Putin, la guerra e la pandemia

Un breve chiarimento sulla situazione della guerra e della pantomima della “pandemia”. Entrambe sono una faccia della stessa medaglia. Fanno infatti parte di un piano prestabilito e ben pianificato (come ho più volte scritto), partito diversi anni fa. Sono l’espressione di un accordo per un passaggio alla cosiddetta epoca digitale (con relativo controllo totale dell’umanità) la prima, e per la distruzione economica e sociale dell’Europa la seconda. Il vecchio continente, infatti, non è più nei pensieri degli americani, che lo avevano “addomesticato” dopo il secondo conflitto mondiale, prendendo il posto dei britannici. Il loro interesse oramai è l’Asia e il conflitto con il nuovo gigante, la Cina, pertanto considerano il nostro continente “sacrificabile” e, quindi, “spolpabile” (è per questo che per la seconda volta dalla fine della Seconda guerra mondiale -la prima è stata nella ex Jugoslavia- la guerra ri-inizia a farsi sentire nel nostro continente).

Finché al potere c’era l’amministrazione Trump l’accordo per arrivare a questo fine con la Russia di Putin aveva, molto probabilmente, altre tempistiche ed altre modalità. Con la fraudolenta presa del potere da parte dei “falchi” americani (che hanno messo il fantoccio Biden al comando) le cose sono cambiate. Già i laboratori sparsi in Ucraina avevano ricevuto direttive di un’accelerazione nelle sperimentazioni di gain of function (guadagno di funzione), ossia la tecnica che consiste nel produrre su un patogeno delle modificazioni genetiche (mutazioni attivanti), in grado di attivare sul patogeno stesso una nuova funzione o il potenziamento di una funzione preesistente. È infatti molto probabile che il famoso virus Sars Cov 2, causa della malattia Covid, in Europa non ci sia arrivato “con l’aereo” dall’Asia (dove i pipistrelli viaggiano, notoriamente, alla velocità della luce riuscendo così ad infettare in contemporanea due zone differenti della Cina distanti tra di loro più di 900 chilometri). Molto più comodo crearlo direttamente anche nel vecchio continente, poi di lì alla sua diffusione il passo è breve. Ovviamente nelle altre parti del mondo il sistema è stato lo stesso, poi la gente contagiata viaggia ed il gioco è fatto. A tal proposito noto è il fatto che Anthony Stephen Fauci, consigliere sanitario per la Casa Bianca, fosse non particolarmente simpatico allo stesso Trump, ed altrettanto noto è oramai il suo coinvolgimento negli esperimenti di cui sopra. Molto probabilmente l’ex Presidente statunitense fu messo davanti ad un fatto compiuto con lo scoppio della “pandemia”, tant’è che ci fu il teatrino del suo ricovero durato solo tre giorni a seguito dall’essersi infettato con il virus. Se fosse vero o meno la mossa era di tipo politico (in vista delle nuove elezioni) per far vedere agli americani che, con le cure giuste, si poteva superare “facilmente” la malattia. Però il calcolo fu sbagliato e come è andata a finire lo sappiamo tutti.

Tuttavia quello che poi potrebbe essere accaduto è che l’amministrazione Biden, o meglio chi la comanda veramente, potrebbe aver avuto la tentazione di sferrare un colpo mortale alla Russia. Putin, tempo fa, aveva pubblicamente chiesto conto (tramite il suo portavoce Dmitry Peskov) del fatto che qualcuno (gli USA) stesse prelevando il DNA dei russi per ragioni ignote. Dunque, a mio parere, un’ipotesi non troppo peregrina potrebbe essere che, oltre a regolare i conti riguardo al conflitto colpevolmente sottaciuto per anni da parte dell’Occidente nel Donbass, abbia voluto anche mettere (è il caso di dirlo) una pietra tombale proprio su quei laboratori dove, su stessa ammissione degli americani, si stavano conducendo esperimenti in campo virologico “poco chiari”.

Ad una precisa domanda del senatore statunitense Marco Rubio circa il fatto che l’Ucraina potesse avere armi biologiche, il sottosegretario di Stato americano per gli affari politici Victoria Nuland così ha risposto: “L’Ucraina ha strutture di ricerca biologica, sulle quali in realtà, siamo ora abbastanza preoccupati che le truppe russe, le forze russe possano cercare di ottenere il controllo, quindi stiamo lavorando con gli ucraini su come possano impedire che uno qualsiasi di quei materiali di ricerca cada nelle mani delle forze russe se si avvicinano”.

A fare le spese di questo “regolamento dei conti” ci sono gli ucraini e noi tutti europei. I primi stanno vedendo direttamente le conseguenze dei bombardamenti e delle uccisioni (fatti da entrambe le parti sulla popolazione  inerme, di proposito o indirettamente), noi ce ne accorgeremo presto, soprattutto da un punto di vista economico, prima, e da quello sociale, poi e per conseguenza.