamotage tendenti a distrarre il popolino dai veri problemi e a cui dovrebbero guardare.
—-
Altra considerazione: singolare come il nostro sia il solo Paese dove apparentemente l’intelligence sia in grado di capire quali soggetti “musulmani” siano veramente pericolosi e quali no, tanto da espellerli dal Paese dove non si parla neanche l’inglese. In altre nazioni dove l’immigrazione è molto più radicata, invece, non si riesce a scoprire mai nulla e si organizzano attentati a gogò. Veramente singolare…
Venghino, signori venghino, più gente entra e più cretini si vedono. E mi limito a questo…

Brexit in pace

Brexit in pace

Per tutti quelli che “i giovani sono stati contro la Brexit”…
Ai giovani, al contrario, della UE non gliene può fregare di meno. Su 30milioni di votanti circa sono stati quelli che hanno votato di meno. I sondaggi, fatti per i titoli dei giornali di regime, sono stati fatti al massimo su un campione “rappresentativo” di poco più di 4mila persone  (su 30milioni di votanti, per l’appunto). Quindi sono rappresentativi di cosa? La petizione online che vorrebbe far “rivotare di nuovo” è sempre stata fatta per i titoli dei giornali e per “influenzare” l’opinione pubblica. La possono votare da qualunque parte del mondo e i dati sono vagamente manipolati (andateveli a vedere: ad esempio in Vaticano hanno votato a favore poco più di 40mila persone… no comment). Per non parlare dei “sociologi-analisti da strapazzo che, visto l’abbaglio dei dati sui “ggiovani”, si sono lanciati in analisi del tipo: “È stato un voto dei provinciali poveri ed ignoranti (nel senso di poco istruiti) contro i cittadini mediamente più colti (e quindi -questo è l’assunto- coscienti di ciò che facevano). Ebbene bisognerebbe a tutti costoro, socio-analisti d’accatto, fargli notare che quando c’è stato in passato da dover decidere, sempre attraverso la forma privilegiata di scelta (oggi diventata un lusso per pochi fortunati), delle consultazioni pubbliche (elettive o meno, il voto di milioni di contadini ed operai allora andava bene. Questo ovviamente perché la democrazia  (governo del popolo), termine quest’ultimo oramai desueto che viene, chissà perché, sempre associato e scambiato in modo del tutto proditorio con il termine “populismo”) fa comodo a fasi alterne. Cioè quando conviene a ciascuno  (stesso discorso vale per le scelte di casa nostra).
Bye, bye perfida Albione

Bye, bye perfida Albione

Brexit: un nuovo inizio o una fine pilotata?
Ed alla fine l’impensabile è accaduto. La Gran Bretagna se n’è andata dall’Europa Unita. Era ora, direbbero alcuni, me incluso. Ora tutto sta a vedere se questo storico risultato sia effettivamente “genuino” oppure, come potrebbe anche essere, qualcosa di pilotato al contrario. Quel che intendo è che ci potrebbe essere stata una volontà da parte di una fetta di quei poteri forti, dei quali ho già più volte parlato, di voler “mollare l’osso” per mettere (a parer loro) l’Europa ancor più in difficoltà per l’instabilità, finanziaria e politica.
A questo punto l’altra parte deve darsi da fare, e non poco, se si vuole fare finalmente l’Europa Unita. Anzi, dovrebbe uscire anche la Polonia, altra palla al piede dell’Unione. Bisognerebbe, al contrario, contenere le tendenze separatiste in Francia. La Le Pen va combattuta. La Francia è in Europa, è parte integrante dell’Europa, non è la Gran Bretagna, longa mano degli Usa nelle Istituzioni europee.
Comunque il quadro rimane preoccupante: in Italia hanno permesso al M5Stelle di vincere le elezioni comunali in città importanti, prodromo ad una guida politica nazionale. Il che non è del tutto un buon segno. Partendo dal presupposto che qualunque cosa accada a livello nazionale in Italia accade perché lo si vuole altrove, questo potrebbe voler dire che o il M5Stelle è stato già inglobato dai poteri forti, oppure gli permetteranno di governare per un perido di maggior stabilità nel nostro Paese semidistrutto. Tipo Democrazia Cristiana subito dopo la guerra.
Staremo a vedere. Come staremo a vedere se ci saranno residui di politica in Europa, capaci questa volta, cogliendo questa occasione (magarti con qualche spinta da chi sa come stanno effettivamente le cose), di spingere il vecchio contintente verso la sola cosa che lo può salvare: l’unione politca effettiva.
 
Rassegnazione, male del mio tempo

Rassegnazione, male del mio tempo

Facciamo tutti finta che sia tutto normale. Ma non lo è, non lo è affatto.
So che questo post, per quei pochi che lo leggeranno, sarà motivo per darmi del complottista, del populista e di altri …ista a scelta. Ebbene, facciamo finta, anzi no. Fate finta che tutto sia normale. Fate finta che la vostra vita sia normale, regolata dai meccanismi del fato o del soprannaturale dove voi siete protagonisti degli eventi, almeno quelli contingenti. Ma non è così, o almeno in parte.
La rassegnazione è il sentimento più diffuso fra quanti contatto giornalmente, siano essi più anziani o più giovani. E’ un sentimento trasversale, diffuso, che si espanso come un cancro ed ha preso gli animi tanto di quanti una volta erano combattivi, quanto di quelli che dovrebbero esserlo oggi, per il loro futuro, per il loro domani.
I primi sono gli uomini e le donne della generazione di mio padre, gente vissuta nel pieno di alcuni cambiamenti epocali che in parte hanno vissuto consapevolmente. Oggi sono pensionati, per lo più, ma se ancora lavorano si sono adeguati al mondo che li circonda. Per paura, per la paura di perdere ciò che hanno accumulato nel corso degli anni (a volte con merito perché capaci, altre per fortuna o semplicemente perchè hanno sfruttato un altro tempo di vita, in cui a molti, anche senza merito alcuno, era concesso di partecipare al banchetto dell’opulenza) per sé e per i propri figli, bisognosi  di aiuto, soprattutto economico. Hanno smesso di lottare, pur sapendo che ciò che hanno supinamente accettato è il male; un male che corrode, che uccide lentamente, senza fartene quasi accorgere. Hanno paura per le proprie pensioni, per gli anni che gli rimangono davanti, e si adeguano.
Altra categoria sono quelli della mia età, senza futuro alcuno. Alcuni cadono sovente in depressione e rimangono sospesi in un limbo che li fa passare da rari momenti di attivismo a lunghe pause di inattività e sconforto. Non avere un lavoro a cinquant’anni è logorante, per la mente e per il fisico. Si è poi in quell’età in cui si smette di avere sogni e ci si fa facilmente prendere dalla disperazione. Alcuni cedono, per sopravvivere, e si rassegnano a fare lavori da ragazzino diciottenne, sfruttato fino all’inverosimile. Altri, come me, ci sono passati tutta una vita in questa fase. Prima pensando che fosse normale accettarla, poi per rassegnata mancanza di alternative. Infine si sono stancati di tutto ciò che li circonda e pensano di fuggire, illudendosi, altrove per ricominciare o, se non sono così fortunati, di farla finita definitivamente.
Infine ci sono i giovani, quelli che al futuro vedono per forza di cose con gli occhiali della propria giovinezza che, spesso, illude o distorce la reatà. Molti, la maggioranza, sono del tutto inconsapevoli ed ignorano quanto sta accadendo loro attorno. Pochi si rendono conto che ciò che li circonda non sia invece affatto normale, ma pochissimi cercano di ribellarsi, invano, allo stato di cose che sembra loro ineluttabile.
Già lo sembra, ma in realtà non lo sarebbe affatto. Uso il condizionale perché è un dato di fatto che dipende dalla volontà di alcuni che potrebbero, con il loro operato ed esempio, cambiare alla lunga la tendenza e, di conseguenza, le cose. Chi sono costoro? Proprio quelli di cui parlavo all’inizio: i pensionati di cui sopra. Figli di chi aveva vissuto uno, se non due conflitti mondiali, avevano in parte lottato per costruire un nuovo mondo, forse illudendosi di riuscirci, forse riusciendoci realmente.
Mentre loro facevano questo, altri preparavano il mondo in cui viviamo oggi e lo facevano in modo sottile e con un accanimento costante che alla lunga, come poi è stato, avrebbe portato i suoi frutti. I primi hanno lasciato trionfare i secondi. In parte perché si sono “semplicemente” venduti a questi ultimi, in parte perché non si sono accorti di partecipare ad un gioco in cui le carte in tavola le distribuivano gli altri, che avevano per giunta l’asso nella manica. Quando se ne sono accorti, e solo alcuni lo hanno fatto, era troppo tardi. E allora che fare? Eh, beh, le soluzioni sono tre: o ci si convince che l’unica cosa sensata per sé e per i propri figli, come dicevo prima, è quella di cercare di “galleggiare” in questo mare di letame, almeno in parte allineandosi all’onda generale; oppure facendo finta di niente ci si godono semplicemente gli anni che rimangono davanti, con la paura di vedere svanire il frutto del proprio lavoro (quando lo si è effettivamente fatto); oppure si ignora realmente il problema, convinti che ciò che viene raccontato dai mezzi d’informazione sia vero e che questo sia il migliore dei mondi possibili. Figuriamoci gli altri, verrebbe da dire!
In buona sostanza l’ignavia di costoro, che scelgono o la via più facile, o semplicemente scelgono di non scegliere, è secondo me l’autostrada che è stata aperta a chi ha portato il mondo a ciò che è oggi. Questi ultimi sono incontrastati ed agiscono a tutti i livelli per permeare la società dei loro valori. Questo la generazione di mio padre ce lo avrà per sempre sulla coscienza e, personalmente, per quel che vale, non glielo perdonerò mai.
L’ignavia è il maggior peccato della nostra società e chi altri se non padre Dante ha saputo magistralmente descrivere costoro?
Inferno, Canto III 
« E io ch’avea d’error la testa cinta,
dissi: “Maestro, che è quel ch’i’ odo?
e che gent’è che par nel duol sì vinta?”.
Ed elli a me: “Questo misero modo
tengon l’anime triste di coloro
che visser sanza infamia e sanza lodo.
Mischiate sono a quel cattivo coro
delli angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé foro.
Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli”.
E io: “Maestro, che è tanto greve
a lor che lamentar li fa sì forte?”.
Rispuose: “Dicerolti molto breve.
Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che ‘nvidïosi son d’ogne altra sorte.
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa”. »
Gustave Dorè – Ignavi

L’autunno del nostro futuro

L’autunno del nostro futuro

“Con il termine “analfabetismo funzionale” si designa l’incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. Un analfabeta è anche una persona che sa scrivere il suo nome e che magari aggiorna il suo status su Facebook, ma che non è capace “di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”.
Un analfabeta funzionale non capisce i termini di una polizza assicurativa, non comprende il senso di un articolo pubblicato su un quotidiano, non è capace di riassumere e di appassionarsi ad un testo scritto, non è in grado di interpretare un grafico. Non è capace di leggere e comprendere la società complessa in cui vive. Un analfabeta funzionale, pertanto, traduce il mondo paragonandolo esclusivamente alle sue esperienze dirette. La crisi economica? Soltanto la diminuzione del suo potere d’acquisto. La guerra in Ucraina? E’ un problema solo se aumenta il prezzo del gas. Il taglio delle tasse? E’ giusto anche se corrisponde ad un taglio dei servizi pubblici.
Uno status che può avere risvolti negativi sia sul singolo individuo che sulla collettività. Coloro che sono analfabeti funzionali, infatti, possono essere soggetti a intimidazione sociale, a rischi per la salute, a varie forme di stress, a bassi guadagni ed altre insidie associate alla loro inabilità.”
Ho iniziato questo post con una lunga citazione perché trovo necessario far chiarezza sull’oggetto di quanto andrò a scrivere. Mi è capitato infatti di esperire concretamente il risultato di una politica educativa sociale, sempre più diffusa in Italia: quella di favorire la crescita d’individui che siano facilmente manipolabili, a tutti i livelli.
In particolare, parlando con la figlia ventunenne di amici, che “lavora” presso un centro di estetica 8 ore al giorno per un totale di 24 giorni al mese, era venuto fuori che la paga ricevuta dalla ragazza era di 500 euro mensili “regolari”, e 140 euro “in nero” per due domeniche al mese di 10 ore lavorative ciascuna. La cosa di per sé sarebbe bastata a rimanere esterrefatti dalla situazione, se non fosse stato per il fatto che parlando con la ragazza mi sono accorto che non si rendeva conto di quanto venisse realmente pagata per ogni ora. Pensava che le dessero 6€ anziché i 2,80 circa che realmente percepisce. Questo per non parlare del fatto che credeva che le statuine dei troll (gli umanoidi che vivrebbero nei boschi, secondo la mitologia scandinava) potessero realmente influenzare il destino degli individui, così come i genitori del ragazzo le avevano raccontato il giorno prima. Poco dopo a lei si è aggiunta la cugina, sua coetanea, che si è detta convinta che i tarocchi possano realmente determinare il futuro degli individui.
Da questo fatto è nata una piccola discussione con i genitori della prima ragazza che, ovviamente, ne prendevano le difese, volendomi convincere che avevo avuto una falsa impressione della figlia (che conosco fin da piccola), perché “su altre cose ragiona in modo del tutto normale, anzi con una maturità notevole per una ragazza della sua età”. La madre, che sa che ho sempre criticato la loro scelta di assecondare la figlia, quando era più piccola, nel non voler continuare a studiare, perché non le piaceva e “tanto avrebbe fatto come le pareva ugualmente, pertanto non valeva la pena imporglielo”, come se la volontà di una tredicenne fosse da mettere sullo stesso piano di un genitore quarantenne, mi ha assalito. “Tu parli così perchè non hai figli”, mi sono sentito dire da entrambi i genitori, che si sono sentiti colpiti in prima persona, per averne io implicitamente criticato i metodi educativi adottati con la figlia. In realtà non hanno minimamente capito che la critica, al di là degli aspetti oggettivi che considero sbagliati, era più che altro dovuta alla desolante constatazione del fatto che la figlia fosse un tipico esempio di ciò che sta accadendo nella società italiana. Secondo gli ultimi dati internazionali consultabili, l’Italia avrebbe addirittura un 47% di analfabeti funzionali. I genitori, invece, avevano preso la cosa come un attacco personale, tacciando la figlia d’ignoranza. Appunto non comprendendo che il problema è molto più grave, perché coinvolge la capacità d’analisi e ragionamento della ragazza e non il mero nozionismo. “Quando non ci doveste essere, per qualsiasi motivo, più voi a farle capire che la stanno raggirando, come potrebbe cavarsela?” ho chiesto loro. La risposta è stata il “contrattacco”, senza comprendere la gravità della cosa in sé. Non hanno compreso che la mia preoccupazione fosse per la situazione generale: un popolo di schiavi perché non in grado di comprendere cosa gli impongono e propongono. Ecco cosa ci attende: l’autunno del nostro futuro.
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